Daniela Ambrosio: Iniziamo dalla tua infanzia. Qual è il tuo primo ricordo?
Natalia LL: I ricordi delle sensazioni della mia prima infanzia mi affascinano molto. Invecchiando faccio esperienza di immagini e sensazioni che provengono dal passato e mi appaiono quasi come una fiaba. Sono nata e ho trascorso la mia infanzia nel vecchio castello di Żywiec che era appartenuto alla famiglia degli Asburgo. Questo monumentale e armonioso edificio è ancora presente nella mia memoria come una sognante ossessione. Il vecchio castello era ed è ancora oggi situato in un parco particolarmente pittoresco pieno di varie specie di alberi, arbusti, fiori ed erba. Vedo ancora i narcisi bianchi tra l’erba verde illuminati dal sole estivo. Il colore dell’erba è eccezionale, i suoi fili spuntano dalla nera terra ed è così illuminato dal sole che splende con il suo verde, impossibile da imitare, anche dal miglior dipinto al mondo.
DA: Quando hai deciso che volevi diventare un’artista?
NLL: Mi sembra di aver sempre desiderato di essere un’artista. Tutta la mia vita conferma questa convinzione.
DA: E cosa mi dici del tuo paese, la Polonia? Come era viverci durante gli anni Sessanta e Settanta, soprattutto per un’artista donna?
NLL: Gli anni Sessanta in Polonia sono stati gli anni del Socialismo Reale, che hanno portato al nostro isolamento dal mondo dell’arte globale. Ci sono state artiste donne, ma la loro attività passava inosservata.

DA: Tu però sei considerata una delle pioniere dell’arte femminista in Europa. Come sei entrata in contatto con il femminismo? Eri in contatto con altre artiste donne?
NLL: I miei contatti con l’arte femminista cominciarono quando fui invitata alla mostra “Frauen Kunst Neue Tendenze” alla Krinzinger Gallery di Innsbruck nel 1975. Tra le altre artiste donne c’erano: Carolee Schneemann, Valie Export, Marina Abramović, Verita Monselles, Gina Pane, Annette Messager, Nancy Kitchell, Charlotte Moorman, Rebecca Horn, Nicole Gravier, Yvonne Rainer, Ulrike Rosenbach, Katharina Sieverding. Ci furono anche altri importanti incontri e mostre come “Frauen Machen Kunst” a Bonn (1976), e in Italia era molto attiva la critica Romana Loda con “MAGMA” (la prima mostra internazionale di donne artiste tenutasi in Italia, NdR). Negli anni Settanta ho incontrato alcune critiche d’arte che supportavano il femminismo, come per esempio Margarethe Jochimsen, Gislinde Nabakowski e Lucy R. Lippard. Le mostre che ho citato rappresentarono le opportunità per presentare il mio lavoro, incontrare altre artiste donne, discutere di programmi femministi e prendere maggiore consapevolezza del mio lavoro. Tutto questo però era agli antipodi degli stereotipi che esistevano all’interno del mondo dell’arte.
DA: Il corpo, la sessualità e l’identità sono al centro del tuo lavoro. Cosa significa per te il corpo?
NLL: Per me il corpo è l’essenza di ogni cosa. Il corpo abbraccia la mia identità, la sensualità, la sessualità. È la proiezione della mia idea di arte.
DA: Infatti nell’opera Sex Ist Natalia (1974), una grande installazione composta da fotografie che ritraggono un uomo e una donna che fanno sesso, affermi di essere il sesso. Quale fu la reazione del pubblico?
NLL: Entusiastica. L’arte era lo strumento con cui si svelavano le sfere proibite dell’erotismo e della sessualità.
DA: All’inizio degli anni Settanta, hai dato vita a una serie di video e di foto dal titolo “Consumer Art”. Il primo lavoro di Natalia LL che ho visto è stato infatti quello in cui una ragazza (tu) mangiava in maniera lasciva una banana: è un’immagine forte, provocante, esplicitamente erotica. Puoi dirmi di più su questa serie?
NLL: La mia intenzione era di usare la pellicola o immagini fotografiche nello stesso modo in cui gli artisti concettuali usavano le parole. Ho notato che un’opera acquisisce una qualità differente quando è basata non su una, ma su molteplici immagini che si susseguono l’un l’altra in ordine di tempo o per caso. “Consumer Art” era un tentativo di usare una grammatica visiva. Foto e film che presentano una ragazza che mangia banane, salsicce o pudding non hanno un particolare significato da sole ma combinate insieme puntano a qualcosa di invisibile che è ancora possibile immaginare.
DA: Quale fu la reazione del pubblico di fronte ai tuoi lavori? Hai avuto problemi con la censura?
NLL: La censura era disgustata dalla mia arte. Riuscii a presentare i lavori di quella serie solo in una mostra che durò un giorno.
DA: E poi nel 1970, insieme con Zbigniew Dłubak, Andrzej Lachowicz e Antoni Dzieduszycki, fondasti la PERMAFO Gallery a Wrocław. Come nacque l’idea di questo spazio?
NLL: PERMAFO Gallery nacque per essere il luogo in cui presentare Arte Concettuale, d’Avanguardia e New Media. Era proprio quella l’arte che non veniva accettata in altre gallerie. PERMAFO Gallery era inoltre un luogo di confronto, in cui avvenivano scambi di opinioni tra artisti e addetti ai lavori.
DA: Ho promesso a me stessa che non avrei parlato di politica. Ma ora vorrei chiederti come hai vissuto la tua vita di artista donna durante l’era comunista e post-comunista.
NLL: Ho cercato di dedicarmi soprattutto all’arte perché vedevo la politica come un qualcosa di opprimente. Certo, vivere nel Comunismo non è stato facile, ma la situazione oggi non è molto migliorata.

DA: Anche qui in Italia, molti anni dopo e senza neanche un regime comunista alle spalle, la posizione della donna non è tra le più felici. Pensa che Berlusconi, prima di buttarsi in politica, ha creato un modello televisivo — ancora in voga — con donne che sculettano mezze nude. La mia generazione è cresciuta così e mi sono sempre chiesta come saremmo usciti da questo gap culturale. Lo viviamo ancora, quindi è inutile parlare al passato. Tu cosa ne pensi?
NLL: Ho sentito parlare del signor Berlusconi e delle cose che fa. Tra le peggiori c’è sicuramente l’offendere l’autorità e la dignità delle donne.
DA: Ti va di parlare di pornografia? Pornografia e femminismo sono agli antipodi, o mi sbaglio?
NLL: La pornografia è un fenomeno misterioso. Tutti i suoi aspetti prima o poi saranno esplorati dal femminismo e dall’arte.
DA: Pensi che l’arte sia ancora maschile? O le cose sono cambiate?
NLL: Il mondo dell’arte è ancora maschile. Ma ho grandi speranze per il futuro.