“Our Souls at Night” Galleria Umberto Di Marino / Napoli

11 Marzo 2025

La Galleria Umberto Di Marino è lieta di presentare “Our Souls at Night”, una mostra collettiva che include le opere di Omar Castillo Alfaro, Guendalina Cerruti, Gwen, Miriam Marafioti, Margherita Mezzetti, Gabriella Siciliano e Yulia Zinshtein.

Il progetto è una microstoria globale, che vorrebbe raccontare la disillusione per il futuro di una generazione – quella nata tra gli anni 90 e 2000 – senza muri e senza confini, ma che per prima sperimenta l’oppressione e la psicosi del fallimento di un’idea di progresso lineare, di uno sviluppo tecnologico che avrebbe appianato le differenze razziali, sessuali, politiche e sociali; costretta in un villaggio globale immerso in un presente espanso in una dimensione in cui il tempo è collassato in un eterno adesso, e dalla paura di futuro soffocato e che ha tradito le premesse di positività e sostenibilità.

In un’epoca apparentemente popolata da individui autoriferiti e sfiduciati, si genera un panorama frammentato, in cui i corpi – umani e naturali – si trovano in uno stato di perenne transizione. Sintetico, digitale, umano, naturale; una materia al di fuori delle disgiuntive categorie moderne diventa veicolo di una nostalgia generazionale, di una piccola storia composta da molte testimonianze dissonanti e contemporanee, che convergono sull’assenza di una verità univoca. Di fronte a questa realtà, ciò che resta è un senso di profonda amarezza, una nostalgia per un passato che sembra irrecuperabile e una malinconia che permea ogni aspetto della vita contemporanea. Questo sentimento di perdita non riguarda solo ciò che è stato, ma anche quello che potrebbe essere stato; è una malinconia per le possibilità non realizzate e per i sogni infranti. Sembra che una generazione cerchi di estendere all’infinito il momento liminale che precede un’azione irreversibile, restando Per sempre lassù.

Indagando dimensioni della solitudine differenti, le pitture di Yulia Zinshtein e Margherita Mezzetti ne offrono interpretazioni contrastanti; la prima ritrae soggetti dai corpi abbozzati e caricaturali, seduti ai tavoli dei bar e che esprimono un’incapacità nelle relazioni umane mentre la seconda in collage di corpi lisci, pallidi e irreali, suscita inquietudine attraverso la fusione di immagini quotidiane con elementi narrativi di finzione. Miriam Marafioti dipinge una realtà cartografica, che gioca con la rappresentazione del paesaggio reale e scientifico, contaminandolo con colori acidi e invadenti elementi naturali.

Si giunge poi a una percezione più oscura e perturbante nei lavori di Gwen che lascia lo spettatore ai suoi incubi, evocando paure e traumi fatti di mostri e streghe, mentre Omar Castillo Alfaro, rivisitando pratiche ancestrali della sua terra d’origine esplora la persistenza di traumi identitari nello sviluppo di una narrazione post-coloniale. Infine, una ulteriore lettura della difficoltà ad abbandonare lo spazio liminale tra adolescenza ed età adulta emerge dall’estetica di peluche e animali da giostra a riposo di Gabriella Siciliano , o ancora nei lavori di Guendalina Cerruti, che combina giochi d’infanzia, come luccicanti perline, a un’estetica grezza da DIY.

In questi racconti a volte diversi, sembra dunque non esserci spazio per un futuro che non rappresenta più qualcosa da attendere con speranza e costruire con fatica, maun peso da lasciare ai nostri antenati.

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