David Medalla (Manila, 1942) è un artista profondamente eclettico che, nel corso di diversi decenni di attività, ha operato incessantemente sulla soglia delle avanguardie della sua generazione. Appropriatamente definito dalla critica e curatrice Dore Ashton Übermensch [superuomo], omaggiato da Marcel Duchamp con la Scultura Medallica (1967-69) e co-fondatore della galleria Signals (tra il 1964 e il 1966), Medalla siede davanti alla finestra, mentre il sole di mezzogiorno filtra attraverso i grandi tendaggi di Another Vacant Space a Berlino [l’artist-run space fondato da Nankervis a New York nel 1992 e poi trasferito nel 2011 a Berlino, votato all’arte effimera e alla scultura sociale ndr]. I suoi capelli bianchi assumono la piega di un punto interrogativo. Medalla ha passato gli ultimi tre mesi in residenza a Another Vacant Space, che oggi ospita anche il suo archivio.
Alcune sue opere sono appese in un salone, un ambiente raccolto che accoglie anche alcuni dipinti incompiuti, mentre delle sculture – anch’esse in fase di lavorazione – giacciono sui tavoli da lavoro. Quaderni di appunti si aprono su poesie scritte negli ultimi giorni e una serie di collage all’interno di piccole riviste sono accatastati l’uno sull’altro in equilibrio precario.
L’età non ha spento la passione di Medalla; la sua mente vigile, fertile e intuitiva solca una traiettoria che, dalla cosmologia, attraversa il tempo e lo spazio fino a formulare osservazioni puntuali su una pletora di poeti italiani – un complesso di idee rintracciabili in uno dei suoi lavori seminali, A Stitch in Time (1967). La performance è stata riattivata in manifestazioni, musei e gallerie di tutto il mondo, in una moltitudine di forme: da Documenta 5 curata da Harald Szeeman nel 1972, alla Galleria Astuni di Bologna e alla galleria Hepworth Wakefield nel 2016, fino a Raven Row, a Londra, nel 2017. [Una nuova iterazione di A Stitch in Time è inclusa anche nella mostra “Viva Arte Viva” della 57a Biennale di Venezia ndr.]
L’idea, come spesso accade nelle opere di Medalla, inizia con un semplice costrutto, tanto che Guy Brett, nel suo saggio Exploding Galaxies [Londra, Kala Press, 1995], ha definito eloquentemente la pratica dell’artista con queste parole: “Il lavoro di Medalla è atomico”. Un seme che cresce, come testimonia la sua propensione per l’espansione continua e per la delega, ravvisabile nelle serie di sculture Cloud Canyons (Bubble Machines) (1963) e Sand Machines (1963) – quest’ultime, delle macchine rotative di Plexiglas e legno che producono ripetutamente una calligrafia sulla sabbia, copiata dall’iscrizione frutto della rotazione precedente. Sono queste opere a rendere Medalla il fondatore dell’arte bio-cinetica.
Come racconta Medalla, A Stitch in Time nasce in seguito a due incontri: “Ho ideato questa propulsione cosmica intitolata A Stitch in Time a Londra nel 1967, durante la Summer of Love. [letteralmente “estate dell’amore”, ovvero l’estate in cui la controcultura hippy raggiunge il suo apice attraverso raduni che promulgano la pace, l’amore e l’uguaglianza ndr]. Quando all’aeroporto di Heathrow incontrai due dei miei amanti diedi a ciascuno di loro un fazzoletto in tessuto, assieme a un pacchetto di aghi e diverse bobine di filo di cotone, e chiesi a entrambi di cucire su questi pezzi di stoffa qualcosa che gli piacesse – poesie, nomi, messaggi, disegni e così via. Molti anni dopo, in un altro aeroporto, lo Schiphol di Amsterdam, incontrai un bel giovane viaggiatore che portava sulla schiena un ‘totem’ fatto di pezzi di stoffa colorata cuciti insieme, su cui erano fissati oggetti vari, come vecchie monete cinesi, chiavi, pacchetti vuoti di sigarette e fiori secchi, cortecce, radici di alberi tropicali ecc. Quando ho chiesto al ragazzo dove avesse trovato il totem di stoffe, questi rispose che qualcuno glielo aveva dato a Bali. Il viaggiatore allora mi consegnò il totem per esaminarlo e quando lo sollevai vidi con stupore che la parte inferiore della stoffa era in realtà uno dei fazzoletti che avevo dato originariamente a uno dei due amanti. Così riconsegnai il totem al ragazzo, senza dirgli che il fazzoletto che avevo donato a uno dei miei amanti era proprio quello in suo possesso. Questo fatto divenne un’ispirazione per la mia opera partecipativa A Stitch in Time”.
A Stitch in Time concentra dunque le idee principali che guidano la pratica di Medalla: lo strutturale, lo scultoreo, il performativo e il comunitario. L’ispirazione è essenzialmente rintracciata nell’esperienza, come l’artista tiene a sottolineare. E quest’ultima è guidata da un’ammirazione per la poesia, la mitologia classica e la storia. La sua curiosità spontanea lo ha condotto a una profonda conoscenza delle minuzie di ogni soggetto, che diviene così universale ed esaustivo. Ha iniziato come poeta nella sua terra nativa, le Filippine; all’età di otto anni – un vero bambino prodigio – traduceva Shakespeare nella sua lingua madre (il Tagalog). Un talento precoce quindi, un ragazzo erudito che sarebbe poi entrato con una borsa di studio alla Columbia University all’età di dodici anni. Lì condivise la stanza con il compositore James Tenney e la sua amante Carolee Schneeman (molti dei video di Schneeman sono stati filmati sulla parete di cartone dietro la quale David dormiva). I suoi mentori erano Moses Hadas, Mark Van Doren, Lionel Trilling, Eric Bentley e Léonie Adams. La sua comitiva di amici comprendeva il poeta filippino Jose Garcia Villa e il giovane attore di Broadway James Dean.
