“Studio Visit. Pratiche e pensieri intorno a dieci studi d’artista”. Veduta della mostra presso
Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2021-22.
Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
“Studio Visit. Pratiche e pensieri intorno a dieci studi d’artista”. Veduta della mostra presso Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2021-22. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
“Studio Visit. Pratiche e pensieri intorno a dieci studi d’artista”. Veduta della mostra presso Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2021-22. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
“Studio Visit. Pratiche e pensieri intorno a dieci studi d’artista”. Veduta della mostra presso Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2021-22. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
“Studio Visit. Pratiche e pensieri intorno a dieci studi d’artista”. Veduta della mostra presso Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2021-22. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
“Studio Visit. Pratiche e pensieri intorno a dieci studi d’artista”. Veduta della mostra presso Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2021-22. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
“Studio Visit. Pratiche e pensieri intorno a dieci studi d’artista”. Veduta della mostra presso Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2021-22. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
“Studio Visit. Pratiche e pensieri intorno a dieci studi d’artista”. Veduta della mostra presso Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2021-22. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
“Studio Visit. Pratiche e pensieri intorno a dieci studi d’artista”. Veduta della mostra presso Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2021-22. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
Collezione Maramotti è lieta di annunciare “Studio Visit. Pratiche e pensieri intorno a dieci studi d’artista“, una mostra collettiva realizzata grazie alla preziosa collaborazione di dieci artisti già inclusi nella Collezione che hanno accolto l’invito a raccontare e presentare la loro idea di studio: Andy Cross, Benjamin Degen, Matthew Day Jackson, Mark Manders, Enoc Perez, Luisa Rabbia, Daniel Rich, Tom Sachs, TARWUK (Bruno Pogačnik Tremow e Ivana Vukšić), Barry X Ball.
Luogo di creazione e produzione, bottega o factory, ma anche spazio di riflessione e paesaggio interiore, lo studio rappresenta una dimensione fisica e creativa multiforme, un oggetto densamente vissuto e complesso, i cui elementi possono evocare i contorni di un autoritratto dell’artista.
Introdotto da un’opera di Claudio Parmiggiani dal titolo Sineddoche (1976) il percorso di mostra si snoda attraverso opere e materiali d’archivio già presenti in Collezione e altri condivisi o realizzati specificamente per questa occasione, dando vita a una presentazione sviluppata in dialogo diretto con gli artisti e al contempo a una forma di archivio del presente.
Nelle figure di Benjamin Degen e Luisa Rabbia rivivono gli echi di tecniche tradizionali raffinate e minuziose e archetipi dell’arte e della sua storia. Accanto a un’opera su tela del 2020 e al suo disegno preparatorio, Degen riallestisce il suo studio che, a causa della pandemia, si era concentrato nello stesso periodo in un unico tavolo di lavoro nella sua casa di Beacon (NY). La più recente indagine pittorica di Rabbia, sviluppata nel suo studio di New York e condivisa qui con il pubblico per la prima volta, è presentata insieme a una piccola ceramica realizzata presso la base torinese dell’artista, insieme a fotografie e video relativi ai due spazi.
Mark Manders, Room with Unfired Clay Figure,
2014. Dettaglio. Bronzo dipinto, legno, ferro, plastica, ceramica dipinta, sedia e resina epossidica dipinta. 273 x 440 x 620 cm.
Courtesy Zeno X Gallery, Anversa. Fotografia di Peter Cox. © Mark Manders.
Mark Manders, Room with Unfired Clay Figure,2014. Bronzo dipinto, legno, ferro, plastica, ceramica dipinta, sedia e resina epossidica dipinta. 273 x 440 x 620 cm.Courtesy Zeno X Gallery, Anversa. Fotografia di Peter Cox. © Mark Manders.
Claudio Parmiggiani, Sineddoche, 1976.
Tavola fotografica, tempera su tela, sgabello, tavolozza, pennelli. Dimensioni variabili.
Fotografia di Dario Lasagni.
Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
© Claudio Parmiggiani.
Barry X Ball, Nasher Sculpture Center – studio tour, 2021. Still dal video. Courtesy e © Barry X Ball.
Enoc Perez, TWA Terminal, Kennedy Airport, 2006.
Olio su tela. 76,2 x 106,7 cm.
Courtesy e © Enoc Perez.
Benjamin Degen, Illustrazione dello studio, 2021.
Courtesy e © Benjamin Degen.
Luisa Rabbia nel suo studio di New York. Fotografia di Mario Zanaria. Courtesy Luisa Rabbia.
Andy Cross, The Greener Side of the Law, 2005-2006. Olio su tela.
183 x 335 cm.
Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
© Andy Cross.
Tom Sachs, 10 Bullets, 2010. Still dal video. Courtesy e © Tom Sachs.
L’interesse per l’architettura iconica e i suoi valori simbolici, così come una tecnica pittorica intrecciata alla fotografia e ai processi di stampa, accomuna Enoc Perez e Daniel Rich. Perez – le cui opere dedicate a Casa Malaparte sono esposte in permanenza al secondo piano della Collezione – presenta i suoi process drawing e due oli su tela dedicati al terminal TWA dell’aeroporto John F. Kennedy, raccontando in video alcuni elementi del suo ampio studio di New York. Fotografie, diagrammi, palette di colore e pensieri personali di Rich sulla sua pratica nello studio di Berlino accompagnano un dipinto che rappresenta la Torre Velasca di Milano e il suo bozzetto preparatorio con schizzi e note dell’artista, offrendo alcuni indizi sul processo di realizzazione.
