Mi è spesso capitato (molto spesso, devo dire) di trovarmi nella scomoda posizione di giudice nei confronti di tanti colleghi, sedendo nei comitati delle fiere dove si scelgono le gallerie ritenute adatte a partecipare.
Molti si chiedono quali siano i criteri di selezione, quali i requisiti richiesti perché una galleria venga accettata. Vorrei quindi dare qui qualche indicazione ai colleghi italiani che desiderano partecipare alle grandi fiere internazionali dalle quali a volte sono esclusi, anche per mancanza di immagine, di pubblicità, di conoscenza delle regole.
Le fiere sono un importante momento in cui apparire, far vedere il proprio lavoro, incontrare nuovi e vecchi collezionisti, direttori di museo, critici. Se una galleria non riesce a entrare in una fiera, o peggio ne è estromessa, questo si traduce in un danno di immagine ed economico tout court. Dallo scomodo scranno di commissario in fiere internazionali appare più facile capire quali siano i requisiti che sono unanimemente considerati come soglia necessaria a una selezione, e vorrei elencarli qui alla vostra attenzione. La prima considerazione è che la galleria in questione deve avere un’immagine globale tale da farla ammettere senza ulteriori discussioni (è ciò che taglia la testa al toro, come si usa dire). Quando un comitato esamina le gallerie, passano senza discussione quelle che godono di “chiara fama”, quelle che lavorano (siano esse giovani o vecchie) a stretto contatto con i loro artisti, che li promuovono, che non fanno del mercato secondario e che hanno, naturalmente, buoni autori di levatura internazionale. Specialmente su quest’ultimo punto potrebbe accendersi una furibonda discussione, una lunga querelle, grandi recriminazioni: eppure, ogni periodo ha avuto i suoi artisti di punta e non è poi così difficile capire quali siano i grandi. Chi non supera la prima selezione viene riesaminato in una seconda tornata e qui il pelo nell’uovo viene spaccato in quattro. Sono ben accolte le gallerie giovani che lavorano con i loro coetanei e, se hanno anche successo, è meglio. Sono desiderate le gallerie che fanno stand importanti su altre fiere, che si fanno notare per il loro sforzo organizzativo, soprattutto se questi stand e queste opere corrispondono al programma di galleria, senza inserimenti abusivi di altri nomi. I selezionatori guardano se la galleria è aperta tutti i giorni, se e quanti dipendenti abbia, se, insomma, si tratti di una struttura affidabile e imprenditoriale oppure di un’avventura passeggera. Il comitato si chiede quali vantaggi porti la galleria alla fiera (nuovi artisti importanti, un pubblico di visitatori al seguito, un’apertura verso nuove nazioni). Vengono esaminate le mostre delle ultime stagioni, la frequenza delle mostre come indice di continuità e professionalità. Insomma, le gallerie che fanno due mostre all’anno e che sono aperte giovedì, venerdì e sabato pomeriggio hanno scarse possibilità. Si valutano anche i casi di buone gallerie con ottimi artisti che però sono già molto rappresentati in fiera. In questo caso il comitato non sente la necessità di imbarcare ancora l’ennesimo espositore con opere di…
C’è inoltre una piccola quota, anche in fiere importanti, riservata al mercato secondario. Naturalmente qui contano i soldi e la potenza (ancora soldi) e passano mercanti straricchi con magazzini strabilianti, che portano in fiera opere altrimenti inavvicinabili. Come vediamo, i criteri sono molti e variegati. Spesso un gallerista non riesce a capacitarsi del diniego subito. Vorrei che ognuno di voi prendesse alla lettera queste “regole” e cercasse di applicarle al proprio caso. Ma la considerazione più importante è forse la prima: l’immagine complessiva che una galleria offre di sé, immagine cui contribuiscono anche inviti e cataloghi, libri e collaborazioni con musei, prestiti di opere per mostre importanti e pubblicità: insomma tutta quella parte di lavoro che ci fa perdere tempo, ma ci salva la faccia.
Ciò premesso, ecco come si capovolge il mondo in un attimo. Un bel giorno mi arriva una mail:
Dear Massimo Minini,
ci spiace doverla informare che la sua domanda di partecipazione a Frieze 2011 non è stata accolta: è stato un piacere averla a Frieze l’anno scorso così come negli anni precedenti. Noi sentiamo che il suo contributo ha aiutato molto il nostro evento, e siamo proprio spiacenti che l’alto livello di eccellenti domande per gli spazi abbia reso difficile trovare un posto per la sua domanda. Se lei volesse fare appello contro la decisione del comitato, per favore si assicuri che questa sia inviata per e-mail entro l’8 aprile. Per favore consideri anche che l’appello può essere basato solo su argomenti e informazioni forniti nella precedente domanda. Il comitato non prenderà in considerazione domande senza queste caratteristiche. Il risultato sarà reso pubblico all’inizio di maggio 2011. Con i nostri migliori auguri,
Amanda Sharp e Matthew Slotover
Rispondo subito.
Cari Amanda e Matthew,
ricevo oggi la decisione del comitato e desidero rispettarla. Come membro di molte importanti fiere nel mondo capisco e non farò appello. Probabilmente il nostro ultimo stand non è piaciuto: questa è una possibilità. La seconda è che la nostra immagine stia calando. Nella recente stagione, solo per vostra informazione, abbiamo avuto mostre di: David Maljkovic, Nedko Solakov, Ian Hamilton Finlay, Luigi Ghirri, Dan Graham e Gabriele Basilico con un libro edito da JP Ringier, Zurigo; e poi: Paul Thorel, Letizia Cariello, Paolo Novelli, Mario Dondero (forse sconosciuto ai giovani membri del comitato, ma con una recensione su Artforum di marzo…). Comunque, è stato un piacere essere con voi durante i primi anni della vostra bellissima fiera.
Cordiali saluti,
Massimo Minini.
P.S. Questo per dire che a volte va storta anche a noi grandi…