Nel 2014 ho condotto insieme a Nucleo, uno dei più interessanti nomi del panorama di arte-design internazionale, un esperimento abbastanza unico.
Insieme ad alcuni studenti di Domus Academy, e a un gruppo itinerante di amici appassionati e curiosi, abbiamo fatto un tour di forza e coraggio critico e psicologico, che ha toccato diverse città europee, nel quale Nucleo e Piergiorgio Robino si sono confrontati con alcuni curatori, designer, architetti, intellettuali, attivisti a cavallo tra più discipline. Da Alice Rawsthorn ad Andrea Bellini, da Eva Fabbris a Davide Giannella, da Matthew Claudel dell’M.I.T. di Boston a Marco Rainò, Caroline Corbetta e altri. Ognuno si è confrontato con gli oggetti di Nucleo — enigmatici, potenti, stratificati, ma anche muti, senza codici concettuali apparenti — in modo sorpreso e improvvisato. In senso letterale: non sapevano cosa si sarebbero trovati davanti.
Non accade di frequente che un artista si metta in crisi in modo pubblico, sistematico, capillare, facendo addirittura di questi incontri la fucina di idee e storie che andranno a comporre il primo catalogo antologico in più di dieci anni di lavoro comune.
Il collettivo torinese, così facendo, ha messo in campo — per gli studenti ma anche per un gruppo nutrito di followers e giornalisti attenti, tra cui Valentina Ciuffi e Anita Silva, che hanno seguito e impostato il lavoro didattico e interpretativo a partire da ciascuno incontro — alcuni temi fondamentali di una ricerca ossessiva, come la paziente confidenza con i materiali naturali e artificiali, e il desiderio costante di generare forme attraverso gli elementi della materia planetaria, carbonio, resine, ferro, e tutto ciò che ha contrassegnato l’evoluzione del sapiens sapiens sulla terra.
Alcune opere di Nucleo sono gioielli pensanti e panorami tossici intensificati dalle strutture tipiche dell’uso quotidiano — sgabelli, sedie, tavoli. Altri sono veri e propri mondi involontari, opere perfette per qualsiasi mente desiderosa di avventurarsi in un tracciato di interpretazione pura, di attribuzione di significato, di curatela primaria: non sono idee congelate, e nemmeno esplose nell’aria. Non hanno idee, ma sono pronte per accoglierne. Con Piergiorgio e i suoi a volte inflessibili ospiti, illuminati dalle rifrazioni delle sue statue funzionali, si è parlato di cosa divide l’arte dal design; e meno banalmente, di come si sogna una parabola espressiva in pieno corso; di come si restituisce e agisce il valore nel mercato dell’arte. Si è parlato di soldi. Si è parlato di metodo. Si è parlato di ciò che entra nella testa di un collezionista, come nell’estratto che pubblichiamo qui, breve frammento di una delle conversazioni, avvenuta a Milano alla sede di Domus Academy, durante la quale Italo Rota — architetto, collezionista, intellettuale fra i più irregolari in Europa — sfida la poetica di Nucleo in modo intelligente e appassionato.
Gianluigi Ricuperati
Italo Rota: Il prezzo è una delle cose più importanti quando si tratta di collezione. $ 1,000,000.00 non è un grande prezzo da pagare per qualcosa che vuol dire “Arte! Tutto dipende da quello che ognuno di noi considera “Arte”, che può variare da persona a persona. L’arte può diventare storia e avere un pezzo di storia nella propria collezione è qualcosa che può essere descritto come inestimabile. Il problema è che hai costruito una bellissima sedia e ora è necessario trovare un acquirente per non essere un fallimento. Il fatto è che una volta che la sedia è finita, bisogna trovare il piacere nel processo di altro, altrimenti non ne è valsa la pena il tempo e energia l’impiegati. Senza piacere, i disegni sono degli insuccessi.
Piergiorgio Robino: Con il progetto in resina ho trovato il piacere nel lavorare i materiali. È stata una grande esperienza di apprendimento lavorare la resina e cercare di capire in che modo farlo per ottenere il risultato finale. È stato faticato a causa del calore e della fragilità della resina. Una volta che abbiamo imparato a risolvere questi problemi siamo stati in grado di produrre delle belle cose.
IR: Nel corso della storia e attraverso diversi periodi storici ci sono sempre stati i beni di lusso. Sia che si tratti di Re, di capi religiosi, o semplicemente della classe benestante, tutti apprezzano circondarsi di cose che hanno valori elevati nella società.
PR: Dopo il successo della prima mostra in galleria ho viaggiato molto, pubblicizzando il mio lavoro in diverse gallerie, al fine di rimanere nel mondo dell’arte. Ho potuto mostrare nove diverse collezioni in varie gallerie d’Europa. Alla fine, niente di venduto quindi non è stato un grande successo economico, ma il mio nome è diventato più conosciuto nel campo dell’arte, da questo punto di vista è un successo enorme. Un anno dopo, nel 2010, ho iniziato a vendere molte più opere.
IR: Le Opere d’arte astratta possono avere valori estremi. Nel mondo di oggi l’arte astratta può essere percepita come molto preziosa o fondamentalmente inutile. Si tratta di una sottocategoria o una categoria a parte del mondo dell’arte.
PR: La così detta “conoscenza” è molto preziosa. Capire il mercato e dove i vostri pezzi vanno a inserirsi. In quali contesti ti immetti. Se non capisci o se non educhi te stesso, finisci con l’essere impreparato. Questo può essere un enorme scoglio per i nuovi designer e artisti.
IR: Nei prossimi anni, culture di fascia alta e di fascia bassa avranno un periodo di sovrapposizione, ciò renderà i mercati ancora più complessi. Questo si tradurrà in un segmento più unico che potrà essere perseguito direttamente o indirettamente dagli artisti.
PR: Non concentro il mio lavoro sul mercato di fascia alta, solo per mantenere i miei progetti e collezioni a un valore più elevato. Non è questo il mio obiettivo. Faccio il mio lavoro e lo amo. Ricerco, indago e sperimento. Questo mi permette di fare quello che amo e penso che questo sia il motivo per cui alcuni dei miei lavori hanno un valore elevato. Inoltre a volte i mercati minori hanno una grande influenza e si traducono in mercati di fascia alta. Ciò accade più spesso di quanto si pensi.