Michelangelo Pistoletto. L’arte come sacramento del mondo di

di 30 Ottobre 2025

C’è una luce che non viene dall’alto ma dal riflesso. È la luce che Michelangelo Pistoletto, da più di sessant’anni, rimanda al mondo come specchio della propria coscienza. Alla Reggia di Monza, quella luce si fa preghiera laica: “UR-RA – Unity of Religions – Responsibility of Art” è un rito collettivo che unisce ciò che la modernità ha separato — arte e religione, materia e spirito, individuo e comunità.

Nelle sale neoclassiche progettate da Piermarini per l’arciduca d’Asburgo, Pistoletto costruisce un tempio orizzontale. Qui l’artista non rappresenta, ma riconnette. Le sue opere, dalle prime tele del 1957 ai nuovi lavori sulla Pace preventiva, diventano stazioni di un pellegrinaggio interiore. Ogni quadro specchiante è un altare mobile, ogni gesto un invito alla presenza.

UR-RA è un acronimo e un mantra. Unity of Religions – Responsibility of Art: la responsabilità dell’arte è unire. Dopo un secolo di fratture estetiche e teologiche, Pistoletto riporta l’arte alla sua radice sacrale: religare, legare insieme. Non si tratta di un sincretismo estetico ma di una riconciliazione profonda, un movimento etico che dal simbolo si traduce in azione, dalla materia all’umanità.

Il percorso, curato da Francesco Monico, si apre con La Pietra dell’infinito e la Tavola interreligiosa per la pace preventiva, rielaborazione del celebre Metro Cubo d’infinito. Poi avanza tra opere come Il Sacerdote, Tempio, Le trombe del Giudizio, fino al Terzo Paradiso nei giardini reali: cento panchine in materiale riciclato che diventano cerchi di meditazione civile. Una cattedrale aperta, dove ogni visitatore si specchia nel respiro del mondo.

In tempi di guerre permanenti e solitudini digitali, l’arte di Pistoletto appare come un atto di fede nel possibile. La sua idea di Pace preventiva non è un’utopia pacifista, ma una chiamata alla responsabilità estetica: prevenire il conflitto attraverso la creazione di immaginari condivisi, costruire linguaggi che uniscono invece di dividere.

UR-RA è dunque una mostra e un testamento. È il gesto di un artista che ha trasformato il proprio autoritratto nell’autoritratto del mondo, e che oggi — a novant’anni — offre all’arte una nuova missione: essere luogo di incontro tra le religioni, ma anche tra l’uomo e se stesso.

Forse il futuro non sarà una nuova avanguardia, ma una nuova alleanza. Tra spirito e materia, tra arte e vita. In fondo, ogni opera di Pistoletto ci ricorda che il divino non è altrove: è il riflesso che ci guarda.

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Cristiano Seganfreddo