Nel 1975 la casa editrice Gorlini pubblica “Linee, Complessi, Essere” di Libera Mazzoleni. Sulla rivista DATA n. 15 appare una stroncatura del libro in cui l’autrice, Barbara Radice, definisce quest’ultimo un “turpiloquio di un adolescente in crisi”. Alcuni mesi più tardi DATA si rifiuta di pubblicare la risposta di Libera Mazzoleni che fu però pubblicata e indirizzata a Barbara Radice da Giancarlo Politi su Flash Art n.58–59. Qui a seguire gli articoli pubblicati all’epoca.
DATA, primavera 1975, anno IV, n. 15, p. 9
Edito da Gorlini è uscito un libro/opera di Libera Mazzoleni, giovane artista milanese, intitolato “Linee, Complessi, Essere”. Si tratta di una confessione, un diario intimo in prima persona corredato di foto aventi per soggetto l’artista e di disegni. È un’opera realizzata con lo slancio, sincerità e disperazione di chi si rifiuta di crescere o non ha ancora trovato un buon motivo per farlo. Su un libro del genere non c’è niente da dire tranne che il linguaggio artistico è totalmente estraneo al linguaggio infantile.
Libera Mazzoleni parla di “rifiuto di stanche ideologie comuni” di una ricerca di “autenticità” il che la porta a servirsi di un linguaggio ingenuo-aggressivo molto simile al gergo/turpiloquio di un adolescente in crisi. In questo sfogo personale l’accento è continuamente posto sull’autenticità e la spontaneità ma queste non hanno niente a che fare con la sofisticatissima forma di astrazione che è l’arte. L’arte non può essere ingenua, né tenera, né poetica nel senso spontaneo comune all’infanzia. E come tutte le astrazioni è impersonale. Non si occupa dell’individuo, ma dell’uomo.
Libera Mazzoleni scrive: “non importa ciò che ho detto, ma come e perché lo abbia fatto”. Importa certo a lei, ma non basta, a noi importa quello che ha detto e come. Sapere se lo ha fatto con autenticità o meno è del tutto irrilevante ai fini di un discorso artistico.
Barbara Radice
Flash Art n.58-59, 1975
Cara Barbara Radice,
in riferimento alla tua recensione del mio libro, sul numero 15 di Data: dovendo aspettare forse a lungo, un buon motivo che mi aiuti a superare il cerchio iniziatico, per consolarmi della mia esclusione dal consorzio adulto, continuo a supporre che il concetto di arte intesa come: “SOFISTICATISSIMA FORMA DI ASTRAZIONE” abbia avuto, nel passato, il carattere mistificatorio di tutte le ideologie, nella misura in cui hanno ribadito il concetto di astrazione, di impersonalità, di geniale universalità, che vedo sono per te ancora i valori utili alla mitizzazione della ideologia maschile.
Mancando io quindi di strumenti adeguati ad un azione artistica di autentica o almeno decente impostazione classista e maschile, che sono sempre i necessari valori al raggiungimento della “DIVINA ASTRAZIONE”, debbo riconoscere, convalidando, quanto miseramente privo di un ruolo adulto sia il mio lavoro e quanto esso effettivamente sia infantile.
Inoltre, seppur mi dispiaccia sentirmi priva di un tuo consenso, la tua durezza, l’arbitrarietà paternalistica, la retorica illusoria dell’indipendenza dei valori culturali ed estetici, il conformismo nell’insistente richiesta del GESTO ARTISTICO QUALIFICATO; mi convincono ulteriormente a lasciare che infantilismo e deculturalizzazione allievino il mio dolore, lasciandomi sperare che un giorno gli DEI, abbiano a riconoscere agli uomini la DIVINA ASTRAZIONE DELL’ARTE.
Ma Cara Barbara Radice, l’arte è solo il frutto di un lavoro e di esso è bene privilegiare il processo di progettazione tecnica e poetica, come scelta di linguaggi e di risposte, accantonando la mitologica esigenza di retorici contenuti ideologici da proporre come allucinanti e sofisticate realtà alienate dall’uomo, anzi dalla -donna- reale!
Libera Mazzoleni