Un incontro con una cultura altra, quella di un paese asiatico: Le Filippine. È questo il leitmotiv della mostra presentata da Primo Marella Gallery grazie al contributo di Evita Sarenas e Miguel Rosales; sono ben nove gli artisti di “Latitudes. Encounters with the Philippines”, tutti molto giovani in un confronto diretto tra di loro, e indiretto con una cultura lontana, quella occidentale.
Al centro della sala How Much I love you di Nikki Luna, una cascata di nastri di tessuto, “ricamati” con le parole di una vecchia canzone popolare filippina, ricorda il pianto di una donna anziana, la nonna dell’artista, abbandonata dal marito dopo tanti anni di vita trascorsa insieme. A terra, dei fazzoletti “pietrificati” danno il senso di un dolore che non è stato cancellato, ancora vivo nella memoria. Luna ripropone il tema dell’amore attraverso un’installazione in acciaio, con affissi alla parete i messaggi scambiati tra lei e il fidanzato in un dialogo tagliente (come il materiale utilizzato) ma calmierato dalla facilità con cui le parole, anche le più dure, tendono in alcune circostanze e col tempo a svanire.
Stessa linea tematica segue il lavoro di Jaime Pacena che con una serie di tele descrive, grazie a un linguaggio marcatamente votato all’astrazione, le fasi di un litigio inizialmente violento come in The Argument che nel finale si trasforma nel pacifico The Make Up.
E mentre Wire Tuazon scrive sulle sue grandi tele, dai soggetti cabalistici e surreali, frasi assurde, non corrispondenti a ciò che è raffigurato e in disaccordo con gli stessi titoli — un modo solo apparentemente banale per dare libero spazio a chi osserva l’opera, una richiesta, esplicita, di dare un’interpretazione, guidata (non solo in parte) dall’autore —, Annie Cabigting parte da vecchie foto, prese da archivi fotografici e ricostruisce per mezzo della pittura alcuni passaggi della genesi di un’opera d’arte, fino al momento in cui è donata alla vista dello spettatore. Di fianco a questi lavori, uomini, donne e bambini mascherati da animali e immersi all’interno di uno scenario ricco di vegetazione fanno da contraltare agli ambienti asettici e talvolta in stato di abbandono di Nona Garcia: sono dipinti monumentali, quasi monocromi ma intensamente sfumati.
Nelle ultime stanze i dipinti di Ronald Caringal mostrano una prominente Alice che si accorge di non essere nel Paese delle Meraviglie ma accanto a un gatto, protagonista del libro Nel paese delle creature selvagge. Infine i disegni di Maria Taniguchi, dai tratti delicati e minimal, ci danno il senso della commistione totale e non filtrata tra due culture che, anche se non formano un’unica linea evolutiva, possono culminare in un “Incontro”. Un proficuo incontro, in quest’ultimo caso…