“Di tutto il mio lavoro la ragione centrale è questa: non so né potrei dire niente di definitivo”.
—Carlo Alfano
Figura enigmatica e complessa – al confine con la non rappresentabilità – Carlo Alfano è più volte sfuggito alle maglie della rete di recupero che, con cadenza regolare, il sistema dell’arte getta nell’agitato mare della storia, al fine di raccogliere dai fondali personaggi o correnti da riportare nell’arena del contemporaneo. Inizialmente vicino all’espressionismo astratto e all’informale europeo, Alfano si è presto dedicato alle esperienze ottico-cinetiche che hanno mosso gli anni Sessanta, per giungere a una svolta analitica e concettuale, che si è poi evoluta in una ricerca sulla temporalità in senso espanso.
Oggi il MART di Trento e Rovereto, in collaborazione con l’Archivio Carlo Alfano, ne sancisce ufficialmente il rilievo, proponendo “Carlo Alfano. Soggetto, spazio, soggetto”, la prima retrospettiva dedicata al suo lavoro. Ad accompagnare l’ambiziosa mostra è il corpulento catalogo che raccoglie i contributi di Flavia Alfano, Maria De Vivo, Stefano Ferrari, Denis Isaia, Gianfranco Maraniello e Andrea Viliani. Il volume – tassello miliare per la ricostruzione dell’articolato percorso dell’artista – evidenzia come le ricerche alfaniane siano più che mai attuali. In particolare è Viliani, nel testo “Su Carlo Alfano e l’arte: come in una camera di specchi” ad accostarlo, per l’indagine dialettica sui limiti di tempo e di spazio, ad artisti come Dominique Gonzalez-Foerster, Pierre Huyghe, Philippe Parreno e Olafur Eliasson; per poi discostarlo da questi, perché in fondo – come lo stesso Alfano ci ricorda – nelle sue opere non vi è nulla di statico e definitivo. Questa considerazione è presente anche nel saggio a firma di Maraniello, dove a essere scandagliata è la contingenza e la rottura con la rappresentazione (riprendendo il Foucault di Le parole e le cose), lo scacco alla cronologia della narrazione (si vedano i riferimenti letterari di Alfano come Joyce o Cervantes) e la cancellatura della linea di separazione tra soggetto e oggetto (nei ritratti su bobina, così come nei ritratti fotografici e pittorici).