Dopo oltre dieci anni dall’ultima mostra personale in Italia, torna Damien Hirst con un inedito progetto che per la prima volta unirà le due sedi della Collezione Pinault a Venezia nell’esposizione del lavoro un singolo artista. La presentazione di “Treasures from the Wreck of the Unbelievable”, frutto di una ricerca sviluppata lungo il corso di un decennio, è stata affidata a due filmati di pochi secondi, disponibili in rete, che mostrano le immagini di un misterioso mondo sottomarino. Oltre a immergere lo spettatore nell’atmosfera che permea la mostra, i video evocano le profondità marine della stessa città lagunare, la controparte invisibile di quella quieta superficie d’acqua che si può ammirare proprio dalle finestre del settecentesco Palazzo Grassi, affacciato sul Canal Grande, e che circonda la Punta della Dogana.
La premessa del progetto, costituita dal ritrovamento dei tesori sommersi custoditi nel relitto della nave immaginaria “Unbelievable”, riporta alla mente le incredibili scoperte sottomarine, come quella del noto relitto del Belitung, nave araba risalente al IX secolo rinvenuta per caso da alcuni pescatori al largo delle coste dell’Indonesia nel 1998 e oggetto di un’altra esposizione, attualmente in corso presso l’Asia Society Museum a New York, intitolata “Secrets of the Sea”.
Quell’intreccio di meraviglia e mistero che giace negli abissi oceanici e che, anche grazie ai veri ritrovamenti di antichi relitti alimenta il mito di leggendari mondi sommersi, guida il progetto di Hirst, in cui però l’originale rapporto tra realtà e fantasia è rovesciato poiché la finzione, che fa da premessa della mostra, è trattata come se fosse un fatto realmente accaduto. Uno dei video diffusi documenta l’azione un sommozzatore mentre riporta a galla il busto di quella che sembra un’antica statua femminile che, ricoperta di coralli, somiglia a una Dafne.
Si tratta invece di uno dei nuovi lavori realizzati dall’artista britannico, creatore di veri e propri tesori – uno su tutti For the Love of God (2007), il teschio fuso in platino e tempestato di diamanti – e lui stesso collezionista. Nell’ottobre 2015 ha inaugurato a Londra la Newport Street Gallery, il cui programma è dedicato esclusivamente all’esposizione di opere provenienti dalla Murderme Collection di Hirst, che conta oltre tremila pezzi raccolti dalla fine degli anni Ottanta. Nel 2012 una selezione di opere e oggetti dalla stessa collezione era stata esposta presso la Fondazione Agnelli a Torino, nella mostra intitolata “Freedom not Genius”, curata da Elena Geuna, curatrice anche dell’attuale esposizione nella doppia sede veneziana della Collezione Pinault. La mostra, incentrata sulla reciproca influenza tra gli oggetti posseduti dall’artista e i suoi lavori, era accompagnata dalle seguenti parole di Hirst: “Collezionare è come raccogliere oggetti portati a riva in un posto sulla spiaggia e quel posto sei tu. Quando poi muori, tutto sarà di nuovo portato via”. Quelle parole riecheggiano in “Treasures from the Wreck of the Unbelievable” e i “tesori” cui allude il titolo potrebbero riferirsi non solo agli oggetti preziosi, ma anche all’accezione del termine che indica proprio l’atto del conservare, un deposito, una collezione.
La mostra celebra il duraturo rapporto tra la Collezione Pinault e Hirst e si inserisce nel programma di grandi esposizioni monografiche, tra cui ricordiamo quelle dedicate a Rudolf Stingel (2013) e Sigmar Polke (2016), entrambe curate da Geuna a Palazzo Grassi.