La quindicesima edizione de Lo Schermo dell’arte si terrà dal 16 al 20 novembre 2022; in rassegna la migliore e più recente produzione internazionale di film d’artista e di documentari sull’arte contemporanea. Il Festival di cinema e arte contemporanea diretto da Silvia Lucchesi si svolgerà a Firenze, presso il Cinema La Compagnia, CANGO Cantieri Goldonetta, Accademia di Belle Arti e Palazzo Strozzi, offrendo proiezioni, con oltre 30 anteprime italiane ed europee, incontri con gli autori e talk. Anche questa edizione si espanderà online, con una programmazione in streaming su Più Compagnia, in collaborazione con MYmovies (fino al 27 novembre 2022).
L’apertura del festival sarà anticipata il 15 novembre, alle ore 17, presso CANGO Cantieri Goldonetta, dall’inaugurazione dell’installazione Inside the Outset: Evoking a Space of Passage (2021) di Rosa Barba, protagonista del Focus di questa edizione. L’artista utilizza il film come potente mezzo di espressione per dare vita a sculture cinematografiche che si espandono nella dimensione installativa, toccando questioni ambientali, politiche e sociali, in una continua esplorazione della relazione tra il paesaggio e l’intervento umano. La rassegna a lei dedicata con 5 film si svolgerà tra il 16 e 17 novembre al Cinema La Compagnia, mentre l’artista interverrà in un talk con Roberta Tenconi, curatrice di Pirelli HangarBicocca, presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, il 17 novembre, alle ore 15.
L’opening night, il 16 novembre, alle ore 21, presenta l’esordio cinematografico dell’artista e fotografo statunitense Andres Serrano con Insurrection, un film prodotto da a/political con cui l’artista prosegue la sua esplorazione critica della macchina propagandistica di Trump. La sua ricostruzione senza filtri dell’assalto a Capitol Hill combina con un ritmo incalzante riprese dal vivo tratte dai social media e trovate in rete con frammenti di notizie, materiali d’archivio e filmati storici.
A chiudere il festival sarà il 20 novembre, alle ore 21, Self-Portrait As A Coffee Pot di William Kentridge. L’utilizzo delle immagini in movimento, e di trucchi cinematografici alla Méliès, ha offerto al grande artista sudafricano la possibilità, nel tempo sospeso della pandemia, di guardarsi allo specchio ripercorrendo le radici del suo lavoro: l’apartheid, l’infanzia, i paesaggi sudafricani.
Il programma di questa quindicesima edizione si dipana tra le molteplici possibilità di relazione tra arte contemporanea e immagini in movimento: presenta opere di artisti che hanno fatto dell’utilizzo del video un elemento indissolubile della loro ricerca, così come di artisti al loro esordio cinematografico; mostra la vitalità del video come mezzo per affrontare la complessità di riflessioni intime, ma anche di grandi questioni sociali e politiche, o ancora la sua capacità di offrirsi all’arte come strumento per riflettere su stessa, e per raccontarsi.
L’analisi delle tendenze più attuali di questo scenario sarà approfondita non solo con la presenza in sala degli autori – oltre i già citati Rosa Barba e Andres Serrano insieme alla produttrice Sylwia Serafinowicz, Juul Hondius, Mitra Farahani, Maurizio Sazio e Clementina Ricci, Assaf Gruber, Éric Baudelaire insieme all’attore Oxmo Puccino, Giorgio Andreotta Calò, Gerard Ortín Castellví – ma anche tramite due diversi momenti di incontro del programma dei Festival Talks. Il 18 novembre, alle ore 15, presso il Cinema La Compagnia si terrà Abitare il film. Il cinema e le XR immersive, una conversazione sulle forme di sperimentazione emergenti fra arte e cinema e la potenzialità delle extended reality (VR, AR, MR), con Barbara Grespi e Andrea Pinotti del progetto di ricerca An-icon dell’Università degli Studi di Milano e Paola Valentini dell’Università degli studi di Firenze. Il 19 novembre, alle ore 15, nell’ambito di VISIO-European Programme on Artists’ Moving Images, il progetto ideato e curato da Leonardo Bigazzi dedicato ad artisti under 35 che utilizzano le immagini in movimento, si svolgerà presso l’Altana di Palazzo Strozzi il panel internazionale Curating the Immaterial: Moving Images Between Physical and Digital Space con la partecipazione di Sophie Cavoulacos, curatrice associata del Department of Film/MoMA, Andrea Lissoni direttore artistico Haus der Kunst Monaco, e Valentine Umansky, curatrice International Art /Tate Modern. Modera Erika Balsom, docente in Film Studies al Kings College di Londra. Il 21 novembre, alle ore 15.30, presso la Fototeca del Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut, Palazzo Grifoni Budini Gattai, si terrà la lecture dell’artista Assaf Gruber “Transient Witness”: una ricerca filmica tra collezionismo, politica e istituzioni dell’arte, introdotta da Gerhard Wolf, direttore Kunsthistorisches Institut in Florenz.
