La rubrica “Galleria” è un progetto di Enzo Cucchi. Mensilmente verrà presentata una mostra inedita o riproposta una già avvenuta.
Angelo Mosca: Cercando di o, meglio, immaginando di rispondere a un immaginifico Marco, alla fatidica domanda ma ormai quasi ineludibile “ma la pittura che cos’è allora?”, porterei avanti quell’eventuale dialogo che da sempre avremmo voluto aprire e che ora, più che mai, diventa necessario per non dire urgente. Ebbene allora di cosa stiamo parlando? Questa domanda è per te, Michele io vado avanti abbraccio o a braccio o in braccio alla pittura… dunque dando forma a forme spazio attraverso la giustapposizione di colore intervallandolo a degli spazi campiture cadenzate ritmate affiancando materie e materiali cromatismi e sgocciolature usando mani pennelli stracci e spatole olii trementine e resine segni disegni e matite cancellando dissimulando e sublimando gesti sguardi e azioni guardando e sentendo con gli occhi fondendosi con la materia e plasmando il plasma/bile domando convertendo a un innocuo principio tutto questo confluire in una forma o più di una che contenga implicitamente o esplicitamente il vizio folle di ricondurre a logica conseguenza ciò che logico non è affatto ecco è cosi che si comincia un quadro molto bene… adesso bisogna farlo il calore dalle mani sale verso il cervello passa per la pancia i nervi e il collo non basta bisogna cercare un segno leggere la tela magari ingannarla o prenderla alle spalle via basta è il momento mentre sei lì che prepari fluido il colore e trak… la prima pennellata o fendente bianco rosso verde chissà non ha importanza sei lì aspetti guardi cerchi una via un segno ancora uno il pennello è piccolo la tela grande forme proporzioni alchimie ancestrali il cervello si sposta negli occhi non sei più tu a vedere da quel momento in poi puoi solo guardare ascoltare è una sinfonia di gesti colori fantasmi riecheggiano le tue paure fanno vibrare la mano laddove non sa e non può c’è un altro spazio un cunicolo un pertugio bisogna sondarlo un avvallamento va scansato il reticolo della tela la retina lasciala li per un attimo un sospiro bagna il pennello adesso è troppo secco non troppo carico passalo sul bordo della ciotola OK ci siamo va bene adesso bisogna chiudere osservare guardare forza coraggio cancella guarda ancora velocemente ferocemente non lasciare uscire altro ferma tutto fermati la materia è ancora viva plasmabile torna domani… Michele Tocca: Come ti dicevo in questi giorni tutto a discapito delle sfumature, sfumature che sono il “pane” e il “panno” — il farsi e ri-farsi — della pittura — dell’arte? — e che inevitabilmente finiscono perse nel dover chiarire le basi. Ma, tutto sommato, si può dire che le basi siano l’oggetto della pittura, basi intese come bisogno dell’ancestrale e primitivo dire le cose ancora una volta, senza spiegarle. Queste cose si presentano così, senza una vera causa, e diventano quel misterioso motivo di attenzione per le persone che le fanno e le guardano. Può essere un pane, un fatto scontato, che un panno cancella e lascia riformare, un po’ coprendo e scoprendo. Il più delle volte si ricrea l’enigma dell’esistere, il fatto che le cose, queste cose che poi finiscono per apparire, materialmente ma disinteressatamente, su una superficie, sono esse stesse lì davanti a noi per una chimica, che nemmeno gli scienziati sanno (vedi Einstein che diceva che, va bene la scienza, ma non c’è scienza senza mistero e non c’è scienziato che non ne abbia consapevolezza). E questo stupore genera una tensione tra l’occhio, la testa e la mano, nel bel mezzo di cui c’è il cuore. Quindi ci siamo: c’è la ragione e il sentimento, il fisico e quell’altra parte che chiamano anima, oggetto e soggetto. Alla fine è come se le senti tutte e due vere queste parti, e le confondi come è confusa quell’attività che stai facendo, dall’apparenza tutta mondana, anche se poi con dubbio. E lottano perché una parte è come se fosse oggettificata, poi ri-configurata; mentre l’altra, solo pre-vista, poi diversamente oggettificata. E questo crea, mi ripeto, una tensione tra l’idea che uno si fa del mondo e l’idea che il mondo attiva in noi. E le cose, a questo punto, perdono il loro nome. Un carboncino non è più chiamato così, ma diventa traccia; un fiore non è più fiore; un volto è solo il particolare. Una metamorfosi che noi plasmiamo e che ci plasma a sua volta fino a una sorta di annullamento della volontà soggettiva. Quindi alla fine quel particolare, annullando quello che si credeva soggettivo e pensato, diventa universale. Enzo Cucchi: Sono tutto Urgente!! Intelletualismi… cinici e ignoranti… Che guarda alla pittura con sufficienza… E li invita ad allontanarsi dall’Italia La pittura.. In questi giorni… Dei pittori giovani iniziano a dipingere… È la prima generazione che può continuare a dipingere dopo le… Macerie… Che immagini fanno questi pittori… Che diventano Pittori adulti… Senza spiegarle Bravo…Michele… Bravo… perché la pittura… Bella… Dove finisce l’aria… La luce… E cos’è la pittura????… Tutto è altamente insopportabile… Ma avviene… Non possiamo prevedere niente… perché è tanto variabile il tutto… Noi i pittori… Siamo pronti… A raccogliere i risultati… In ogni momento… Nessuno… può farlo per noi Angelo Mosca: Michele dove siamo? Dobbiamo continuare il dialogo ci sto pensando, di mezzo c’è la tecnologia maledetta tecnologia la tecnologia non è il nostro problema del cavolo ma mi rompe le scatole!!! Non riesco a mettere insieme i nostri scritti con quelli di Enzo giro il computer cerco di leggere ma esce dallo schermo non legge non leggo non capisco dove si inserisce e dove esce meglio così non bastava ma comunque Enzo c’è e questo è molto importante rimettiamo insieme i pezzi abbiamo bisogno delle immagini della storia della nostra storia non andiamo avanti né indietro l’ingranaggio è fermo chi l’ha fermato? Forse avremmo fatto meglio a scriverci delle lettere così è un ibrido ne conosciamo la sua portata Angelo ha bisogno di Michele Michele ha bisogno di Enzo Enzo ha bisogno di Angelo e viceversa ritratto dell’artista da giovane e ritratto dell’artista che non fu mai giovane il guado attraversare il guado o restare nel guado.