Il movimento si fa design, il movimento diventa arte.
Technogym ha risemantizzato il concetto di wellness, inventando una nuova categoria nel benessere, nei suoi primi 40 anni. “Il movimento è causa d’ogni vita”, ricorda Nerio Alessandri, che a soli ventidue anni ha trasformato il garage di famiglia in un laboratorio di idee leonardesco che, come in una start-up tecnologica antelitteram, ha dato vita a un’azienda diventata poi globale.
Technogym ha portato infatti nel mondo una nuova prospettiva, inedita e contemporanea, dove design, tecnologia, innovazione, si riassumono nell’invenzione di nuovi strumenti per il benessere di corpo e mente. E dove la bellezza diventa un elemento di continuità, dalla ricerca dei materiali al disegno, in un susseguirsi di brevetti. Il punto di svolta è stato immaginare un nuovo modo di interpretare il movimento che ha portato Technogym ad essere uno state of mind. L’allenamento entra il salotto, stupisce nel living per uscire dallo spazio “tecnico” della palestra ed integrarsi nella nostra quotidianità come elemento fondamentale grazie ad una visione olistica della vita.
Non poteva mancare anche l’arte in questa avventura. E così i quarant’anni sono l’occasione per aprire nuove vie e nuove strade. Non solo per celebrare una storia di successi ma per dare colore e ulteriore creatività all’iconicità. E così 40 artisti e designer hanno ripensato liberamente un simbolo del marchio come la Technogym Bench che si è fatta tela bianca. Con la direzione di Giulio Cappellini e Bruna Roccasalva si sono susseguiti, in un calembour di forme e materiali, di approcci e attitudini, artisti come Patricia Urquiola, Antonio Citterio, Nendo, Walter De Silva e Mario Antonioli, Elena Salmistraro, Kelly Hoppen, Michele Bönan, Rolf Sachs, Piero Lissoni, Nerio Alessandri o Tiffany Lovage.
Ognuno con una sua personalissima idea che si è trasformata in una mostra che attiva i muscoli neuronali oltre che fisici. Oltre che spingere anche la solidarietà, visto che a settembre tutte le creazioni andranno all’asta per contribuire alla causa dell’Unicef. Perché il bello incontra anche il buono, in e con nuovi movimenti.