Quando andai a visitare la sua mostra “TUTTO SU” (Galleria Lucie Fontaine, Milano 2011), riferendosi ai suoi lavori e più in particolare ai testi disegnati, Alice Mandelli mi parlò della sensazione che le parole, acquistando vita propria, potessero a un certo punto scivolare via dai fogli. La mostra era accolta in una scuola di musica, l’allora dimora di Lucie Fontaine, e io pensai subito alla possibilità che le parole potessero scivolare via, nascondersi negli strumenti musicali e diventare voce. Non sono sicura che Alice ricordi ancora la riflessione condivisa con me in quell’occasione, so per certo che da allora la sua ricerca mi ha sempre interessata dimostrandomi quanto l’epidermide dell’arte possa essere una materia complessa da esplorare. Se il disegno può essere considerato una forma originaria di conoscenza, nelle mani dell’artista diventa uno strumento di esplorazione che tocca due strade, libere però all’occorrenza di incrociarsi: quella del regno vegetale e animale (la “collezione organica di fiori”, un boa disegnato a grandezza naturale, uccelli ed ermellini, ma anche vermi che girano l’uno nell’altro divertendosi a confondere lo sguardo di chi tenta di discernerli) e la sfera testuale (mi riferisco alle pagine di libri, testi scritti da lei, corrispondenze con amici, citazioni di autori a lei cari, ridisegnati con pennarelli, inchiostri, acquerelli, smalti e colori fluo su fogli di carta). Per una mostra dedicata a riflettere intorno ad Antonio Donghi — artista del Realismo magico, tendenza che negli anni Venti del Novecento recuperò la tradizione figurativa italiana di impronta rinascimentale — Alice Mandelli ha realizzato numerosi disegni, progetti e idee non esposti in mostra, ma che sono comunque rimasti come strade aperte, possibilità da esplorare prima o poi. Tra questi c’è un disegno particolarmente emblematico: è una frase disegnata, si tratta di una citazione da una lettera scritta da un ormai anziano Donghi che, nel confronto con le nuove tendenze astratte, affermava con vena malinconica: “Noi figurativi siamo considerati dei superati”. Non mi sorprende che Alice abbia scelto questa frase perché oggi un percorso di confronto con la figurazione è quanto di più difficile un artista, a mio avviso, possa intraprendere. Nella sua interpretazione di questo testo vediamo l’inchiostro liquefatto, che scivola sul foglio e lo solca come se le lettere stessero lacrimando. Un magnifico esempio di come le parole disegnate riacquistano peso, hanno un respiro, diventano vive. Dalla superficie ecco l’affondo nella profondità. Potrei descrivervi altre sue opere ma il punto è questo: la mia sensazione è di un’artista che si è miracolosamente ricongiunta con il mondo delle immagini, senza aver paura di esserne sopraffatta. Nella libertà con cui approccia la cultura visiva in tutte le sue forme sia “alte” che “basse” afferma la profonda eversione della sua arte rispetto alla scena attuale. Entomologa delle parole o miniaturista punk? Vorrei avere un termine a effetto per classificarla ma ancora mi manca. Almeno mi resta una scusa per continuare a studiarla.
20 Luglio 2015, 2:24 pm CET
Alice Mandelli di Francesca Pagliuca
di Francesca Pagliuca 20 Luglio 2015Francesca Pagliuca è critica d’arte e curatrice. Vive e lavora a New York.
Alice Mandelli è nata a Milano nel 1983. Vive e lavora a Milano. pizzabambino.wordpress.com
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