Edoardo Monti su Palazzo Monti / Brescia di

di 14 Novembre 2019

Alla fine degli anni ’60 Lucio Amelio invitò Nino Longobardi – si conobbero nel 1968 e il loro sodalizio creativo e di amicizia durò fino alla morte del gallerista nel 1994 – a una festa e l’artista affrescò un intero salone del suo palazzo a Napoli. Questa è una delle tante azioni esemplari di collaborazione e fiducia tra collezionista e artista. Anche Panza di Biumo aprì la sua casa agli artisti americani che stimava, invitandoli a trascorrere del tempo nella storica villa da cui nacquero importanti produzioni site specific. Un esempio notevole in questo senso è lo Skyspace, apertura che James Turrell realizza a filo del soffitto di una delle stanze di Villa Panza per mostrarne il cielo (il primo esemplare della serie che l’artista avvia nel 1973 è proprio questo).
Da poco tempo, ma con un gruppo già consistente di artisti, anche un altro italiano, giovane ed entusiasta, ha aperto le sue porte ad artisti internazionali. Si tratta di Edoardo Monti che, avendo ereditato un Palazzo antico del 1200 al centro di Brescia, da più di due anni ospita artisti e designer da tutto il mondo e ha dato vita a un programma di residenze. A seguire una conversazione che approfondisce le motivazioni alla base del lavoro svolto a Palazzo Monti.

Rossella Farinotti: Quando è scattata l’idea di lasciare New York, dove vivevi e lavoravi, per tornare in Italia e dedicarti agli artisti a tempo pieno?
Edoardo Monti: L’idea di lanciare Palazzo Monti nasce nel 2016. Vivevo ancora a New York ed ero stanco di lavorare nell’ambito della comunicazione così ho fatto tesoro delle esperienze acquisite in quella città e a Londra, e ho dato una svolta al mio lavoro. Fino a quel momento l’unico approccio che avevo con l’arte avveniva tramite il collezionismo. A un certo punto è stato sempre più forte il desiderio di aiutare in modo più diretto e coinvolgente gli artisti in cui credevo. Da New York, insieme a un team di amici fidati, abbiamo lavorato fino all’apertura ufficiale avvenuta a marzo 2017. Palazzo Monti nasce come residenza per artisti, ma oggi abbiamo deciso di installare la collezione che era a New York nelle sale comuni. Lo spazio è diventato una sorta di mini-museo e al contempo uno spazio espositivo no-profit.

RF: Si tratta di passione per l’arte, di sensibilità nei confronti degli artisti e della loro visione, o è la filantropia che ti ha portato a fondare Palazzo Monti?
EM: Con l’arte antica e moderna si ha principalmente a che fare con capolavori e opere d’arte ormai storicizzate e musealizzate. Il dinamismo, anche nelle relazioni umane, che offre l’arte contemporanea è più stimolante per gli obiettivi che si propone il nostro progetto. Come può non essere unica l’opportunità di supportare artisti invitandoli ad abitare un luogo così connotato e realizzare lavori?

RF: Vorresti dirmi di più sul funzionamento di Palazzo Monti?
EM: Il progetto è supportato da un Consiglio Direttivo, composto da direttori di istituzioni e fondazioni da New York, Londra, Parigi, Seoul e Italia, che ci aiuta a selezionare in modo democratico le numerose application mensili che riceviamo (solitamente ogni direttore suggerisce un artista). Gli artisti selezionati alloggiano a palazzo tra le quattro e le sei settimane, ma abbiamo lavorato anche su residenze durate tre mesi e siamo in grado di ospitare fino a sei artisti contemporaneamente (lo spazio è distribuito su tre piani, è circa 1000 metri quadrati). Sosteniamo una parte dei costi di produzione e integralmente l’alloggio, mentre vitto e viaggio sono a carico degli artisti, che seguiamo durante l’elaborazione dei lavori e con i quali ci riuniamo una volta a settimana per un team dinner – che è spesso aperto agli amici di PM. Abbiamo un network italiano e internazionale molto interessante e spesso nascono collaborazioni esterne alla residenza.

RF: Quando ti ho conosciuto, ho pensato fossi un “personaggio d’altri tempi” nel senso migliore del termine: appassionato, energico, positivo, apparentemente senza pregiudizi nei confronti degli artisti … riuscirai a mantenere questa purezza all’interno di questo complesso sistema dell’arte italiano?
EM: Hai fatto bene a precisare “italiano”, perché uno dei miei obiettivi è poter dare nuove regole a questo sistema. Viaggio circa per una metà dei mesi all’anno, a intervalli regolari, non solo per gli eventi mainstream – fiere, biennali, etc. – ma visito anche luoghi inusuali, sempre alla ricerca di talenti emergenti. Palazzo Monti è talmente bello che non potevo non pensare a convogliare al suo interno tutte le mie idee.

RF: Hai dei progetti che escono fuori dal ciclo di residenze a palazzo, ti andrebbe di citarne qualcuno?
EM: Sto lavorando a un grande progetto per il 2021, di cui ho accennato durante un talk nell’edizione di Artissima da poco conclusa. Il 2020 è già pieno di collaborazioni interessanti, fra cui con la Royal Academy a Londra; o ancora progetti espositivi quali “Palazzo Monti Degree Show”. Preferisco comunicare col mio pubblico via instagram, rispetto alle classiche newsletter, il mondo online oggi è più facile e naturale per comunicare chi sei e cosa fai!

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Rossella Farinotti