Margherita Moscardini Fondazione Pastificio Cerere / Roma

7 Novembre 2018

Le radici progettuali di Inventory. The Fountains of Za’atari di Margherita Moscadini risalgono al 2015, quando l’artista approfondisce le tematiche relative alla condizione dell’apolide e all’architettura di emergenza nella classe di Felicity D. Scott della GSAPP presso la Columbia University di New York.Nel 2016, grazie anche al dialogo con Kilian Kleinschmidt, ex funzionario UNHCR, comincia a interessarsi a uno specifico campo per rifugiati: Al Za’atari Refugee Camp, nel governatorato di Mafraq, in Giordania.
Za’atari apre nel 2012 per accogliere i siriani in fuga dalla guerra civile e ad oggi conta 80.000 residenti. Da tendopoli il campo è divenuto ben presto un insieme di container che, a loro volta, da abitazioni sono diventate singole stanze disposte da molte famiglie attorno all’elemento privato per eccellenza della casa araba, il cortile con fontana.
Su questa peculiarità si sviluppa Inventory. The Fountains of Za’atari, tra i progetti vincitori della prima edizione del 2017 dell’Italian Council del MIBACT, promosso dalla Fondazione Pastificio Cerere di Roma che oggi ospita, sotto la cura di Marcello Smarrelli, la prima tappa espositiva. Gli oggetti-cardine della mostra sono il libro Inventory. The Fountains of Za’atari e la scultura House 90, block 1, district 12: il volume contiene 121 tavole con l’inventario delle fontane ed è il risultato della ricerca condotta con il gruppo di lavoro avviato nel campo dall’artista, accompagnata dalla studiosa di Medio Oriente Marta Bellingreri e composto da Tammam e Tasneem Al Nabilsi, Eyyad Sabbagh sotto la direzione dell’ingegnere Abu Tammam Al Nabilsi; House 90, block 1, district 12 è invece il primo cortile realizzato in scala 1:1 e realizzato con miscela di terra di Giordania. Entrambe le opere faranno parte della collezione del Madre di Napoli gettando le basi di un circuito virtuoso i cui benefici andranno al progettista originario delle fontane, grazie a una procedura di cui si farà garante un’agenzia preposta.
Le grandi sculture, invece, diverranno funzionanti solamente quando avranno ottenuto lo statuto legale di extra-territorialità. La riproduzione del cortile alla Fondazione Pastificio Cerere è infatti posta in verticale, in attesa di divenire quello spazio fisico orizzontale, capace di donare immunità, obiettivo finale dell’intero progetto. Disseminare le copie dei cortili con fontane di Za’atari in luoghi pubblici internazionali destinati all’arte racchiude in sé, quindi, la preziosa possibilità di creare futuri “vuoti di potere” liberi da norme.

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