Nelle opere di Ivano Troisi, la natura non è solo fonte di ispirazione ma materiale costitutivo dell’opera stessa. L’artista instaura infatti con i suoi elementi una conversazione costante, che si concretizza nei materiali adoperati ma anche nei procedimenti messi in atto di volta in volta, tesi a restituire le tracce di un rapporto silenzioso, rispettoso, quasi intimo, di condivisione di memorie.
Per la mostra nella galleria Nicola Pedana, Troisi ha scelto di lavorare sui giardini della vicina Reggia di Caserta. Ne ha esplorato a più riprese viali principali e arterie secondarie, soffermandosi su alcuni ritrovamenti, quali ad esempio i tronchi recisi sui quali ha lavorato con la tecnica del frottage, ripercorrendone con il tratto a grafite una superficie discontinua e accidentata, così come lo è ogni percorso di vita. Una grande tela e alcune carte, tutte opere raccolte sotto il ricorrente titolo di Ricordo, restituiscono questo processo attivato sul luogo, a contatto con la natura stessa. Prima invece, che dà il titolo alla mostra, è una colonna in legno di castagno che taglia in due lo spazio espositivo. È qui l’esterno ad essere portato all’interno, tuttavia tale passaggio resta scolpito sulla sua superficie, dove una serie di rientranze ripropone l’immaginaria impronta degli alberi che circondavano il tronco nel suo contesto originario. Tracce di trasformazione sono presenti anche nei calchi in gesso che riproducono brani di corteccia (Senza titolo, 2017), adagiati su un tappeto di terra proveniente dallo stesso parco della Reggia, mentre sulla parete due opere insistono su una diversa accezione di disegno: una al negativo (Tra la luce, 2018), con listelli in legno che danno corporeità a ipotetiche ombre di interstizio tra gli alberi, l’altra al positivo, con un wall drawing che delinea una quasi impercettibile presenza di tronco e rami (Nel vento, 2018). Da qui, luci come foglie si staccano per iniziare un altro ciclo vitale. È questo che l’insieme delle opere di Troisi suggerisce: un incessante processo di trasformazione che genera memorie, facendosi metafora di un’esistenza sfuggente e in perenne cambiamento.