Uscito nel 1984, il video del singolo dei Queen “Radio Ga Ga” posiziona il medium radiofonico nell’ecologia semiotica del primo modernismo. I testi di Freddie Mercury, completi di riferimenti a The War of the Worlds (1897) di H.G. Wells e alle “old time stars”, per non parlare dell’immaginario visivo preso in prestito da Metropolis di Fritz Lang (1927), creano un’evidente aura di nostalgia attorno alla posizione culturale della radio. Nonostante la certezza di Freddie che “l’ora più bella” della radio dovesse ancora arrivare, per i fan del pop anni ’80 – sempre più a contatto con musica e informazioni grazie alla televisione e esposti all’apparentemente inevitabile logica di MTV – la radio stava già diventando uno strumento del passato. Eppure, durante la sua obsolescenza, è accaduto qualcosa di divertente. Non solo la radio è sopravvissuta agli anni ’80, ma, in un’epoca di podcast e di sproloqui alla Alex Jones e simili, è probabilmente diventata un medium più adattato all’era digitale rispetto che ai programmi televisivi (certamente più di MTV). Ecco che allora l’idea di un programma radiofonico che accompagni il progetto decisamente avanguardistico di documenta 14 potrebbe non essere altrettanto incoerente come sarebbe apparso nel 1984.
Sotto la guida curatoriale di Bonaventure Soh Bejeng Ndikung, documenta 14 presenta un’ambiziosa serie di lavori radiofonici, intitolata “Every Time a Ear di Soun”, che accompagnano le mostre ad Atene e a Kassel. Il progetto prevede la partecipazione di trenta artisti, ed espande la partnership di documenta tra la Grecia e la Germania alle stazioni radiofoniche in Camerun, Libano, Colombia, Francia, Indonesia e Stati Uniti, dando vita a un mix di materiale, nuovo e d’archivio, scavato dalle stazioni dei partecipanti. Ahmed Ogut, Nástio Mosquito e Olaf Nicolai hanno contribuito con nuovi lavori, mentre Aslı Çavuşoğlu ha messo a confronto la radio come contenitore di notizie con dei chiaroveggenti di turchi, sottolineando la relazione tra medium e informazione.
Natasha Sadr-Haghighian in collaborazione con il compositore Nicolas Bussman ha lavorato a un progetto in cui le news televisive sono cantate confondendo le due linee guida della radio – informazione e divertimento. Ndikung ha parlato dell’importanza di fronteggiare la fisicità e la materialità del suono stesso, nonché l’esistenza della musica come modalità di informazione indipendente da qualsiasi fattore testuale d’accompagnamento. A tal fine parteciperà al progetto anche il musicista Satch Hoyt, con un intervento impostato sull’Africa e sulla sua ampia cultura sonora. Questa geografia culturale e fisica è, senza dubbio, il punto cruciale di una documenta dispersa geograficamente. Resta ancora da vedere se Every Time a Ear di Soun costituirà o meno “l’ora più bella” della radio, ma la ricerca da parte dei curatori di documenta di un’valore capace di persistere nel XXI secolo rende molto più plausibile la melliflua profezia di Freddie Mercury.