“Agostino scrive che “amare non è altro che desiderare qualcosa per sé stessi”, e più avanti commenta che “l’amore è una specie di brama”. Ogni bramosia (appetitus) è legata a un oggetto ben preciso, e ci vuole tale oggetto per scatenare la bramosia stessa, fornendole così uno scopo. La brama è determinata dalla cosa che cerca, così come il movimento è determinato dalla meta verso cui si muove. Infatti, come scrive Agostino, l’amore è “una specie di moto, e ogni moto è verso qualcosa”. Ciò che determina il movimento del desiderio è sempre precedentemente dato. Il nostro desiderio mira a un mondo che conosciamo; non scopre nulla di nuovo. Ciò che conosciamo e desideriamo è un “bene” (bonum), altrimenti non lo cercheremmo per sé. Nella nostra ricerca d’amore, tutti i beni che desideriamo sono oggetti indipendenti, non legati ad altri oggetti. Ognuno di essi non rappresenta altro che la sua bontà isolata. Il tratto distintivo di questo bene che desideriamo è che non lo possediamo. Una volta che lo abbiamo, l’oggetto del nostro desiderio finisce, a meno che non siamo minacciati di perderlo. In tal caso il desiderio di avere (appetitus habendi) si trasforma in paura di perdere (metus amittendi). In quanto ricerca di un bene particolare piuttosto che di cose a caso, il desiderio è una combinazione di “mirare a” e “rimandare a”. Si riferisce all’individuo che conosce il bene e il male del mondo e cerca di vivere felicemente (beate vivere). È perché conosciamo la felicità che vogliamo essere felici e, poiché nulla è più certo del nostro voler essere felici (beatum esse velle), la nostra nozione di felicità ci guida nella determinazione dei rispettivi beni che diventano poi oggetto dei nostri desideri. Il desiderio, o amore, è la possibilità dell’essere umano di entrare in possesso del bene che lo renderà felice, cioè di entrare in possesso di ciò che è più suo”.
– Hannah Arendt, Il concetto d’amore in Sant’Agostino