Nicole Gravier “Photoromans: Mythes & Clichés” Ermes – Ermes / Vienna di

di 20 Gennaio 2020

Una lettera scritta da Pietro Rigolo nella sua stanza di bambino e adolescente accompagna la personale di Nicole Gravier da Ermes – Ermes a Vienna, evidenziando una dimensione di leggerezza nella pratica dell’artista.
Mythes et Clichés (1976-1980) è un romanzo fotografico con una raccolta di personaggi che sembrano tutti legati da un volto, quello dell’artista stessa. La sua figura, apparentemente amareggiata da una storia d’amore fallita, è in realtà accompagnata da pensieri, illusioni, sogni. Quasi a riecheggiare la scena ambientata nella zona industriale di Ravenna dove Monica Vitti, nelle vesti di Giuliana, guarda con sguardo perso quel fumo giallo uscire dai camini delle fabbriche, così Patrizia, Anna o Nicole, tutte protagoniste di un’unica narrazione, non solo ci raccontano qualcosa, ma non smettono di raccontarsi giustificazioni e possibilità.
Realizzate alla fine degli anni Settanta, in un momento in cui i media cominciavano a over-produrre contenuti, le scene di Gravier sono ricche di elementi significanti: i testi di collage applicati, la presenza di ulteriori riviste illustrate aperte su pagine come La rivoluzione proletaria e la cultura borghese, le ambientazioni costruite.
L’immagine vuole uscire dalla stereotipizzazione delle pagine pubblicitarie o dei fotoromanzi, si annuncia come conduttore di un’altra temporalità che investe la protagonista, un soggetto nuovo e diverso, un’altra entità che si sdoppia davanti a uno specchio. L’immagine funziona come un’intermedia che fa riemergere diverse condizioni. Quando guardiamo le storie di Gravier siamo tutti testimoni del mito dell’amore dolceamaro, nonostante l’approccio alle questioni di genere si sia evoluto in altre rappresentazioni.
Ciò che vale la pena esaminare è il motivo del rinnovato interesse di una figura per lungo tempo lasciata ai margini, di un lavoro che è stato preso in considerazione solo in modo trasversale. I messaggi di Gravier interferiscono proprio con un sistema volutamente incompleto, che forse oggi non vuole più tenere ai margini le sue storie.

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Lisa Andreani