Martina Simeti è lieta di presentare “A Man Not in the Mood for Salsa”, la seconda mostra di Curtis Talwst Santiago con la galleria. L’artista propone una nuova collezione di disegni e dipinti, completata da una serie di diorami e oggetti. Memoria, ascendenza e immaginazione diasporica si intrecciano in modo gioioso e giocoso. Al centro dell’opera di Santiago c’è l’idea di intrecci che plasmano la coscienza della condizione postcoloniale. Cantante e musicista, si riconnette con la musica come parte di un’identità trasmessa da una generazione all’altra.
Frammenti di ricordi d’infanzia, sensazioni di ieri che bramano di essere provate di nuovo, maschere in bianco e nero che passeggiano per le strade delle metropoli africane (Parktown alle 14:00, guidando con i finestrini abbassati), sale da ballo, club jazz (Afro-Sonic Mapping), demoni incoronati, figure tradizionali del carnevale (Jab Jab, Midnight Robber, Dame Lorraine esposti nel diorama Queens Park Fete) sono i temi ricorrenti in queste opere.
Alcuni rivelano violenza, passata e presente, intrinseca alla lotta della diaspora. Il diorama “Come sopravvivere in America” getta luce sull’orrendo complesso industriale carcerario. Un’auto in fiamme nel disegno “L’immolazione di Darren Seals”, anche un omaggio a Basquiat, ci ricorda la brutalità della violenza quotidiana vissuta e interiorizzata dalle persone nere nelle Americhe. Doppi, coppie senza genere, gemelli, angeli o diavoli permettono alle nostre emozioni di sgorgare.
Santiago attraversa l’Oceano Atlantico. Nella sala inferiore, bambole caraibiche e un gruppo di oggetti dell’Africa occidentale offrono un nido per il naso dell’artista fuso in vetro, un luogo dove cercare se stesso in uno specchio.
Nulla è tralasciato. E nessuno è escluso perché l’artista è coinvolto nell’umanità in ogni singola opera. Santiago plasma arene e idee sia minime che colossali. E ancora una volta, come in Olokun, rende visibile l’invisibile.