Durante questo periodo a New York, Medalla dipingeva e disegnava con dedizione verace, come tutt’ora fa. Il suo frequente argomentare sulla questione omosessuale riemerge dai suoi archivi assieme alle sue prime produzioni artistiche, quando firmava le opere sotto lo pseudonimo di Gaybriel. Quando lasciò New York per seguire le orme del poeta francese Arthur Rimbaud presso la casa dei poeti di Charleville, Medalla continuò a disegnare figure, situazioni, paesaggi, luoghi storici per poi venderli in cambio di un caffè o un pasto a Parigi e Marsiglia. Questo atteggiamento concorrerà alla sua identificazione più tarda con la figura del flâneur globale.
Medalla è stato anche il fondatore della performance partecipativa; le sue azioni sono nate negli anni Sessanta a Londra, città in cui è arrivato nel 1960. Dopo aver fondato la galleria di arte cinetica Signals con Paul Keeler – presentando artisti come Lygia Clark, Camargo, Rafael Soto, Alejandro Otero, Takis, Mira Schendel, Li Yuan-chia, Hélio Oiticica, Dom Sylvester Houédard, Matthias Göritz e Gerhard von Graevenitz – la piccola rivista di Signals pubblicata da Medalla è stata ispirazione per alcuni magazine, nella fusione di arti, scienze, poesia e epistolari di luminari come Robert Lowell, Dore Ashton, William S. Burroughs, Gregory Corso e Pablo Neruda.
L’artista ha inoltre costituito nel 1967 la compagnia di danza Exploding Galaxy all’interno della sua casa a Balls Point Road, a Londra. La compagnia era più orientata verso la performance, ma ancora non era stata coniata l’espressione “arte performativa”. La notorietà di Exploding Galaxy è cresciuta presto, grazie anche alla messa in scena nel 1968 dell’ormai famoso Bird Ballet presso la Round House di Londra, accompagnato dalle musiche dei Pink Floyd.
I prodromi di questo genere di performance si possono ravvisare in due operazioni di Medalla: Buddha Ballet (1967) e Down with the Slave Trade (1972). La natura partecipativa di questi spettacoli è stata portata avanti fino ad oggi, basti pensare alle performance tenuta a Porto Alegre per la Biennale di Mecosul nel 2013 e all’intervento del 2015 per la collezione Peggy Guggenheim.
Durante la nostra conversazione Medalla ha raccontato che tra i suoi progetti futuri ha previsto una crociera per il prossimo ottobre, che salperà da Southampton, in Inghilterra. In questa occasione risiederà sulla barca producendo dipinti su grande scala, per poi giungere a Hong Kong dove le opere saranno esposte alla galleria Rossi & Rossi. Da Hong Kong l’artista tornerà nella sua casa a Manila dopo un lungo soggiorno estivo, per tenere un convegno alla Museo Jorge B. Vargas riguardo la sua formazione come artista.
Lascio Medalla con una moltitudine di impressioni. Una traiettoria di storie è inscritta nei suoi dipinti, schizzi e fotografie. Una piccola finestra affaccia su un vasto oceano. Medalla taglia le maschere di carta che incollerà in uno dei suoi tanti libri, col sole dolcemente incandescente del pomeriggio che picchia sulle sue illuminazioni; poi si volta e mi offre un testo scritto a mano. Mi spiega che è un estratto da una poesia che ha composto questa mattina sulla base dell’idea di una performance per il Mondrian Fan Club, un progetto collaborativo che abbiamo fondato insieme a New York nel 1992. La poesia si intitola: “Venezia e la flottiglia dei sogni poetici”:
Lo spirito liberato di Piet Mondrian è stato sollevato dal suo letto di morte nel centro di Manhattan dalla
Fenice che lo ha condotto nello spazio.
La coppia ha percorso la Via Lattea. Dopo alcuni anni di flâneurie cosmiche
la Fenice ha deciso di tornare a Venezia. Mondrian era eccitato dalla città dove Peggy
Guggenheim e il suo amico Marcel Duchamp lo hanno accolto prima dello scoppio della
Prima guerra mondiale, con un banchetto di piatti vegetariani italiani. La Fenice e Mondrian
si sono recati al Teatro Fenice dopo aver posto i fiori sulla tomba di Peggy e ai
sepolcri dei suoi cani pechinesi. Mondrian dava a Medalla un ago e una bobina di
filo d’oro, doni delle sorelle Pleiadi. Il Saggio Drago è uscito dal
suo nascondiglio all’interno della profondità del mare del Sargasso. Ha nuotato gioiosamente al contrario,
con la sua flottiglia di sogni poetici, oltre il Canal Grande,
e si diresse verso Mondrian e Medalla che cucivano un frammento di una tappezzeria dorata
trovata da Adam Nankervis nei Giardini. La borsa d’oro era un dono per la Fenice
all’interno della sua vecchia casa che prima scoppiò in fiamme e poi fu splendidamente ricostruita.