Tra film e documentari, il programma de Lo Schermo dell’arte incontra grandi figure dell’arte di oggi e del passato. Guarda all’eredità dei maestri del cinema A vendredi, Robinson della regista iraniana di base a Parigi Mitra Farahani, offrendo l’ultima apparizione al cinema di Jean-Luc Godard, protagonista del film insieme al regista iraniano Ebrahim Golestan, in un dialogo a distanza tra i due maestri, come dei “Robinson” nei rispettivi isolamenti. È un viaggio nella storia dell’arte quello compiuto dall’artista francese Philippe Parreno che, grazie alle tecnologie, crea un’immersione nell’universo di Goya in La quinta del Sordo, film realizzato in occasione della recente mostra dedicata al pittore spagnolo alla Fondation Beyeler di Basilea, e in mostra al Museo del Prado. Attraverso il suono Parreno ricrea gli ambienti della casa dove Goya dipinse le Pinturas negras, creando una sorta di architettura speculativa, amplificata dall’esecuzione dal vivo di una partitura originale per violoncello.
Il programma si muove anche tra diverse discipline: la coppia che ha segnato la storia della performance è al centro del documentario Marina Abramović & Ulay. No Predicted End di Kasper Bech Dyg, nato dal loro storico incontro a trent’anni dalla fine della collaborazione, ripreso poco prima della scomparsa di Ulay da una troupe del Louisiana Museum of Modern Art. Celebra invece l’architetto fiorentino Leonardo Ricci e ne racconta la figura e il pensiero Ogni mattina si nasce di nuovo. Vedute poetiche tratte dall’Anonimo del XX secolo di Leonardo Ricci di Maurizio Sazio. Tra i documentari, Back to Basquiat di Pierre-Paul Puljiz offre un nuovo sguardo sulla vita di Jean-Michel Basquiat, alla ricerca dell’identità del leggendario artista afroamericano prematuramente scomparso. Sempre sull’arte afroamericana è un altro documentario, The Melt Goes On Forever: The Art and Times of David Hammons di Harold Crooks e Judd Tully, che entra nel mondo di David Hammons, dagli studi con Charles White a Los Angeles fino alla fama a New York negli anni ’80, mentre il cortometraggio A Clay Sermon dell’artista di Chicago Theaster Gates, parte di un più ampio progetto presentato alla Whitechapel Gallery di Londra, è l’occasione per riflettere sul significato ancestrale e spirituale dell’utilizzo dell’argilla nel suo lavoro.
L’arte si lega a un percorso di riscatto in Art & Krimes by Krimes di Alysa Nahmias: storia di redenzione dell’artista americano Jesse Krimes, dagli anni trascorsi in prigione fino ai riconoscimenti artistici e al suo impegno a sostegno di altri artisti detenuti. A fargli eco è l’incontro dell’artista francese Pauline Curnier Jardin con le detenute della Casa di Reclusione Femminile della Giudecca, da cui è nata l’opera video Adoration, in occasione della presentazione del LIAF – Lofoten International Art Festival alla Biennale di Venezia.
Si muovono tra realtà e finzione, per entrare in una dimensione più intima e introspettiva, Iκαρος (Icarus) di Giorgio Andreotta Calò e A Flower in the Mouth dell’artista e filmmaker franco-americano Éric Baudelaire. Il primo mediometraggio dell’artista italiano parte dal mito di Dedalo e Icaro per mettere in scena un atto simbolico e performativo all’interno dell’ex Padiglione delle Farfalle del Rensenpark di Emmen. Il film di Baudelaire si svolge in due atti, il primo all’interno del più grande mercato di fiori del mondo, in Olanda, il secondo in un caffè parigino dove va in scena un dialogo ispirato a L’uomo dal fiore in bocca di Pirandello.
Lo Schermo dell’arte offre anche diversi sguardi politici sul mondo, con film e documentari che si interrogano sui rapporti di forza che lo attraversano, delimitano il paesaggio, impongono confini, più o meno visibili, che ostacolano le libertà e i diritti dell’uomo. A sfidarli è il lavoro di Trevor Paglen, la cui ricerca è raccontata nel documentario Unseen Skies di Yaara Bou Melhem: l’artista americano usa la tecnologia per svelare le strutture nascoste di potere e sorveglianza che dominano l’ambiente e il cielo. Foragers. Al-Yad Al-Khadra, dell’artista americana di origine palestinese Jumana Manna, rivela le contraddizioni del conflitto tra le autorità israeliane e il popolo palestinese nelle riserve naturali delle alture del Golan. 45th Parallel dell’artista giordano Lawrence Abu Hamdan ci conduce in luogo culturale transfrontaliero, l’Haskell Free Library and Opera House, al confine tra Stati Uniti e Canada, emblema del rapporto tra libera circolazione e libertà di pensiero. Il potere è anche quello dello sfruttamento della natura da parte dell’uomo come racconta Agrilogistics dell’artista catalano Gerard Ortín Castellví mettendo in scena la vita automatizzata di una serra che di notte però accoglie presenze naturali inaspettate. La stessa arte è messa in discussione come veicolo di potere, simbolico e materiale. To Unveil A Star dell’artista olandese Juul Hondius ruota attorno ai significati della grande scultura che dal 1971 si trova davanti al quartier generale della NATO di Bruxelles; mentre Transient Witness dell’artista israeliano di base a Berlino Assaf Gruber riflette sui rapporti di potere che regolano il collezionismo e il possesso di opere d’arte, tra dimensione pubblica e privata.