Richard Serra, ei fu.
Gian Tomaso Liverani, nobiluomo di Faenza, già console onorario sulle grandi navi da crociera, nel 1957, apre a Roma la galleria, che poi diventerà mitica, La Salita, in Salita San Sebastianello a Piazza di Spagna. E prima de L’Attico e contemporaneamente alla Tartaruga di Plinio de’ Martiis, La Salita diventa il vero riferimento dell’arte contemporanea romana. Liverani, uomo colto, raffinato, viveur, ottimo inglese, è il generatore della nuova arte che si stava affacciando in Italia. Da lui passano anche Burri, Fontana, Schifano, Tano Festa, Francesco Lo Savio, Perilli, Novelli. E naturalmente anche artisti stranieri in Italia, primo fra tutti Richard Serra, giovane artista americano e borsista a Firenze con sua moglie, la già affermata Nancy Graves, anch’ella borsista. E a chi poteva rivolgersi la tumultuosa promessa dell’arte nuova, Richard Serra, se non a un aperto sperimentatore come Gian Tomaso Liverani, navigatore di lungo corso, con il suo selettivo porto di mare, La Salita?
E a maggio del 1966 il mondo dell’arte romano ma non solo, ebbe un sussulto, con la mostra “Animals habitats live and stuffed…” di Richard Serra con animali impagliati e vivi. Vedere una mostra con volatili impagliati e maialini in gabbia non era propriamente ciò che un frequentatore abituale di galleria poteva aspettarsi. Anche se eravamo in pochi alla inaugurazione. Mi sembra di ricordare Tano Festa, suo fratello, l’introverso Francesco Lo Savio, Mario Schifano, Jannis Kounellis, Sergio Lombardo, Marisa Volpi, il sempre curioso Achille Perilli. E qualcun altro. Mi pare anche Pino Pascali con la sua moto all’ingresso. E tanto, tanto odore di animali reclusi. E poi fuori, molto rumore dei primi animalisti. Ma la bomba era scoppiata e il verbo viaggiò da solo, per Roma e per l’Italia. Infatti quella sera a Roma nacque, per mano di un americano, l’Arte Povera (Germano Celant, scusami ma tu non c’eri e non potevi sapere quale nervosa scossa procurò quella mostra). Jannis Kounellis rese omaggio, un anno dopo, senza annunciarlo, a Richard Serra esponendo da Sargentini all’Attico, pochi isolati da La Salita, i pappagalli su uno sfondo pittorico e due anni dopo i cavalli, sempre da Sargentini ma questa volta nel grande garage di via Beccaria, dove esporrà anche Gino De Dominicis Lo Zodiaco e La Mozzarella in carrozza. Richard Serra, già influenzato credo da sua moglie, Nancy Graves, talentuosa artista e antropologa vicino alla Process Art, movimento che precedette l’Arte Povera italiana e di cui anticipava alcuni aspetti formali.
E dopo questa bomba post dadaista, Richard Serra torna a New York ed entra in contatto con Carl Andre e i minimalisti americani. E da dadaista Richard si trasforma in simbolo del minimalismo imponente. Ma questa è un’altra Storia.