Da Wikipedia, definizione di singolarità gravitazionale: “Una singolarità gravitazionale è un punto dello spaziotempo in cui il campo gravitazionale ha tendenza verso un valore infinito. Inoltre, secondo alcune teorie fisiche sull’origine dell’universo, l’universo stesso potrebbe avere avuto inizio con una singolarità gravitazionale (il Big Bang) e potrebbe finire con essa (il Big Crunch)”.
Qualcuno potrebbe obiettare che è quantomeno bizzarro iniziare un articolo sul lavoro di un artista con una definizione presa a prestito dall’astrofisica, anche se ogni giorno e in ogni luogo noi viviamo immersi in un reticolo di leggi fisiche, quindi anche l’arte non può esimersi dal ricongiungersi a questa scienza, soprattuto quando la fisica è quantistica e si avvicina pericolosamente alla filosofia, all’esistenza, e alle grandi domande.
L’artista in questione è Davide Balliano, che conosco da più di dieci anni… da quando dopo Fabrica era tornato a vivere a Milano. Ora è da tempo negli Stati Uniti, precisamente a New York, ma non ho smesso di seguire da vicino il suo lavoro e di discuterne con lui. Prima di scrivere questo pezzo ci siamo trovati ancora una volta su Skype per “fare il punto della situazione” e tra le tante parole e concetti usciti da quella conversazione Milano-New York l’astrofisica, e la singolarità, sono stati un punto focale.
La singolarità è strettamente legata ai buchi neri, concetti fisici affascinanti che hanno catalizzato gli scienziati da decenni, partendo dalla relatività di Einstein arrivando a Hawkings. Buchi neri come inizio e fine di tutto, materia e il suo contrario, coincidenza di spazio e tempo; buchi neri attivi, capaci di introiettare tutto ciò che incontrano, punto più luminoso della galassia di cui fa parte e buchi neri dormienti, esistono ma sono inattivi — assenza, presenza — tutto apparentemente nasce e finisce lì, fisica e filosofia si avvicinano fino a toccarsi e confondersi, le formule matematiche si fanno poesia, tutte le domande che l’uomo si pone dalla sua creazione le ritroviamo lì, e lì ritroviamo anche l’opera di Balliano.
I suoi quadri ci mostrano segni, archi, curve, spirali, linee; chi si ritrova davanti alle sue tavole dipinte non può che sentire una sensazione di familiarità, riconoscere qualcosa che risuona con la propria interiorità ancestrale, è tutto lì, si nasconde nell’universale (e nella fisica), sono segni che riconosciamo come le leggi base della Natura. La spirale è un gorgo, una galassia, l’arco rovesciato il fondo di un buco nero, un contenitore di vuoto, le arcate un orizzonte. Le tavole mostrano spesso solo una minima parte del disegno, così come accade nella vita (e nella fisica) dove ciò che noi conosciamo è un’infinitesima parte rispetto all’abisso del non conosciuto. I lavori di Balliano, siano dipinti o sculture, si pongono in maniera aperta davanti allo spettatore, accoglienti, non impongono delle letture ma fanno scattare in chi li guarda l’interruttore della consuetudine, del déjà-vu, toccano corde profonde che sono presenti in ognuno di noi dalla notte dei tempi, ci riportano al legame inconscio ma sempre presente con la Creazione, l’Universo, la Natura, sono lavori coinvolgenti nella loro nettezza e semplicità, ci avvicinano a quella parte spirituale che accomuna gli esseri senzienti.
La condizione spirituale e trascendente dell’opera di Balliano è palpabile, ed è chiaro che non si rifà necessariamente a una dimensione teologica ma a quella spiritualità intima, tipica di ogni essere umano di fronte all’incanto della natura, dell’inconoscibile, tipica dell’uomo nella sua tensione alla conoscenza di sé. L’arte per Balliano è uno strumento di conoscenza: è stato detto che Dio ha creato l’uomo per capire sé stesso, in questo caso la produzione artistica serve all’autore per addentrarsi nell’Io e scandagliare quelle direttrici antiche e globali che lo compongono e che, in fin dei conti, connettono tutti noi. Il suo lavoro non parte da un concetto di fondo ma nella fase di creazione e nella realizzazione finale suggerisce all’autore, come allo spettatore, il suo messaggio. Un viaggio nell’universo interiore di Balliano che si rispecchia nell’universo che tutto e tutti contiene, una rappresentazione visiva e tridimensionale di un’inconscio collettivo che non può che accoglierci e unirci.