“Feelings” / Bergamo

26 Settembre 2024

Dal 21 settembre al 3 novembre 2024 apre al pubblico “Feelings”, mostra collettiva a cura di Roberto Lacarbonara, distribuita tra i comuni di Mornico al Serio e Torre Pallavicina, in provincia di Bergamo. L’esposizione include il lavoro di 11 artisti internazionali ed è strutturata in quattro spazi, differenti per storia e peculiarità architettoniche, nei piccoli borghi dello splendido paesaggio compreso tra i fiumi Serio e Oglio.

Noi percepiamo la realtà
soprattutto a partire dalla resistenza, che provoca dolore.
L’anestesia permanente nella società palliativa
derealizza il mondo

[Byung-Chul-Han].

Riportare i sentimenti nel discorso artistico contemporaneo significa affrontare la natura primordiale, affettiva e irrazionale dell’uomo. Nella reazione emotiva, di carattere immediato e automatico, il processo cognitivo si riduce al minimo, così come l’elaborazione razionale. Nella loro configurazione biologica, etologica e antropologica, i sentimenti manifestano un’espressione fisica universale, indipendentemente dalla cultura, dalla storia e dall’individualità. Eppure, stati d’animo e cognizione interagiscono e definiscono il rapporto tra individuo e collettività, generando emozioni complesse alla base dei processi di empatia e motivazione. Inoltre, questi meccanismi primari assumono un carattere comunicativo e sociale, trasmettendo le affezioni individuali in forme mimiche, gestuali e linguistiche.

La mostra “Feelings” raduna opere e installazioni ambientali capaci di visualizzare stati d’animo differenti, forme di risposta alle sollecitazioni della realtà secondo dinamiche comportamentali legate alle emozioni primarie: rabbia, paura, tristezza, gioia, sorpresa, attesa, disgusto, accettazione [Paul Ekman]. Attraverso questo approccio, pur opponendosi a ogni formula di spettacolarizzazione e di immersività – soluzioni sin troppo perseguite nel contesto artistico contemporaneo – l’esposizione intende attraversare la profondità indicibile del sentire, permettendo agli artisti e al pubblico di assumere una posizione di reciprocità, di scambio, persino – se ancora possibile – di empatia.

La mostra si sviluppa in dimore storiche, palazzi, chiese e cascine situate in due paesi della provincia di Bergamo. Nella trecentesca Cascina Castello di Mornico al Serio – già luogo di riprese del film L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi, vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1978 – si esplorano i temi della relazione affettiva e dei legami sentimentali, sia attraverso la serie di sculture “Legami” dell’artista armeno Mikayel Ohanjanyan, sia attraverso un racconto fotografico dell’artista olandese Hanne van der Woude che si addentra nell’intimità familiare e nel percorso di sofferenza e morte di un uomo accanto alla sua compagna di vita. Una scultura dell’artista americano Jason Dodge, costituita da una coppia di corpi illuminanti, orienta inoltre la riflessione verso la condizione sempre asimmetrica, imperfetta e complementare di ogni rapporto umano.

A Torre Pallavicina, nella quattrocentesca Torre di Tristano, due grandi installazioni di Paolo Cavinato oppongono alla spazialità equilibrata e misurata dell’edificio medievale quella asimmetrica, irregolare e labirintica della scultura, agendo sulla componente fisica e corporea della percezione. Poco distante, il Palazzo Oldofredi Tadini Botti, dimora estiva degli Sforza realizzata nel XVI secolo, ospita nel piano nobile gli artisti Loredana Longo, Simona Andrioletti, Gianni D’Urso e Artan (Shalsi), chiamati a riflettere sulle espressioni del conflitto, della lotta e della violenza, oltre che sulla volontà di affermare e difendere cause etiche e diritti umani fondamentali. Nell’antistante chiesa sconsacrata di San Rocco, una grande installazione di Jacopo Benassi allude agli opposti processi della memoria e della dimenticanza: conservazione e rimozione del ricordo, dell’immagine e delle emozioni, sono strategie di sopravvivenza antitetiche ma equivalenti.

Nelle scuderie e nelle cantine storiche dello stesso Palazzo, infine, è collocata l’opera “Progetto di morte per avvelenamento” di Sergio Lombardo, un lavoro del 1970 che indaga i caratteri più insidiosi e liminali della fragilità umana nella vita di un individuo alle prese con la scelta della morte (propria o altrui). A questi interventi, si unisce la presenza “diffusa” dell’opera di Fabio Dartizio, composta da quattro differenti targhe marmoree, affisse in ognuna delle quattro sedi espositive e ad esse correlate per affinità tematiche e sentimentali.

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