Spazio Punch è lieto di presentare “Machine Wreckers: 20 atti in un giorno”, un progetto curato da Arnold Braho, Benedetta Monteleone e Alessandro Quarta. Il titolo fa riferimento ai movimenti di sabotaggio delle macchine durante la prima industrializzazione. Queste azioni si opponevano alla trasformazione del lavoro, delle città e persino della percezione del tempo, manifestandosi in aree marginalizzate e vulnerabili alla devastazione ambientale.
Il progetto è concepito come una grande macchina scenica: attraverso un approccio interdisciplinare presenta video, sound, performance, e installazioni time-based, che esplorano il rapporto tra corpi, macchine e paesaggi residuali, interrogando le tracce materiali dell’industrializzazione e le forme nate in aree decentralizzate. Attraverso una line-up si susseguiranno 20 acts in a day, che hanno la caratteristica di attivarsi a intervalli irregolari, sincronicamente o con ritmi indipendenti l’uno all’altro.
Machine Wreckers ha la peculiarità di smontare continuamente sé stessa, assumendo forme sempre diverse. Il suo intento è quello di esplorare una drammaturgia espositiva attraverso la gestione dei tempi, delle narrazioni, dei processi, dello spazio e della co-presenza del pubblico, così come dei ruoli che si attivano. Allo stesso tempo, però, le strutture di riferimento su cui si basa risultano completamente ribaltate. Ammesso allora che il teatro sia il luogo della contraddizione, e se è vero che questo progetto cerca incessantemente di avvicinarsi alle sue logiche, bisogna chiedersi a questo punto quali sono le contraddizioni che questa mostra vuole rivelare o mettere in questione. Non è un caso che siano il teatro Agit-Prop, tanto quanto la semiotica del sabotaggio, intesi come dispositivi di trasformazione sociale, ad ispirare il titolo del progetto sia nella sua drammaturgia che nell’attitudine, ma anche tramite i mezzi scenici.
“Machine Wreckers: 20 acts in a day” prevede un ingresso posto “dietro le quinte” della grande struttura metallica centrale che compone lo schermo della mostra, una selezione di video e performance sonore, e installazioni intese come ingranaggi di questa macchina scenica. Immagini di luoghi decentralizzati, nascosti, o difficilmente raggiungibili come prigioni di massima sicurezza; apparizioni di memorie animali, l’arrivo di un circo di insetti, teatri in cantiere; propagande commerciali hackerate, discariche sonore, sottoculture punk e marce funebri neomelodiche; discorsi falliti, poesie elettroniche e pratiche coreografiche notturne. Sono solo alcune delle spie indiziarie presenti all’interno del progetto. Credere che la questione della rappresentazione sia oggi irrileggibile, o irrilevante, vuol dire credere che i veri cambiamenti di gruppi e individui non siano influenzati dal tipo di immagini che circolano in una data società.
Con la partecipazione di: Edoardo Caimi, Emanuele Caprioli, Ornella Cardillo, Simone Carraro, Thiago Dezan, Giuseppe Di Liberto, Benedetta Fioravanti, Danila Gambettola, Infinite, Elom 20ce, Musquiqui Chihying, Gregor Kasper, Gabriele Longega, Luca Marcelli Pitzalis, Zazzaro Otto, Pierpaolo Ovarini, Valentina Parati, Rareș, Beatrice Mika Sakaki, Umberto Santoro, Vinicius Jayme Vallorani, VEGA (Francesca Pionati, Tommaso Arnaldi), Vipera, Sebastiano Zafonte.