Thomas Dane sull’apertura della galleria a Napoli

19 Dicembre 2017

La scorsa primavera ha annunciato l’intenzione di aprire una seconda galleria e di volerla a Napoli. Lo spazio aprirà a gennaio 2018. Ci racconterebbe della storia della galleria e dei suoi inizi?
È nato tutto da una conversazione con Steve McQueen. All’epoca non avevo una galleria e non ci pensavo neanche. Steve voleva cambiare gallerie e pensava sarebbe stato interessante essere rappresentato da una galleria indipendente. Tutto ciò si materializzò nel 2004. Prima di Steve, ero coinvolto in diverse attività di supporto agli artisti, a cominciare dalla casa editrice Ridinghouse, con Karsten Schubert e Charles Asprey, fino al supporto nell’organizzazione del fund raising per The Project ad Harlem (New York).
Ho anche lavorato alla creazione di collezioni, uno dei miei interessi principali. Era un mix eclettico, che per me aveva il suo senso. È stato duro fondare una galleria e non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di François Chantala (il mio business partner) e di Martine d’Anglejan-Chatillon (ora, un’ex business partner). I primi sette anni sono stati duri.

È chiaro che aprire uno spazio a Napoli sia più una scelta romantica che commerciale. Che tipo di programma avete pensato? E che tipo di coinvolgimento con la città?
Sì, penso che Napoli possa considerarsi una scelta romantica, ma allo stesso tempo spero non si riveli una decisione folle. Napoli è una città bella e seducente come nessun’altra in Europa. Circa un anno prima di prendere questa decisione, avevo pensato di aprire uno spazio nell’Upper East Side a New York; poi però mi sono reso conto che non volevo lavorare a New York.
Ero stato a Napoli nell’aprile del 2016 e avevo chiesto a Allegra Hicks – artista e designer, ma anche una cara amica – la sua opinione riguardo un possibile mio spazio in città. Lei rispose “Fantastico! Lo dovresti fare”. Allegra ha seguito tutte le fasi di questo progetto, presentandoci le persone che poi lo hanno reso possibile. Abbiamo immaginato un programma di tre mostre all’anno, per la maggior parte di artisti che già fanno parte della galleria. La prima personale sarà di Glenn Ligon, che penso abbia afferrato immediatamente quello che stiamo cercando di fare.
Ci sarà anche uno spazio dedicato alle residenze d’artista, dove spero di ospitare artisti per due circa due o tre settimane, facendogli visitare la città. È tutto un processo in divenire ma queste dovrebbero essere le idee cardine. I napoletani sono stati molto accoglienti e sorpresi, il loro ottimismo ci ha molto ispirato. Abbiamo già coinvolto una direttrice che vive in città, Federica Sheehan, che sta creando il nostro network locale.

Cosa pensa dello scenario contemporaneo a Napoli?
Ci sono alcune gallerie eccellenti a partire da Lia Rumma e Alfonso Artiaco fino a gallerie giovani come Fonti. Anche il museo MADRE è vivace. Spero di poter dare anche il mio contributo.

Che tipo di dialogo ci sarà fra lo spazio londinese e quello napoletano?
Non lo sappiamo ancora. Sia Napoli che Londra hanno storie complesse ed affascinanti, così come entrambe sono porti strategici. Dobbiamo pensare tanto alle relazioni fra passato e presente, quando a creare nuovi legami. Ho sempre creduto, per il programma dello spazio londinese, a una galleria con una struttura aperta ad apporti esterni. In questo Napoli non sarà differente. Entrambe le città hanno prosperato attraverso gli scambi ed il cosmopolitismo, e questo è proprio il mio modo di essere. Particolarmente oggi, per il tempo che stiamo vivendo. Spero che possiamo portare mostre ed artisti in entrambe le direzioni; Stiamo già parlando di queste idee con alcuni curatori di base a Londra.

Ha lavorato con molti artisti internazionali di chiara fama ma c’è solo un’italiana nella sua lista, Marisa Merz. Pensa che questo nuovo spazio possa essere l’occasione per lavorare con altri artisti italiani? Oppure Napoli è stata pensata come una piattaforma dove esporre arte soprattutto straniera?
In realtà abbiamo ospitato mostre anche di un’artista italiana, Luisa Lambri. Detto ciò, non vedo l’ora di conoscere più approfonditamente la realtà napoletana e la scena italiana in generale. Certamente intendiamo portare artisti come Steve McQueen, Cecily Brown e Glenn Ligon, che sono tutti entusiasti all’idea di esporre a Napoli. Ma non intendiamo essere solo una piattaforma o un incubatore; vorremmo piuttosto portare le nostre idee, partecipare e imparare da quello che accadrà.

Cerca altri articoli

News