Ludovico Pratesi: Com’è nato il primo progetto di arte postale?
Gilbert: Nel 1969. Avevamo già cominciato la serie delle “Living Sculptures”, ma non avevamo ancora una galleria. Così abbiamo pensato di inviare una nostra opera a trecento indirizzi selezionati nel mondo dell’arte internazionale, e l’abbiamo chiamata Postal Sculpture. Allora tutti ci conoscevano, ma non c’era molto mercato. Era un mezzo per diffondere le nostre idee.
LP: Chi vi aveva fornito la mailing list?
George: Era stato il gallerista tedesco Konrad Fisher, molto gentilmente.
LP: C’erano anche degli italiani tra i destinatari?
Gilbert: Sì. Galleristi e alcuni collezionisti, come Annibale Berlingeri.
LP: Avevate già esposto in Italia?
George: Abbiamo cominciato a esporre nel 1970, invitati da Germano Celant alla mostra “Conceptual Art Arte Povera Land Art” alla Galleria d’Arte Moderna di Torino, mentre l’anno successivo la galleria di Gian Enzo Sperone ci ha dedicato una personale a Torino, intitolata “There Were Two Young Men”, e nel 1972 a Roma, “A New Sculpture”. Siamo tornati nel 1973 da Sperone a Torino con “Two New Decorative Works”.
LP: In quegli anni esistevano varie tipologie di “Postal Sculptures”?
Gilbert: Assolutamente. Il primo in ordine di tempo è A Message from the Sculptors, datato agosto 1969: cinque campioni di sculture di Gilbert & George con tabacco e cenere, trucco, capelli, cappotto e camicia e colazione, inviate in trecento esemplari in tutto il mondo.
George: A questo sono seguite altre tipologie, come The Limericks, composto da otto immagini che i destinatari ricevevano separate, una a settimana per otto settimane, nella primavera del 1971, seguiti da Pink Elephants (1973) e The Red Boxers (1975).
LP: Negli stessi anni avete sviluppato anche le “Magazine Sculptures”?
Gilbert: Sì. Una delle prime era The Words of the Sculptors, pubblicata su Jam Magazine nell’autunno del 1969, seguita da Two Text Pages Describing our Position, pubblicata nel 1970 sul supplemento a colori del Sunday Times. Nel maggio dello stesso anno uscì anche George The Cunt and Gilbert The Shit, realizzata nel 1969 ma apparsa nel maggio dell’anno seguente su Studio International.
LP: Qual è il contenuto di queste opere?
George: Si tratta di statement sul nostro pensiero e sulla natura del nostro lavoro, uniti a considerazioni sulla scultura in genere.
Gilbert: Penso soprattutto alle leggi della scultura secondo Gilbert & George, pubblicate proprio su Studio International.
LP: Quali sono?
George: La prima consiste nell’essere sempre ben vestiti, curati, rilassati, amichevoli, educati e in perfetto controllo. Puoi far sì che il mondo creda in te e paghi a caro prezzo questo privilegio.
Gilbert: Aggiungo le altre due. Mai preoccuparsi, valutare, discutere o criticare ma restare quieti, rispettosi e calmi, e infine l’ultima: Dio è sempre all’opera, perciò non lasciare il tuo posto vuoto troppo a lungo.
LP: Quando avete iniziato a realizzare opere con cartoline postali?
Gilbert: Nel 1972 abbiamo presentato alla Situation Gallery di Londra i primi lavori fatti di cartoline commerciali con soggetti diversi. Erano le “Postcard Pictures”, che hanno dato l’avvio a una nuova serie che abbiamo proseguito fino al 1989.
LP: Avete smesso per una ragione particolare?
George: I collezionisti erano sempre più interessati alle cartoline e meno alle altre opere più importanti. Così abbiamo deciso di interrompere e abbiamo ripreso esattamente venti anni dopo.
Gilbert: Nel 2009 abbiamo ripreso le “Postcard Pictures” ampliandone la natura: non più solo cartoline ma flyers e volantini pubblicitari delle cabine telefoniche. Una modifica dovuta al fatto che un secolo fa la cartolina era comunissima, ma oggi sta scomparendo, sostituita da mail, Facebook e altri social network.
George: Abbiamo deciso di comporle interpretandole secondo il segno dell’uretra, una sorta di logo utilizzato dal teosofo Charles Leadbeater (1854-1934), che negava che la masturbazione maschile fosse dannosa per la salute. Nelle sue lettere la firma era accompagnata dal segno dell’uretra, un pallino con un puntino in mezzo, che abbiamo trasformato in un quadrato formato da tredici cartoline identiche. Così è nata la serie “Urethra Postcard Pictures”, che riunisce 564 opere realizzate in un solo anno e ora esposte alla Pinacoteca Agnelli per la prima volta tutte insieme.
LP: Come mai sono tutte incorniciate nello stesso modo?
George: Abbiamo disegnato noi le cornici, e così le didascalie, simili a quelle dei dipinti della National Gallery. È una maniera di enfatizzare l’idea di catalogazione che appartiene alla nostra arte.
Gilbert: Le opere sono divise in tre cicli: le “Union Flag Picture”, caratterizzate dalla presenza della bandiera inglese; le “London Telephone Box Card”, che riuniscono annunci delle cabine telefoniche e le “Flyer Picture”, realizzate con volantini pubblicitari.
LP: Quali sono i messaggi presenti in questo lavoro?
Gilbert & George: I grandi temi sui quali lavoriamo da sempre: sesso, denaro, razza, religione, morte, vita, speranza e paura.