Nella seconda edizione di “Cinque alla Prima” dedicata alla fotografia, le artiste e gli artisti selezionati si immergono nel contemporaneo e lo interpretano secondo le loro peculiari modalità di espressione e soggettivazione.
Capaci di immergersi in dinamiche quotidiane e di confrontarsi con l’era del post-internet, i progetti in mostra, presso gli spazi di Area Treviglio, adottano modalità progettuali che sfidano la bidimensionalità della fotografia. Integrando intelligenza artificiale, supporti tridimensionali e dispositivi digitali o elettronici, esplorano le potenzialità del medium fotografico e le relazioni tra i nuovi strumenti di creazione e manipolazione dell’immagine e di ripresa del reale.
La pratica dell’artista Noemi Comi (Catanzaro, 1996) incorpora formati fotografici multipli. Nel progetto in mostra Demeter (2021 – in corso), ricordando l’importanza delle proprie origini e affascinata dagli ex-voto legati al culto della dea Demetra in Calabria, Comi appronta un angolo della stanza per le proprie offerte votive, tentando di guadagnarsi il favore della divinità. Si rivela una precisa commistione tra l’utilizzo di un linguaggio misterico e quello contemporaneo, proprio dell’estetica dell’artista. Nella stessa stanza, le tre serie di ritratti fototessera, scattati automaticamente nelle apposite cabine e appartenenti al progetto ID (2021 – in corso) di Sara Davide (Milano, 1994), rivelano l’ingegno dell’artista stessa nel raggirare la rara impossibilità odierna di apporre filtri digitali in fotografia. Attraverso l’applicazione di protesi avviene una plurima “metamorfosi” di Davide. L’artista è in grado di trasformare non solo la propria identità, ma anche la realtà organica dei contenuti, come in Ecdisi (2020), secondo progetto esposto nella sala centrale, relativo allo studio del fonomeno biologico omonimo di muta e rinnovamento dello strato superficiale del tugumento in atropodi e rettili, presentato come processo di elaborazione della matericità dell’immagine attraverso gli algoritmi propri del DeepDream.
Sul lato opposto della medesima sala espositiva, altre riflessioni sull’identità e sull’alterazione della realtà, questa volta associate al senso di resilienza nella comunità queer, vengono affrontate nel progetto Fantamania (in corso) di Niccolò Quaresima (Roma, 1995). Il progetto indaga l’emergere sempre più frequente di condizioni di ansia sociale che scaturiscono in comportamenti e sfide che permeano il quotidiano. Affronta, inoltre, difficoltà relazionali, gli abusi sociali, le paranoie interne, i deliri visivi, la forza della famiglia elettiva nella ricerca di rinascita o di maggiore intimità nei rapporti sessuali, come nella pratica del ChemSex, spesso evolvendo in grottesche distorsioni della realtà. Esplorare le possibilità trasformative dell’immagine rappresenta una linea di ricerca intrapresa anche da Lorena Florio (Pescara, 1996).
Con due progetti, Lacerazioni (2020, al centro) ed Essere per Sempre (2021 – in corso, ai lati), Florio interrompe la continuità della materia attraverso la manipolazione fisica dello scatto fotografico. Consente nuove prospettive sulla realtà, dapprima attraverso il riposizionamento della luce e la rielaborazione della stampa, poi concentrandosi sull’esplorazione e la resa scultorea dei corpi, creandone una raffigurazione stratificata, di combinazione servendosi della stessa sintesi rappresentativa. Giacomo Erba (Milano, 2001) approccia l’ampiezza degli archivi fotografici liminali e presenta invece l’opera inedita ^:^2027^:^ (2024). Una creatura generata con intelligenza artificiale identificata come “Opium Bird” e attribuita all’utente “dre.vfx”, diventata un meme virale nel 2023, tanto frequente da ipotizzarne una reale esistenza. A inizio 2024, I’unica traccia riscontrabile della creatura sono alcuni archivi weirdcore su Instagram. L’opera si pone come tentativo di recupero di una mitologia di transizione ed ambigua. Un immaginario criogenico e di esplorazione notturna permettono l’incontro con una creatura effimera e mimetica che si rivela solo a chi osa avventurarsi in solitudine.
Tutti insieme, gli artisti dell’edizione “Cinque alla Prima” 2024 rappresentano un affascinante tentativo di ripensare lo stile visivo della fotografia non più identificata come singolo oggetto né come singola azione. Il suo risultato è quello di una storia per immagini che incorpora diverse influenze e atmosfere del contemporaneo, riconoscendo la fotografia nelle sue molteplici forme e costante presenza.