Invitato dall’American Academy di Roma a ragionare attorno al concetto di “classico” e al ruolo che questo termine assume oggi se associato ai miti e alle ideologie americane contemporanee, Charles Ray presenta due opere ispirate a due capolavori di età ellenistica conservati nei Musei Capitolini e che Ray aveva precedentemente avuto l’opportunità di vedere al Getty Museum in California. Il lavoro inedito Mountain Lion Attacking a Dog (2017) – che dà il titolo alla mostra curata da Peter Benson Miller e Andrew Heiskell – si ispira al celebre gruppo scultoreo Leone che azzanna il cavallo (IV secolo a.C.); mentre Shoe Tie (del 2012) è una rilettura del noto Spinario capitolino (I secolo a.C.), ovvero la scultura raffigurante un fanciullo intento a estrarre una spina dal proprio piede. Le sculture, entrambe motivi di genere di matrice ellenistica, derivano dall’interesse dell’epoca a ritrarre situazioni quotidiane e azioni in fieri.
È proprio il realismo che contraddistingue queste opere dell’antichità a trovare un plausibile adeguamento nel tempo presente all’interno dei lavori di Ray, il quale immagina scene similari che però traspone nell’attualità e ambienta nel territorio insidioso delle Santa Monica Mountains, catena montuosa della California meridionale, in cui oggi si registra uno scontro tra sviluppo urbanistico e natura selvaggia. La figura del leone, che nel gruppo ellenistico rappresenta l’allegoria del buon governo cittadino, nella scultura di Ray è un essere che combatte per la propria sopravvivenza; mentre la quella bucolica e spensierata del tradizionale Spinario nella rivisitazione dell’artista si trasforma in essere vulnerabile che, chino e concentrato sulla propria scarpa, inconsapevolmente si espone a ogni possibile aggressione. In sostanza, entrambe le opere denunciano sottilmente il senso di insicurezza, pericolo e fragilità che oggi appartiene tanto all’ambiente naturale quanto a quello degli esseri umani. Qui l’alto livello di violenza psicologica, fisica ed economica, così come l’abuso di potere e di controllo, fanno sì che le relazioni vengano spesso regolate da una forma di istinto primitivo votato alla conquista di sovranità personale e territoriale.