Marco Tagliafierro: Hai fatto firmare a tua nonna una tua mostra personale. Ti interessa affrontare con il tuo lavoro d’artista la questione riguardante l’autorialità?
Chiara Camoni: Nel caso de “La Grande Madre” i disegni erano realizzati e firmati da mia nonna Ines Bassanetti, mentre la mostra e l’edizione erano a cura di Chiara Camoni. Ho giocato con il duplice significato della parola “cura”: la curatela artistica e la cura affettiva nei confronti della nonna. Diverse mie opere sono state realizzate e condivise con altre persone, non necessariamente artisti. L’autorialità è una sorta di contenitore: l’autore posso essere io, oppure io con altre persone, o ancora, posso delegare altri. A volte costruisco situazioni in cui l’opera si fa da sé o è già pronta, come nel caso degli oggetti trovati. Ci sono cose che si mettono nella sequenza giusta e a quel punto non è importante sapere a chi appartengono o chi le ha realizzate. Funzionano e basta. D’altra parte, ritengo fondamentale il concetto di “opera”, che per me non è mai il risultato di qualche operazione matematica o schema; l’opera continua a essere qualcosa di inesprimibile se non attraverso se stessa, e richiede contemplazione più che spiegazione. Inoltre, credo che nella situazione attuale possa essere interessante uscire dai rigidi ruoli di artista, curatore, critico e così via. Ci sono artisti con eccellenti capacità di analisi critica, curatori che concepiscono le mostre come vere e proprie opere, critici che potrebbero scrivere, non a corollario di una mostra ma “nella” mostra stessa.
MT: Pensi che l’arte sia un modo per dibattere il concetto di esistenza?
CC: Sì, a partire dalla mia. Mi accorgo spesso, solo a posteriori, che molti miei lavori scaturiscono da questioni private come, per esempio, in tempi recenti, la serie “Notturni”: disegni che possono essere letti come un’immagine astratta (la notte, il cosmo, un andamento musicale), ma che per me rappresentano anche un tempo di lavoro rubato agli impegni del giorno. Ho un figlio piccolo e quei disegni sono il sonno dei suoi primi mesi. L’arte si occupa necessariamente della vita e della morte, dello scorrere del tempo, ed è indispensabile all’esistenza. Ripenso a quando Josif Aleksandrovič Brodskij — poeta e saggista russo — incontrava di nascosto alcuni amici per leggere e commentare i libri messi al bando dal regime comunista; erano gli anni Sessanta e si rischiava la vita o, quantomeno, la libertà. Mi chiedo se noi “autori” siamo sempre consapevoli di quanto possa essere determinante e vitale un nostro gesto, un’opera, un testo…
MT: Quale punto di vista attivi, rispetto alla storia dell’arte, nel momento in cui dichiari di copiare dal vero un dipinto di Rembrandt?
CC: La riproduzione ha per me un significato autonomo, nella stessa misura in cui un qualsiasi dipinto è autonomo rispetto al soggetto ritratto. Ogni forma di riproduzione modifi ca l’originale. Nelle “Copie dal vero” i quadri antichi sono stati fotografati e, una volta riprodotti su pagine di libri, sono entrati in relazione con la dimensione del foglio, con il numero di pagina e le didascalie. Ho poi copiato queste pagine, apportando, mio malgrado, ulteriori modifi che. In attesa che qualcun altro voglia copiarle.