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Ho conosciuto Edi Rama, l’attuale Primo Ministro dell’Albania, nel 1998, in occasione della mostra Mediterranea organizzata a Tirana da Gaetano Grillo. Fu un’esperienza breve ma intensa, in un paese e una città che conoscevo solo dalle leggende che erano circolate su Enver Hoxha, l’implacabile tiranno comunista che tenne sotto scacco l’Albania per quasi 50 anni, rendendola il paese più blindato e misterioso e povero d’Europa. Solo a pochi chilometri dall’Italia, l’Albania per tanti anni, dal punto di vista politico, economico e culturale, fu una sorta di buco nero per tutti noi. E io ne ero molto incuriosito, tanto che negli anni ’80 chiesi a due artisti che erano riusciti ad ottenere il permesso di entrare nella cortina di ferro albanese, informazioni sulla situazione artistica locale. I due giovani coraggiosi al ritorno mi mostrarono qualche foto sfocata e poco altro. Poi, una volta frequentata l’Albania, anzi Tirana, ho capito che molti artisti (i migliori?) durante il regime di Hoxha operavano quasi in clandestinità, per cui era difficile entrare in contatto con loro. Insomma l’Albania restava per me una curiosità intellettuale inappagata. Il giardino del vicino sempre più verde.

Edi Rama espone da Yvon Lambert.
Ma poi anche da Artiaco e Marian Goodman a New York, Parigi e Londra
Edi Rama nel 1998, quando lo incontrai, era Ministro della Cultura dell’Albania. Ma è interessante sapere come e perché fu nominato ministro. Ad un funerale. Di suo padre.
Due anni prima lui viveva felicemente a Parigi con i problemi e l’entusiasmo di ogni giovane artista che voleva affermarsi. Così mi ha raccontato lui stesso. Pieno di entusiasmo, determinazione e qualità in abbondanza, era arrivato già ad esporre in una collettiva da Yvon Lambert, notoriamente molto selettivo e snob, con la prospettiva a breve di una mostra personale.
Ma nel 1997 (mi pare) tornò a Tirana in occasione dei funerali di suo padre. Noto socialista e avversario del regime comunista. E di Sali Berisha, lo storico leader conservatore. Al solenne funerale partecipò anche Fatos Nano, allora primo Ministro socialista del paese. E durante la cerimonia Nano si avvicinò a Edi Rama per le condoglianze ma colse anche l’occasione per chiedergli se voleva essere ministro della cultura, visto che era pittore e viveva a Parigi, dunque con una visione ed esperienza internazionali della cultura. E poi era di fede socialista. Edi dapprima fu titubante, era combattuto fra la bellissima Parigi e la devastata Tirana, ma poi, amante di nuove avventure, accettò, gettandosi nell’abisso della politica. Ma apprese velocemente come destreggiarsi nel nuovo scenario. D’altronde l’artista in genere ha un allenamento storico alla sopravvivenza. Già come ministro era ambizioso, infatti l’anno successivo, quando lo incontrai nuovamente perché mi aveva chiesto di organizzare a Tirana una grande mostra a costo zero (lui avrebbe offerto solo l’ospitalità a me e a qualche curatore, non a tutti), era già sindaco di Tirana, che significava essere più importante del Primo Ministro, perché in Albania oltre Tirana non esiste altro. Bellissimi paesaggi e cittadine meravigliose ma quasi tutte molto primitive (almeno in quegli anni).
Così nel 2001 organizzai a costo zero (tutto a mie spese ma con numerosi piccoli sponsor che furono determinanti: ricordo in particolare la Fondazione Deste di Atene e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino che intervennero) la Biennale di Tirana. Dove invitai numerosi curatori (critici, galleristi, artisti), tra i protagonisti della scena internazionale, i quali a loro volta invitarono gli artisti più trendy del momento. La Biennale di Tirana fu riconosciuta dagli addetti ai lavori come una mostra di riferimento. Infatti dopo quella Biennale, sul suo modello, nacquero circa 100 Biennali in tutto il mondo. In una risposta qui di seguito, accenno alla presenza di Harald Szeemann come visitatore della Biennale che entusiasta si complimentò con me e con Edi Rama, in una cena a tre. Edi Rama ne fu testimone orgoglioso. Una sua citazione dal catalogo: “Questa rassegna mi fa ritornare con la memoria ai meravigliosi anni che ho trascorso a Parigi alla Cité des Arts”.
Perché parlo di Edi Rama? Qualche giorno fa mi è capitata sotto gli occhi una petizione di artisti, giornalisti e intellettuali vari (non recentissima ma credo attuale) con cui accusano Edi Rama delle peggiori mostruosità, descrivendolo come un tiranno. L’uomo che ha salvato l’Albania dalla bancarotta e dalla scomparsa dalle carte geografiche pare che abbia soppresso la libertà di stampa e minacciato tutti i suoi avversari. Così inizia la petizione: Il governo di Edi Rama ha sistematicamente osteggiato la libertà di parola e di espressione. I giornalisti vengono sistematicamente attaccati – sia verbalmente che fisicamente, minacciati e ricattati, licenziati per aver denunciato casi di corruzione e criminalità organizzata, o semplicemente per aver criticato il governo Rama”. Non so se queste accuse siano vere o semplicemente esagerate. Io so soltanto che l’Albania sotto Edi Rama è risorta, svolge un ruolo attivo in Europa e soprattutto nei Balcani, ha la disoccupazione più bassa tra tutti i paesi balcanici e le prospettive di far diventare Tirana una delle città più belle e invidiate d’Europa. Edi Rama sarà forse amico e frequentatore di alcuni personaggi discutibili, avrà usato (a volte abusato) la sua autorità per ottenere certi risultati, ma per cambiare il volto di Tirana e di parte dell’Albania si è affidato allo Studio Stefano Boeri, e non all’architetto locale incontrato al bar. Una scelta culturale ben precisa ed emulata in altri paesi del mondo. La nuova Tirana voluta da Edi Rama è una delle città più interessanti e vivibili d’Europa, grazie alla collaborazione con Stefano Boeri, mago della resurrezione delle città in declino o morte. Facciamogli riprogettare l’Italia. Tutta l’Italia.

