In una di quelle sere col cielo grigio, ennesimo preludio del cambiamento climatico che sarà, le rondini rantolano dalla disperazione nell’afa. In una stanza sospesa nel tempo si tiene un banchetto, Naked Lunch di Ambra Castagnetti. I fiori di plastica appesi alle pareti sono indistinguibili da quelli reali. Le pagine di enciclopedie stropicciate nello studio sono l’ennesimo riferimento alla disciplina imposta sulla realtà circostante. «We Can Be the Future» si legge in una cartolina all’entrata. Nel fumo si scorge un tavolo a metà tra un lettino medico e un banchetto da apparecchiare, sovrastato da un sontuoso Chandelier di Murano. In uno scenario apocalittico, delle serpi di ceramica si riappropriano della civiltà strisciando sul lampadario in stratificazioni materiche post-moderne e post-umane.
Un beat industriale in loop ci introduce a uno stato di trance collettiva. Un battito che cattura la presenza dei corpi in attesa, restituendo alle spettatrici un senso del proprio corpo e delle persone intorno a loro. «Are we in a Rick Owens scenery», qualcuno sussurra dal pubblico. Come in un tableau vivant ispirato dal Ritratto Arnolfini di Jan van Eyck, l’artista entra, al contempo, eterea e disturbante. La sontuosità dell’abito e dei movimenti è enfatizzata dalle azioni rallentate. Il tempo si dilata nello spazio. Quasi facendo eco al saggio Mostri Macchine Madri di Rosi Braidotti, Ambra Castagnetti mette in scena il suo stesso corpo, non come un’entità fissa, ma come sito di metamorfosi continua, intreccio di tecnologie, natura e costrutti culturali.
A partire dall’etimologia greca di mostro, teras, simultaneamente spaventoso e meraviglioso, Braidotti definisce il mostro come “in-between”, indicando tutti quei corpi ambivalenti che non si conformano ed esistono in costante divenire. I mostri, le donnə e le soggettività non binarie sono costruite in opposizione alla norma storicamente identificata dall’uomo, bianco, eterosessuale e fisicamente abile. Tracciando la storia dei mostri e del discorso scientifico, Braidotti dimostra come: “il corpo in generale e il corpo femminile in particolare siano stati concettualizzati nel discorso scientifico occidentale, progredendo dalla dimensione fantastica dell’organismo corporeo a una costruzione più razionalistica del corpo-macchina”1.
I corpi polimorfi delle donnə e dei mostri, depositari di conoscenze occulte e mondi alternativi, destabilizzano la razionalità scientifica e patriarcale, mettendo in discussione il realismo capitalista su cui si basa il mondo contemporaneo. Minaccia per l’ordine sociale ed epistemologico, tali soggettività vengono storicamente sorvegliate nelle istituzioni cliniche, disciplinate attraverso dispositivi discorsivi e mercificate come oggetti di intrattenimento nella cultura popolare.
In Naked Lunch, la messa in scena del lettino medico in procinto dell’operazione mette in risalto la performatività insita nei rituali medici e sociali, sfidando la fissità presunta di certe pratiche e conoscenze, della categorizzazione illuminista imposta sulla realtà. L’azione raggiunge un climax nei crampi delle doglie pre-partum. Dalla pancia gravida dell’artista viene servito agli invitati un contenuto indefinito su un vassoio d’argento, innescando una reazione viscerale nei commensali dal disgusto alla curiosità incredula. Richiamando l’immaginario di William S. Burroughs, il pasto è una metafora per l’irresistibile attrazione verso il proibito, una critica alla società e ai suoi meccanismi di controllo.
L’ambivalenza costitutiva del mostro, sia meraviglioso che orripilante, e della donnə che contiene in sé stessa nascita e morte, si ritrova nelle sculture di Ambra Castagnetti, calchi di corpi ectoplastici 2 che sfuggono ai sistemi di rappresentazione. Braidotti sostiene che: “Il corpo della donnə può cambiare forma durante la gravidanza e il parto; è quindi capace di sconfiggere l’idea di una forma corporea fissa, di forme visibili, riconoscibili, chiare e distinte come ciò che segna il contorno del corpo. Essa è morfologicamente dubbia”3.
I corpi di abiezione di Ambra Castagnetti, cambiando stato e forma, evadono i limiti disciplinari fallogocentrici, provocando una riflessione profonda sulla natura stessa dell’identità e sulla sovversione delle strutture di controllo patriarcali tecno-scientifiche. Sfidando le aspettative sociali e biologiche, il parto in Naked Lunch diventa un atto dissidente, non procreativo in senso tradizionale; rivendicando forme di desiderio non finalizzate alla riproduzione, ma come creazione di mondi altri.