Il tema del confronto tra artisti contemporanei e grandi maestri del passato può essere piuttosto affascinante, soprattutto quando la scelta dei protagonisti non si ferma solo alla pura concezione formale, ma riesce invece ad avviare un vero e proprio dialogo tra le parti.
Questo è sicuramente il caso di “Raffaello e l’eco del mito” la mostra realizzata dalla Fondazione Accademia Carrara in collaborazione con la GAMeC, che presenta una serie di opere realizzate da personalità che si sono confrontate, anche in modi e tempi molto distanti tra loro, con l’artista urbinate. Il progetto ruota attorno al San Sebastiano, capolavoro giovanile che fa parte delle collezioni dell’Accademia Carrara, e si articola in fasi ben precise.
Durante il percorso della mostra si analizzano sia il contesto della formazione di Raffaello e le personalità che lo hanno ispirato, che anche le opere dei personaggi sui quali lui avrà grande influenza, soprattutto durante il periodo ottocentesco.
Di particolare interesse è la sezione del periodo contemporaneo, curata da Giacinto Di Pietrantonio: dalle avanguardie in poi, infatti, il confronto con l’artista di Urbino si allontana dal piano del mito, che tanta importanza aveva avuto nei secoli scorsi, per spostarsi verso ricerche diverse, come il ritorno all’estetica del bello e il paragone costruttivo.
Colpisce molto l’analisi del tema dell’autoritratto, con cui si sono cimentati artisti come Luigi Ontani, Francesco Vezzoli e Salvo, qui presente con una fotografia scattata da Paolo Mussat Sartor nel 1970, immagine che darà il via alla serie dei d’apres .
Dialoga direttamente con lo spettatore (Non)senso della visita (2015), l’installazione di Giulio Paolini che occupa un’intera parete della sala. In uno dei fogli incorniciati che la compongono è chiaro un riferimento al “San Sebastiano”, mentre chi osserva è chiamato a costruire il senso dell’opera stessa.
In La costellazione del Leone di Carlo Maria Mariani è evidente il richiamo all’affresco Raffaellesco La Scuola di Atene, che parte proprio da lì per inscenare un’ipotetica scuola di Roma, ritraendo i protagonisti della scena dell’arte della Capitale dell’inizio degli anni Ottanta; troviamo quindi ritratti tra gli altri: Ontani, Merz, Bonito Oliva, Twombly, Pisani, oltre allo stesso Mariani.
Indaga l’universo delle posture di Raffaello il ritratto di Pietro Roccasalva, la cui figura protagonista, occupando quasi tutta la superficie disponibile, reclina di lato la testa, donando un atteggiamento di completa concentrazione che viene qui paragonata alla “Madonna Contestabile”, in cui il soggetto è completamente assorto, rapito nell’osservazione.
Si trova invece nell’utilizzo del colore il fil rouge con Ettore Spalletti, il cui rosa della tavola in mostra è paragonato al “non colore” che Raffaello usava per l’incarnato dei suoi soggetti.