La luce è un elemento di vitale importanza per Dominique White e la sua pratica artistica. Per questo quando a inizio maggio, e dopo una primavera incredibilmente piovosa, il mio treno si avvicinava a Firenze e il sole iniziava a comparire dietro le nuvole, mi sono sentita sollevata. Sembrava che anche il sole fosse lì per l’apertura della mostra personale di White, “Destruction of Order,” presso VEDA, galleria con cui l’artista collabora dal 2019.
L’abilità di White di comprendere come la luce influisca e interagisca con lo spazio e i diversi materiali è evidente nel modo in cui essi si trasformano costantemente con il passare del tempo e il variare della luce del giorno. Il sole del tardo pomeriggio, proiettando lunghe ombre e infonendo la stanza di un bagliore caldo, conferisce alle opere in mostra una presenza dinamica, facendole apparire quasi come reliquie che lentamente affondano nelle profondità del mare. Effetto particolarmente significativo visto l’interesse di White per l’“aquatic Afrofuturism,” 1 un tema profondamente radicato nella sua pratica dal 2014. Vivendo a Marsiglia, una città legata strettamente al mare, questa connessione si è ulteriormente espansa, conferendo alle sue opere elementi che richiamano la vita marittima, come l’utilizzo delle reti da pesca.
“Destruction of Order” segna un’evoluzione rispetto ai lavori precedenti dell’artista, incarnando un’esplorazione del caos e della trasformazione attraverso l’intreccio di materiali, luce e profondità tematica. La mostra comprende cinque nuove opere che approfondiscono il concetto della distruzione dello stato-nazione utilizzando gli stesso strumenti del “padrone”, tema che White aveva già iniziato a indagare nel 2023 con la personale “When Disaster strikes” presso la Kunsthalle Münster, attraverso quella che lei definisce una “profezia cannibalistica.”
Il titolo della mostra, ispirato da “Interstellar Fugitives 2 – Destruction of Order,” album del 2005 del collettivo musicale americano Underground Resistance, definisce il tono delle correnti tematiche che White vuole navigare. La scelta del titolo sottolinea anche la connessione dell’artista con la musica come influenza silenziosa ma costante nel processo creativo. La natura caotica e profetica dell’album rispecchia appieno l’energia dirompente che White cerca di catturare e trasmettere nelle sue sculture.
Le cinque opere in mostra appaiono leggere e pesanti allo stesso tempo, riflettendo un paradosso che attraversa l’intera mostra. Le strutture in ferro, arrivate a Firenze direttamente dal suo studio, servono da spina dorsale per ogni opera. Tuttavia, nonostante la natura sostanziale di questo materiale, c’è un innegabile senso di sospensione e fragilità, anche temporale. Le opere destination Unknown e undetected (entrambe del 2024), ad esempio, possono essere viste quasi come speculari l’una all’altra: una raffigurante un atto di ribellione già completato contro il padrone, mentre l’altra ancora in attesa di compimento. Questa dualità aggiunge un livello di complessità temporale, generando domande sulla permanenza nel tempo di tali atti.
Il processo di installazione delle opere è stato un lavoro in corso fino all’inaugurazione della mostra, enfatizzando l’importanza dell’adattabilità e del contesto spaziale nel suo lavoro. La disposizione finale è stata una culminazione di decisioni spontanee e risposte allo spazio della galleria, permettendo a ogni lavoro di trovare il proprio posto in modo organico. Questo approccio è in linea con la sua visione per cui uno spazio non è mai neutro e ogni ambiente interagisce in modo unico con le opere, alterando l’esperienza dello spettatore.
L’influenza del fuoco e del carbone nelle ultime opere di White aggiunge un’ulteriore dimensione di trasformazione e distruzione. Questi elementi introducono un tono più scuro, risuonando con il tema della mostra di caos e ordine. La giustapposizione di queste forze elementari grezze con la delicatezza della presentazione complessiva evidenzia la capacità di White di bilanciare qualità contrastanti, creando un’atmosfera che sembra allo stesso tempo imminente e serena.
In particolare, la variabilità delle sculture con il cambiamento delle condizioni di luce ne aumenta la qualità eterea. Nell’ombra, opere come live harnessing of the unknown storm (2024), collocata nell’angolo destro dello spazio espositivo, assumono quasi una presenza senziente, reminiscente di sentinelle o sinistri presagi. Questa variabilità sottolinea l’aspetto temporale del lavoro di White, suggerendo un’evoluzione continua e un’interazione con l’ambiente.
“Destruction of Order” è un’esplorazione del caos, della ribellione e della trasformazione, in cui l’artista invita gli spettatori a confrontarsi con la natura fluida e in continua evoluzione dell’ordine e del disordine. Le opere creano un’esperienza immersiva che sfida le percezioni, evocando un profondo senso di presenza e transitorietà.