HO HO HO Frutta / Roma

12 Gennaio 2018

Trovandosi a passeggiare tra le vie di Trastevere, mentre gli occhi scivolano da una vetrina all’altra, la soglia della galleria Frutta calamita lo sguardo imponendo una sosta.
Lo spazio scompare, il cubo bianco si scioglie. Il progetto, ambizioso quanto riuscito, di Alek O., Gabriele De Santis, Santo Tolone e Spring gioca sull’idea di camouflage e cambia di segno il reale: un bosco vero, fatto di terra – umida e pungente all’olfatto –, di pietre, di alberi e di piante eterogenee quanto improbabili negli accostamenti, penetra e riplasma l’ambiente. Apologia della natura o natura morta?
Il comunicato stampa stesso induce in inganno: quattro testi differenti dissimulano il significato, intrigano e incuriosiscono adattandosi, senza spiegare. Tra questi, il famoso estratto del De finibus bonorum et malorum di Cicerone (Libro 1, passo 32) che nasconde tra le righe (sic!) il Lorem ipsum, ovvero il celebre testo, apparentemente privo di senso, impiegato da grafici e tipografi come riempitivo per le bozze di stampa. Ecco il MacGuffin. Allo stesso modo i lavori, numerosi, metatestuali, si confondono e si lasciano scovare: torna l’idea dell’oggetto perduto e ritrovato (le palline da tennis di Jacopo Miliani in Shades [2017], la scultura/residuo di Marco Giordano in Cigarettesanddietcoke [2014]), sfuggito alle tasche poco accorte (la moneta di Ryan Gander We never had a lot of € around here [2010] e quelle forate di Santo Tolone O ($, L, €) [2016]
), dell’oggetto mimetizzato (Enrico Benassi, Sasso 1, sasso 2, sasso 3, sasso 4, sasso 5 [1982]). Intanto, alle pareti i lavori galleggiano, come attori sulle quinte, svelando nuove prospettive e squarciando visioni inaspettate (Jonathan Monk, Untitled [2017], Lauren Keeley,
October Leaves [2015], Elisabetta Benassi, Bushman has a new toy [2013], Gundam Air, Minestrone [2017], Ditte Gantriis, Casual Friday [2013], Holly Hendry,
Nasothek [2017], Roberto Coda Zabetta, Nextfilm [2016], Jeremy Hutchison, Movables [2017]). Chiude la passeggiata in questa “foresta di simboli”, costruita come un ameno giardino all’inglese fatto di meraviglie camuffate da scarti, un angolo sottratto alla vista grazie alla tela di Sol Calero (La Sauna Caliente [2016]), un wc, caro alla storia dell’arte del Novecento, su cui poggia una candela. Il titolo dell’opera di Santo Tolone ammicca al gioco infantile: Chicago di notte (2017)
La natura intanto cambia i suoi colori e rigenera l’aria della galleria. Nel mondo all’incontrario, per dirla con Lewis Carroll, siamo noi a uscire all’aperto entrando nella tana del Bianconiglio.

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