Rebecca Salvadori “The sun has no shadow” Recontemporary / Torino

19 Febbraio 2023

“The Sun Has No Shadow” è un evento di screening che esplora aspetti della cultura techno, sia come esperienza individuale che come forma di ritualità collettiva. Mediante i film Tresor Tapes e The Sun has No Shadow di Rebecca Salvadori, la mostra si sviluppa secondo una dinamica binaria che attiva una tensione generativa tra poli opposti – Londra/Berlino, archivio/memoria affettiva, esperienza individuale/rituale collettivo. Un terzo film, Empathy, porta l’attenzione al silenzio e al ritratto.

The Sun Has No Shadow è un viaggio intimo attraverso una serie di raves, clubs e performances live: un manifesto video personale e, allo stesso tempo, un omaggio alla città di Londra. Approfondendo ulteriormente i temi affrontati nella raccolta di film Rave Trilogy (2020), The Sun Has No Shadow si introduce più a fondo nelle comunità formatesi intorno alla musica elettronica, fornendo un senso del contesto londinese e mettendo in luce l’intimità tra coloro che ne fanno parte. Queste meta-narrazioni sono ritratte all’interno di una cornice intima e soggettiva, in cui vedute periferiche notturne, sequenze di persone danzanti, momenti di catarsi collettiva, si fondono insieme a riflessioni universali, dilemmi esistenziali e visioni differenti. Il film si concentra particolarmente sul club FOLD e sul format di rave diurno UNFOLD, che posiziona il DJ nel centro del club: questo particolare utilizzo dello spazio diventa il marchio di un approccio alternativo alla collettività, formando connessioni fisiche profonde e senso di unione.

Tresor Tapes è un progetto commissionato da TRESOR Berlin in occasione della mostra “Tresor 31 Techno, Berlin und die große Freiheit” (2022) al Kraftwerk di Berlino. Salvadori lavora con i vasti archivi video e sonori del TRESOR per costruire un ritratto parallelo a The Sun Has No Shadow. Proiettati l’uno accanto all’altro, i due film utilizzano metodi diversi di trattare gli archivi della memoria personale e collettiva e di riflettere sulla documentazione della club culture.

Empathy immerge lǝ spettatorǝ in un profondo spazio di silenzio profondo. Quattro scene composte da primi piani di amicǝ: il movimento silenzioso delle labbra e gli effetti di slow motion estraniano dal linguaggio cinematografico, catturando i pensieri, l’universo interiore deǝ protagonistǝ. Il pubblico diventa così testimone involontario di una conversazione sincera e autentica. I primi piani strettissimi e l’assenza del sonoro creano uno spazio intangibile, fatto di emozione, estraneazione, separazione.

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