Gli studi newyorkesi di Barry X Ball e Tom Sachs si configurano come sistemi articolati e complessi, grandi laboratori-fucine in cui il lavoro è portato avanti con estrema precisione insieme a numerosi collaboratori. Video, fotografie e una scultura mai esposta prima in Collezione documentano i processi tecnologici innovativi e i passaggi manuali tradizionali attraverso i quali X Ball trasporta nel contemporaneo forme e materiali preziosi derivati dalla statuaria classica. Sachs ricrea una sala di proiezione per Ten Bullets, decalogo in video delle regole e delle pratiche a cui assistenti e visitatori del suo studio devono attenersi. Oggetti diversi e fanzine introducono l’ingresso nella sala, mentre al secondo piano della Collezione sono in esposizione due parti della sua installazione The Choice (2001-2002).
Tom Sachs, 10 Bullets, 2010.
Copertina. Courtesy e © Tom Sachs.
Matthew Day Jackson, Disburdened Flesh,
2007. Legno trattato, acrilico, madreperla, orecchia di mare, filato, chiodo. 244 x 183 cm.
Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
© Matthew Day Jackson.
Matthew Day Jackson, Disburdened Flesh,2007. Legno trattato, acrilico, madreperla, orecchia di mare, filato, chiodo. 244 x 183 cm.Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.© Matthew Day Jackson.
Daniel Rich, Torre Velasca (Velasca Tower), 2006.
Smalto su tavola. 213,5 x 153 cm. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
© Daniel Rich.
Benjamin Degen, Way,
2020. Olio e smalto spray su tela su tavola. 213,4 x 152,4 cm. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
© Benjamin Degen.
Daniel Rich, dettaglio di materiali nello studio.
Courtesy e © Daniel Rich.
Luisa Rabbia, Self-Portrait (Swimmer), 2021. Olio su tela. 226,5 x 150 cm. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy Peter Blum Gallery, New York. © Luisa Rabbia
TARWUK, CONFINEMENT, 2014-2021. Collage, grafite, penna a sfera, gesso e linocut su carta. 95,2 x 152,4 cm.
Courtesy e © TARWUK.
Barry X Ball, A dual-portrait, realized at 100% scale, in the rare, uniquely un-figured black marble known as ‘Belge Noir’, exhibiting a layered ‘sfumato’ surface suffused with miniscule opposed-diagonal fluting overlaying a coincident enveloping foliate relief. In culmination, a glistening “Rorschach” garland – symmetrically splashed, sharply-delineated, avian, sinister – traverses the work’s midline. The artist-designed integral / modular base / pedestal unit, its tapering parabolic sweep flowing into the sculpture’s glass-polished flute stem (which, in turn, terminates in a silhouetted arboreal fringe), conceived in parallel with the sculpture, precisely-fabricated in stainless steel, acrylic-spray-lacquered aluminum and wood (and a variety of subsidiary materials) by a studio-coordinated consortium of disparate fabricators, is reminiscent, alternately, at its apex, of traditional ‘socles’ and Saarinen furniture pedestals. Here, in an attempt to reinvent and reinvigorate the sub-genre of romantic portrait sculpture, the artist has conjoined his signature fever-pitch execution intensity and a newfound conceptual tenderness. The resultant bilateral Janusian abstraction, created with deep reverence for and specific focus on the history of sculpture, makes an expansive case for the critical reconsideration of prevailing contemporary practice, while simultaneously probing both the subject’s psychology and her complex relationship to the artist. The stony double-surrogate captures, in soft Galatean contravention of its obdurate materiality, a moment of poignant reflection, reflected,
2007-2010. Dettaglio.
Marmo nero del Belgio, alluminio, acciaio inossidabile, legno, lacca acrilica. 174 x 27,9 x 27,9 cm. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
© Barry X Ball.
Lo studio è al centro della pratica di Mark Manders: le sue opere possono transitarvi per anni durante il loro processo di gestazione, componendosi e ricomponendosi in configurazioni differenti. L’estesa IRoom (Installation Room) e la serie di disegni in mostra, in prestito dal Belgio, insieme alle due opere di Manders in esposizione permanente, offrono uno sguardo sul tentativo dell’artista di costruire un’immagine (potenzialmente eterna) di sé attraverso figure e oggetti inanimati che abitano stanze e spazi metafisici, luoghi della mente. La trasformazione informa anche le sculture di TARWUK, creature ibride che inglobano le stratificazioni materiche e concettuali del processo che le ha generate. La scultura, le fotografie e i disegni esposti incorporano il movimento itinerante degli artisti attraverso diversi studi di New York, così come gli elementi che ritornano nelle loro opere – visibili in contemporanea nella mostra personale a loro dedicata nella Pattern Room della Collezione.
Matthew Day Jackson e Andy Cross si muovono tra pittura, scultura e installazione per dare evidenza critica a temi legati alla storia, alla cultura, alla società e alla politica americana. Due opere di Jackson del 2007 sono qui poste in relazione ad alcuni scatti presi nel primo studio dell’artista durante la loro realizzazione, insieme a una serie di fotografie di tutti gli spazi che Jackson ha considerato studi dal 2007 ad oggi.
Cross è invece intervenuto dipingendo nel 2021 e specificamente per questa mostra sul retro di un quadro di grandi dimensioni del 2005-2006, già parte della Collezione e mai esposto finora, per tracciare un ponte tra la sua pratica passata e l’esplorazione presente, in cui la pittura si espande, invadendo entrambi i lati della tela.