Questo è il settimo appuntamento di un progetto in corso intitolato “The Ground”, il cui scopo principale è lo scambio. Purtill offre ‘grounds’ (un supporto/superficie su cui realizzare un dipinto o un disegno) ad altri artisti. Questa è stata la base e l’etica del lavoro che Purtill ha portato avanti negli ultimi due decenni.
A proposito di questo progetto, Purtill afferma: “Quando realizzo un ground ho in mente una persona specifica, e poi lo offro come modo per dimostrare che ho dedicato del tempo pensando ad essa. Sono persone che amo. Questo è lo scopo dello scambio”. Il più delle volte, la persona che riceve il ‘ground’ sceglie di farne qualcosa. E periodicamente vengono allestite mostre con le opere risultanti, che gli artisti hanno scelto di restituire – o scambiare – per l’occasione. Da Martina Simeti, “The Ground” è installato in tre sale e comprende tredici kites/aquiloni, un dipinto, tre disegni e una levitazione. Nella sala principale ci saranno undici aquiloni. Purtill ha regalato dei grounds- in questo caso fogli di carta estratti da libri antichi e macchiati di tè verde – a ciascuno degli artisti partecipanti. I loro disegni (realizzati con media diversi) sono appesi a intricate costruzioni di bambù fatte a mano da Purtill. Insieme, la cartae il bambù formano quelli che Purtill chiama kites/aquiloni. Sebbene questi kites non siano fatti per volare come un aquilone tradizionale, sono sospesi sfidando la gravità e svolazzano al minimo movimento d’aria.
Al piano superiore della galleria sono esposti tre disegni di Purtill. Al piano inferiore, invece, Purtill installa un grande dipinto di Jay Heikes su un teatro improvvisato in cui, all’apertura della mostra, avverrà una levitazione. Questo momento viene attivato da una colonna sonora commissionata ad Adam Horovitz e accompagnato da due aquiloni con disegni di Purtill.