Un’energia sotterranea pervade gli ambienti di Vistamarestudio, che Joana Escoval anima con “Dust in the Shadows”, la sua prima personale milanese. Una dimensione ineffabile è portata alla nostra coscienza: come nel romanzo di H.G. Wells, da cui la mostra prende il titolo, il passaggio di una cometa modifica la sensibilità degli esseri umani, così le opere di Escoval sembrano impegnate nel produrre lievissime modificazioni cognitive e percettive nell’osservatore, generare campi di forze, atmosfere.
Contrappunti complessi, perdite di equilibrio, il fluire di un’energia antichissima e sempre nuova, sono le strategie impiegate dall’artista portoghese per dar vita alle ecologie in cui ci troviamo immersi, di cui ci scopriamo parte attiva.
Alchimie intense, le opere esposte ibridano spazi e tempi molto lontani tra loro. Così, le rocce vulcaniche della serie Living Metals (tutte 2019) sono insieme opera e processo: densissimi precipitati di memorie che travalicano l’umano, raccontano la storia antica e senza tempo del fuoco che diventa pietra, consumata dal vento e poi trafitta dal rame di Escoval, che reagisce e trema al nostro respiro.
Elementi ricorrenti, i metalli sembrano assolvere alla tradizionale funzione di conduttori di energia per materializzare quell’interdipendenza – e alchemica reversibilità – che tiene insieme organico e inorganico, micro e macro, io e mondo, avvinti in un equilibrio emozionante e fragile.
Un tentativo di dire – o meglio, di far esperire – il mondo al tempo zero della coscienza, prima del suo differenziarsi in classi, esistenze, specie. Una rivelazione di quel sostrato panteistico e indistinto da cui tutto emerge (il gruppo The physical world merges with the larger cosmos/Moon Rise, 2019, è, già nel titolo, emblematico di questa ricerca) che avviene per sforzi onirici e visionari, contenuti in gesti materialisti, poveri, e essenziali.
Opere come La notte e il vento I (2019) sono emblematiche di questa ricerca: rizomi sottili in filo d’argento dalle giunture d’oro – il primo ossidato, il secondo che risplende, inossidabile – che funzionano come cartografie effimere per orientarsi nelle metamorfosi dell’esistente: strutture impalpabili e capillari in cui si perdono e si confondono le immagini del nostro sistema circolatorio, i rami sottili dei giovani alberi, il veloce affluire dei fiumi, il risplendere dorato delle costellazioni lontane. Ci avviciniamo, fremono. E noi con loro.