Utilizzare il colore attraverso una controllata fisicità, un gesto, tecniche e strumenti sperimentali e una selezione cromatica ispirata dai dettagli che l’occhio quotidianamente incontra, oggi non è una mansione facile. I rimandi estetici nell’opera di Ian Davenport sono tanti e importanti, da quell’espressionismo americano che lasciava all’istinto tutta la parte estetica, al rigore più analitico delle linee degli anni Settanta. Ma sono rimandi molto diversi rispetto all’impatto della vernice nelle opere dove Davenport incrocia varie tonalità in grandi, medie e piccole cascate controllate alla matrice – la parte alta della tela da cui l’artista fa scivolare sinuosamente la pittura – e che si mescolano alla base. I pannelli e le tele dell’artista inglese risultano quasi tridimensionali, e il soggetto è la pittura stessa, che diventa scultorea. La galleria Tega presenta una selezione di lavori dal 2005 al 2015. In mostra le Poured Lines (2005–08), le calibrate Staggered Lines (2010–11), e gli ultimi Puddle Paintings: tributi ad artisti storici, come Carpaccio o Van Gogh, da cui Davenport estrapola la scala cromatica, ben impressa nella mente e riportata sui pannelli, chiamati D’après (2013–15). Davenport “dipinge la pittura” – scrive Pia Capelli nel catalogo della mostra – e le vernici, i riflessi, le mescolanze, le sgocciolature, le deviazioni e le fughe di questi colori rappresentano una forza impattante viva e rigorosa. Oltre ai pannelli, tra cui tre di grandi dimensioni, nello spazio di via Senato 20 sono presenti anche quattro raffinate carte: lavori più cerebrali e contenuti. Anche i piccoli spot rappresentati da insiemi della stessa scala cromatica, come “Puddle Painting: Yellows”, che passa dal giallo all’arancione, rappresentano un contrappunto a questa energia divampante. L’ex Young British Artist che nel 1991 fu nominato per il Turner Prize giovanissimo (il più giovane mai arrivato in finale), ha raggiunto un equilibrio strutturale immediato e riconoscibile attraverso colature tangibili alla vista e anche al tatto. Se solo si potessero toccare.
Rossella Farinotti