Non può esistere una politica onesta
Edi Rama corrotto e tiranno? Cerchiamo di aprire gli occhi ed essere pragmatici. Non esiste, in nessuna parte del mondo, una politica etica e totalmente onesta. Forse non è mai esistita perché non può esistere. Ma debbono esistere i risultati. Pensiamo ai nostri scandali, agli sprechi delittuosi della nostra classe politica, alle collusioni criminali delle nostre amministrazioni con, purtroppo, scarsi risultati progettuali. Io ritengo che sia più importante realizzare al meglio i grandi e piccoli progetti e magari chiudere un occhio sull’onestà dei politici. Anche io vorrei i politici e amministratori tutti onestissimi e dediti al bene dello Stato e della popolazione, ma dobbiamo ammettere, viste le esperienze sino ad ora, che ciò è impossibile. Forse non umanamente possibile.
L’ho già ripetuto altre volte. Negli anni ’80 ho assistito a New York ad un convegno di filosofi sul tema The New corruption. Ebbene, al termine del convegno tutti convennero che con la corruzione bisogna convivere, perché grazie ad essa, il mondo è progredito. Più della corruzione sono importanti i risultati.
Alcuni anni fa, a Parigi, un politico e collezionista, amico di Chirac, mi diceva: «Per qualsiasi uomo è difficile gestire un miliardo senza che qualcosa non resti attaccato alle tue mani».
Ho frequentato più volte Edi Rama. L’ho sentito mentre pronunciava alcuni discorsi istituzionali. Ebbene, vi dico che non esiste in Europa (né tantomeno altrove) un leader con la sua cultura e capacità di governo. Io, se avessi poteri, lo nominerei presidente dell’Unione Europea. Le sue capacità di intuire i bisogni della gente e dei popoli, e indicare le soluzioni, sono veramente uniche. Certo, per raggiungere certi risultati occorre avere ed esercitare una autorità che oggi, nelle nostre democrazie, non è concepibile. Edi Rama a Tirana, per far posto al progetto rivoluzionario di Boeri, ha abbattuto, mi pare, un teatro e la Galleria Nazionale, due modeste costruzioni architettoniche fasciste che non erano certo il Colosseo ma per cui gli intellettuali acqua e sapone hanno gridato allo scandalo. Anche questo ha contribuito a definirlo tiranno.

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