Galleria Poggiali è lieta di presentare “The Echo’s Return”, la prima mostra personale in Italia dell’artista statunitense Lily Wong, che inaugurerà il 3 ottobre 2024 nella sede di Foro Buonaparte 52, Milano. L’universo di Wong è caratterizzato da un costante rimbalzo tra una moltitudine diesperienze individuali che costituiscono narrazioni frammentate. I soggetti si muovono sulla tela attraversando spazi onirici. Con il passo lento e la paziente serenità di chi cercal’equilibrio sospeso su un filo, attraversano le composizioni, interagiscono tra loro, creano legami, si allontanano, abitano paesaggi in cerca di un equilibrio. I colori brillanti tipici della produzione pittorica dell’artista emergono nelle composizionicome impulsi vitali, pulsano, trasformando i dipinti in portali verso mondi interiori. Allo stesso modo anche la nudità dei personaggi non è un semplice elemento estetico, ma esprime piuttosto la loro vulnerabilità e questa incessante ricerca di connessione esplorando la complessità delle emozioni umane. La mostra presenta una serie di nuovi lavori che rappresentano un’evoluzione significativa nella pratica dell’artista: un ciclo composto da quattro opere di grande formato in dialogo con quattro di medio e piccolo formato, esplorano temi legati alla duttilità della memoria e alla sua capacità di sedimentarsi in micro e macro narrazioni contemporanee. Le opere di grande formato reinterpretano le due tipologie di supporto tradizionali per l’arte orientale: l rotoli distesiorotoli orizzontali(手捲S, shǒujuǎn) e I rotoli appesi(cinese: 立軸, lìzhóu; chiamato anche 軸o掛軸), usato per mostrare una serie di scene nella pittura e nella calligrafia cinese, giapponese(巻物?, makimono) o coreana. Eppure le storie rappresentate da Wong appaiono tutt’altro che lineari. Le gesta dei suoi personaggi sono piuttosto sfuggenti e le narrazioni rimangono sospese, mantenendo il finale delle loro storie aperto.
In Echo e An Exchange, ad esempio, il racconto può essere esplorato da più prospettive. Suggerendo una continuità che si estende oltre i confini del rotolo di carta, l’artista evoca una concezione di spazio profondo e di un tempo fluido, come se le figure fossero incastrate in un ciclo perpetuo. Le opere verticali, come Maze e Make it Real, si presentano invece come grandi vignette che catturano frammenti isolati di un racconto più ampio. Esposte per la prima volta insieme, queste opere creano un effetto di all over che supera i confini della carta per invadere la stanza. L’opera di Wong diventa così un contesto narrativo condiviso che coivolge opere, artista e spetattore e che invita a un’esplorazione più intima e a un’esperienza collettiva.