-Cosa ti piace, straordinario straniero?
-Amo le nuvole… le nuvole che passano… laggiù… laggiù… le meravigliose nuvole!
Charles Baudelaire
Piccole poesie in prosa
Andrea Bolognino ha voluto cambiare aria ed è tornato a Napoli con Osservatorio, una serie di nuove opere che, ancora una volta, colpiscono per la saldezza della ricerca. Attualmente Bolognino vive a Monaco di Baviera, dove ha stretto amicizia con giovani artisti tedeschi e i numerosi colleghi stranieri presenti nella capitale bavarese. Sarà stata la familiarità con le collezioni della Lenbachhaus e del Blaue Reiter a nutrire la sua sensibilità? Andrea parla, infatti, di Franz Marc, di Kandinsky e dei disegni di bambini conservati in questo straordinario museo.
Già lo scorso anno, i costumi ideati per Tauromachia – la sensibile performance realizzata con il fratello Adriano – ci avevano fatto intuire quanto il suo sguardo si fosse ampliato al movimento e allo spazio, rispetto alle opere della mostra a Capodimonte concepite come un omaggio alla Parabola dei ciechi di Breughel il Vecchio. Questo movimento trova ora una splendida espressione nelle opere su tela di grandi dimensioni in cui i confini tra la pittura e il disegno sembrano sfumare, una tecnica che l’artista ha a lungo preferito su tutte le altre.
Il disegno ormai non è più il linguaggio circoscritto allo studio, all’elaborazione, al progetto, ma persiste materialmente e concettualmente come la proiezione del pensiero, il legame più forte che unisce le arti. Bolognino dà al disegno una nuova accezione, suggerendo ancora una volta che la bellezza possiede una sua energia e una sua logica. Qual è il potere dell’artista nello sviluppare le sue energie, i voli di fantasia, queste esplosioni che si diffondono sulla tela come abbagli o macchie? Il Surrealismo, da Yves Tanguy a Roberto Matta e Arshile Gorky, ha aperto la strada, ma Bolognino appartiene a un background diverso e le sue composizioni anamorfiche perseguono forme di realtà, paesaggi astratti e immaginari, dove la figura si compie da sola, che sia in dialogo con l’artista o con l’intelligenza artificiale che attiva le proprie funzioni per lo sviluppo della composizione.
Il risultato è un nuovo abbagliante scenario di colori e forme, dove le ragioni della bellezza si intrecciano con quelle della rêverie.