Dal mese di febbraio, nella città di Firenze, si discute molto sulla scritta al neon comparsa sulla loggia serliana della Galleria degli Uffizi. Inscritta nell’architettura vasariana, la frase “All art has been contemporary” si riflette con la sua luce blu sull’acqua dell’Arno e ci ricorda che gli Uffizi, così come i monumenti della città, sono un segno del passato, ma allo stesso tempo dovrebbero rappresentare una presenza viva attraverso il confronto del pubblico con il loro presente storico. L’installazione di Maurizio Nannucci è uno degli otto interventi della mostra “Alla maniera d’oggi. Base a Firenze”, a cura di Marco Bazzini, che permette ai cittadini e ai turisti di vedere i luoghi storici della città sotto una prospettiva diversa. Oltre agli Uffizi, le altre sedi coinvolte sono il Museo di San Marco, di cui una sala è ri-vitalizzata dalla performance di Massimo Bartolini — una ragazza depone giornalmente un mazzo di fiori ai piedi di una Crocifissione del Quattrocento; la Chiesa di San Miniato al Monte, sul cui pavimento sono posti i vasi-scultura di Marco Bagnoli, i quali assieme alla figura di luce e all’installazione sonora con canti gregoriani concretizzano la tensione tra la ricerca del sapere e quella per l’abbandono alla trascendenza; il cortile del Museo di San Marco, la cui percezione visiva è rivoluzionata dall’installazione Riflesse riflessioni di Paolo Masi, realizzata con forme circolari di specchi e Plexiglas poste sul pavimento; la Biblioteca di San Marco, con l’installazione di Mario Airò, Habitat dell’aria — una proiezione laser con elementi al neon circolari e aste di ottone che sorreggono un seme di acero —, che rende eterna la sensazione di tempo e spazio dilatati; la piazza del Duomo, con l’opera Continuo infinito presente di Remo Salvadori (costituita da cavi in acciaio intrecciati), che celebra attorno alla colonna di San Zanobi l’idea di “incontro” (l’opera è stata rimossa per questioni burocratiche); il refettorio della Chiesa di Ognissanti, con il Cenacolo del Ghirlandaio, in cui l’opera Falso/vero per simmetria di Massimo Nannucci raddoppia sulla parete di destra la presenza del pulpito originario (situato sulla parete di fronte), sollevando la questione che la democrazia esiste dove c’è un maggior numero di fonti di informazione; infine, il Chiostro dello Scalzo, con gli affreschi di Andrea del Sarto, realizzati in toni di grigio per scopi penitenziali, che hanno permesso a Paolo Parisi di affrontare la riflessione sul potere del colore di cambiare la percezione dei luoghi, attraverso un’installazione con pannelli di Plexiglas rosso che filtrano la luce dell’esterno e fogli monocromi A4 sul pavimento — che in occasione dell’inaugurazione hanno funzionato come spartiti musicali per una performance con dodici musicisti.
La qualità del progetto, coordinato dal Museo Pecci di Prato e promosso dalla Regione Toscana, sta nella scelta da parte degli artisti di non aggiungere nuovi segni, ma di permettere di leggere meglio quelli già esistenti, facendo leva, anche se con modalità diverse, sull’idea di apparizione e utilizzando il materiale effimero e non invadente della luce. La dimensione dialogica non è solo una qualità delle singole opere, ma un’attitudine artistica ben precisa degli otto artisti coinvolti, che hanno fondato dodici anni fa lo spazio non profit Base/Progetti per l’arte, in cui altri artisti sono invitati a esporre i loro progetti inediti per un confronto sui linguaggi della contemporaneità.
Il progetto “Alla maniera d’oggi. Base a Firenze” permette finalmente di mostrare ai cittadini di Firenze e al pubblico dell’arte l’attività del collettivo di Base e di evidenziare che un confronto con i cosidetti “contenitori di storia” è possibile e necessario.