Fortemente influenzato dalla storia, dalla mitologia, dalla filosofia e dalla letteratura, la figurazione distintiva di Francesco Clemente e il suo peculiare lessico di immagini metaforiche sono veicoli per una continua esplorazione della spiritualità, dell’identità, del misticismo e del sé. Negli ultimi cinque decenni, Clemente ha esplorato il mondo in uno stato di flusso di coscienza mutevole, ispirato dai suoi soggiorni nomadi in luoghi come l’Afghanistan, il Brasile, la Giamaica e, soprattutto, l’India. Il viaggio, sia attraverso l’immaginazione che fisicamente, è sempre stato centrale nella vita e nella pratica dell’artista: attraverso la “pratica geografica”, l’artista esplora pratiche culturali, tradizioni spirituali e pensiero intellettuale dei luoghi in cui risiede. Clemente si muove fluidamente tra le prospettive orientali e occidentali, osservando e contemplando il mondo attraverso un’ideologia estetica altamente individuale e dualistica, a cavallo tra contemporaneità e antichità. “Nutro grande interesse nell’incontro tra modi molto antichi di immaginare e raccontare, e l’immaginario contemporaneo. In un certo senso sono sempre alla ricerca di quella distanza, un modo per vedere il presente come remoto”.
In “Fragments of Now” l’artista presenta un nuovo corpus di lavori: nove tele ispirate dall’Iliade di Omero, testo cardine della cultura occidentale trascritto per la prima volta nell’VIII secolo a.C., che descrive la guerra di Troia come conflitto tentacolare tra e tra uomini e dei. Ogni dipinto in Fragments of Now raffigura un archetipo di elmo corinzio, una forma classica della cultura greca antica, accompagnato da un frammento accuratamente selezionato del poema epico di Omero. Attraverso la loro combinazione tra audace ripetizione e sottile variazione, queste opere insieme rimarcano come antichi archetipi di pensiero, al limite dell’ossessione nella cultura occidentale, come il destino, l’hubris, (letteralmente “tracotanza, eccesso, orgoglio o prevaricazione, ndr) la memoria, e la gloria – e i loro “cugini”, il potere, la violenza, l’illusione e la virtù – rimangono forze eterne che plasmano la cultura umana e collegano il passato al presente.
Per le opere di Fragments of Now, Clemente si concentra sull’Iliade in quanto probabilmente narrazione letteraria più influente nel definire le virtù considerate fondamentali per la cultura occidentale. Il testo, utile base per comprendere i fondamenti su cui l’antica Grecia si è sviluppata come cultura e società, esamina i parametri dell’umanità in un mondo dove esistono la guerra, l’atrocità e la mortalità. Intitolando i suoi dipinti come On a Sounding Beach Wave After Wave 12-20-2020 (2020) e Good Speakers Like Cicadas That in the Forest Sit 12-1-20 (2020), Clemente combina estratti dall’Iliade che collegati ai cicli e ai ritmi della permanenza duratura della natura, in un contrasto struggente con la brutalità e i capricci della battaglia e del conflitto.
La tavolozza annerita e cupa che Clemente utilizza, segna un netto distacco dall’immaginario più familiare e riccamente colorato del suo lavoro. La nuova serie in mostra è un’esplorazione nella ripetizione della forma. Ogni tela raffigura il profilo di un singolo elmo corinzio del VI secolo a.C. circa, il tipo di armatura popolare nell’antica Grecia, indossato principalmente dal soldato greco a piedi come parte del suo equipaggiamento difensivo usato in combattimento. Clemente articola la forma bulbosa dell’elmo con una linea arancione brillante. Delinea la stretta protezione del naso, i caratteristici fori ellittici per gli occhi, lo scudo quadrato per il viso che consentirebbe una piccola apertura per le labbra e il mento, e un bordo inferiore svasato alla base dell’elmo per proteggere il collo. La palmetta o ornamento a scorrimento sopra la fronte e all’angolo esterno degli occhi distingue ogni elmo, ogni soldato fantasma, ogni dipinto. Nel frattempo, l’espressività del pennello dell’artista allude all’autobiografia di ogni oggetto – raschiato e segnato, brunito, o che evidenzia lo spargimento di sangue derivato dal conflitto. Clemente descrive l’elmo come un incontro tra “cultura e natura”. È “un organo del corpo cresciuto per necessità”. È anche una reliquia su un campo di battaglia. È una testa vuota, priva di attività, un guscio abbandonato dal suo abitante”.
Durante il 2020, ispirato dalle stampe giapponesi ukiyo-e, Clemente ha iniziato a datare ogni suo quadro con un audace cartiglio, simile a un francobollo, un nuovo elemento nel suo consolidato immaginario. In Fragments of Now, egli assimila questo metodo di iscrizione, lasciando una banda orizzontale vuota attraverso il bordo inferiore di ogni tela. In questo spazio, registra il titolo e la data di ogni opera con una vernice ambra arrugginita. Diventando parte integrante dell’immaginario di ogni dipinto, il titolo e la data servono come marcatori della storia, fondendo il contemporaneo e l’antico. È una registrazione del nostro recente passato e un ritorno al nostro lignaggio ancestrale, un confronto con le parole e i frammenti che utilizzati per comunicare la conoscenza e l’esperienza umana nei secoli passati. Incoraggiato da un riferimento del mistico secolare Henri Michaux, Clemente afferma che questi dipinti sono un’esplorazione dei suoi interessi per i concetti di ”molto vecchio” e “molto nuovo”. Attraversando sia il tempo che la storia, Clemente guarda al passato, a un periodo di forte risonanza storica, mentre medita sulla fragilità della condizione umana e riflette sulla sua origine nella cultura occidentale.