“Xenon Palace: Crystal Zastruga” è la prima mostra personale in Italia dell’artista francese Sara Sadik, un’installazione multimediale che dà forma a un futuristico hookah lounge.
Xenon Palace è un luogo distante dal mondo reale, un ambiente fumoso, abitato da fantastiche creature, gli Xenon, che emergono dalle esalazioni dei narghilè. Qui l’artista esplora la dimensione magica dell’infanzia che prende forma nell’età adulta, attraverso un ambiente immersivo, attraversato da una grande seduta gonfiabile, che ci porta nell’universo sospeso di Zetrei, il protagonista, interpretato da Émile-Samory Fofana. Zetrei è un uomo solo, che ha perso amici e famiglia, costretto a vivere in un mondo a lui estraneo, e che solo trascorrendo le sue giornate a Xenon Palace, trova il suo paradiso di pace, capace di lenire la solitudine e la tristezza della propria esistenza.
A metà strada tra fiction e documentario, esperienze quoti- diane, biografia, videogiochi, fantascienza e rap francese, l’opera di Sara Sadik crea storie iniziatiche in cui si muovono giovani protagonisti intenti in un processo identitario di trasformazione fisica e mentale. Così tra le visioni allucinogene del fumo, Zetrei si immerge nella dimensione di Crystal Zastruga, un paesaggio innevato, costellato di cristalli ghiacciati, in cui compie il suo viaggio.
Incentrato su temi di integrazione, identità ed emarginazione in una società ancora profondamente discriminante, il lavoro di Sara Sadik manifesta alcuni dei temi centrali delle politiche sociali orientate su un razzismo istituzionalizzato e il suo processo di desimbolizzazione.
“Parlando dell’opera di Sara Sadik si parla spesso di beurcore: una reinvenzione dell’afrofuturismo basata sulle esperienze e sui riferimenti culturali legati alle diaspore maghrebine. La repressione culturale e religiosa di una società islamofobica mira non solo a escludere, ma anche a precludere ogni sentimento di comunità veicolato dal simbolismo. Questo è l’obiettivo quando la destra evoca in modo così virulento e osceno una cultura giude-o-cristiana: mentre i dominanti beneficiano di un insieme simbolico di riferimenti, gli oppressi sono condannati a essere stereotipi”. (Félix Boggio Éwanjé-Épée e Stella Magliani-Belkacem in Sara Sadik, CURA. 38, The Generational Issue, Spring Summer 2022¬).
Nata da una collaborazione tra istituzioni pubbliche e private, la mostra di Sara Sadik è chiamata a spostarsi quindi all’Accade- mia di Francia a Roma – Villa Medici, con una performance di tre giorni (aprile 2023), prima di trasferirsi – con un secondo capitolo della mostra – alla Kunsthalle Lissabon, a fine giugno 2023.