Wang Haiyang “Love Dart” Capsule Venice / Venezia

10 Luglio 2024

Capsule Venice è lieta di presentare al pubblico il suo programma estivo: “Love Dart”, la mostra personale di Wang Haiyang e i progetti speciali “Dipinti” e “Beats”, rispettivamente di Alessandro Teoldi e Feng Chen. Queste tre nuove mostre che si svolgeranno dal 6 luglio all’8 settembre 2024 andranno ad attivare i diversi spazi espositivi della sede veneziana situata a Dorsoduro 2525.

In “Love Dart” – ospitata presso il piano nobile dello spazio principale e nell’intera galleria annessa – l’artista cinese Wang Haiyang (nato nel 1984 nello Shandong; vive e lavora a Pechino) presenta il suo corpus pittorico più recente abbinato a una selezione di animazioni video iconiche e di dipinti realizzati nel corso degli ultimi anni. La mostra, la più completa realizzata finora sul lavoro dell’artista, omaggia una pratica che, con le sue tensioni visive e concettuali inaspettate, sfida lo spettatore e le convenzioni. La dimensione familiare e quella perturbante coesistono e conducono l’individuo attraverso una gamma completamente nuova di possibilità esistenziali e alterità.

Il titolo della mostra si ispira ai dardi acuminati, calcarei o chitinosi, che hanno alcune lumache, in particolare quelle terrestri ermafrodite, che vengono scagliati vicendevolmente durante la fase di accoppiamento. Nonostante il mistero che tuttora avvolge le loro funzioni, i dardi sono scientificamente riconosciuti come uno strumento atto a favorire il processo riproduttivo. Nel corso dei decenni passati, si pensava che i dardi fossero usati per persuadere la potenziale preda amorosa a concedersi. Sebbene alcune spiegazioni si siano rivelate scientificamente errate, il loro potere altamente evocativo esercita tuttora un certo fascino su Wang, così come l’idea che il collegamento tra dardi e copulazione sia già inscritto nell’espressione “dardo d’amore” riferita alle frecce di Cupido/Eros. Wang parte dal mistero che circonda questi elementi e ne svela le sfumature concettuali, evidenziando quanto essi siano legati a sentimenti di attrazione e repulsione, desiderio e pericolo, amore e odio, vita e morte, eccitazione e paura e quanto presuppongano un’interazione tra chi esercita il controllo e chi lo subisce.

La poetica di Wang è esplorata attraverso una nuova serie di acquerelli e acrilici su tela, nonché animazioni, e si traduce attraverso un continuo processo metamorfico in cui la dimensione individuale si lega alle forze primordiali di vita, morte, lussuria, desiderio e sessualità. Utilizzando un linguaggio pittorico sofisticato e stratificato, spesso intriso di riferimenti autobiografici, Wang rivela ciò che si nasconde nei recessi della mente umana, i suoi impulsi e le forze che, seppur sommerse, fanno parte delle nostre vite.

Il progetto speciale “Dipinti” di Alessandro Teoldi (nato a Milano nel 1987; vive e lavora a Brooklyn) è ospitato nella Project Room 1. Le nuove tele ad olio e le gouaches su carta mettono in evidenza la sua fascinazione per un mezzo che, pur non essendo quello da lui abitualmente utilizzato, si rivela fonte inesauribile di ispirazione per sondare la realtà. Teoldi – che ha studiato fotografia prima a Milano e poi a New York, e che negli ultimi anni si è distinto per i lavori realizzati con coperte di diverse compagnie aeree – utilizza la pittura per presentare scene quotidiane, volti familiari e situazioni lontane dalle grandi narrazioni. Queste nuove opere i cui soggetti sono persone, paesaggi, nature morte e oggetti di ispirazione morandiana sono una sorta di diario personale le cui ridotte dimensioni sottolineano un’idea di intimità. Teoldi crea così una piccola enciclopedia del quotidiano che la sua tavolozza traduce in immagini.

“Beats” è il progetto speciale dell’artista multimediale cinese Feng Chen (nato nel 1986 a Wuhan; vive e lavora a Hangzhou) realizzato all’interno della Project Room 2. Qui Feng ricrea uno dei suoi pezzi site-specific più iconici: The Darker Side of Light, un’installazione luminosa e sonora abbinata al video Untitled (2015). Attraverso la trasformazione e il controllo delle cortine installate, Feng Chen crea un’esperienza incentrata sulla stimolazione dei sensi attraverso la quale l’udibile diventa visibile. In questa architettura aliena ma pulsante dalle luci quasi ipnotiche, dai movimenti alternati, il suono scolpisce lo spazio creando un campo esperienziale disorientante in cui materiale e immateriale si sovrappongono e le regole comuni della percezione svaniscono per evocare una nuova realtà sensoriale. Una volta entrato, lo spettatore è invitato ad abbracciare una nuova logica spaziale e temporale per diventare pienamente consapevole della sua funzione come altro possibile elemento che attiva lo spazio o viene a sua volta attivato da esso. La sincronizzazione è centrale nel processo di fruizione delle opere: il suono è intriso di una particolare tangibilità, come nelle immagini video proiettate che pulsano ritmicamente in una sorta di battito cardiaco dello spazio.

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