“Impresa Pittura”, ospitata nel suggestivo Castello Colonna di Genazzano (Roma), si presenta come un momento di riflessione sulla giovane pittura italiana, senza presunzione di tirare le somme o fare il punto della situazione. Lo stesso Raffaele Gavarro, co-curatore con Claudio Libero Pisano, motiva la sua esigenza, anche personale, di indagare il mezzo pittorico “in un modo più sistematico”, portando come esempio un certo numero di artisti che hanno lavorato, e lavorano, con la convinzione di manipolare un linguaggio che mantiene intatta la sua abilità di stare nel presente. Meritevole, infatti, il suo delimitare il discorso ad artisti che non operano furbescamente “con la pittura” ma “nella pittura”, per sottolineare dunque quanto questo linguaggio sia non solo capace di esprimere la complessità del presente con codici espressivi tutti interni al lessico pittorico, ma diventi anche un atto necessario e impellente da parte di artisti che lo utilizzano con dignità e consapevolezza. Partendo da una riflessione critica sulla pittura della metà degli anni Novanta, “Impresa Pittura” mette a fuoco quanto questo mezzo abbia rimodulato la propria struttura visiva e narrativa grazie a spaesamenti, citazioni meta-stilistiche, collegamenti ipertestuali e multimediali. Facendosi riflesso ma soprattutto espressione delle strategie estetiche contemporanee, il mezzo pittorico consente all’artista di elaborare in maniera disinvolta, quando non provocatoria, i codici all’interno dei quali opera. Per dare forza a questo accattivante presupposto, tra i circa 40 artisti invitati, 7 hanno esposto delle video-animazioni, innescando tra quest’ultimo mezzo e la pittura una tensione molto singolare e appassionante. Chiamate “pitture in movimento”, le opere video hanno per molti versi condizionato il modo di vedere l’intera mostra, che ha assunto una morfologia più complessa e articolata: lo scorrere delle immagini, la loro struttura dialogica, la velocità del cambio immagine o il narrato (quando c’era) hanno stimolato nell’occhio del visitatore una nuova sensibilità nell’osservare le superfici delle tele, da sempre credute finite e immobili. Se di influenza suggestiva possiamo parlare, dobbiamo evidenziare il fatto, inevitabile, che anche il linguaggio della video-animazione ha assorbito da quello pittorico non poche suggestioni. Pensiamo ai video in 3D di Giovanni Kronenberg che raccontano in poco più di due minuti delle scene minime, quasi statiche. In questo caso avviene una sorta di corto circuito dei mezzi espressivi: laddove ci dovrebbe essere azione e movimento, tutto si condensa in un’immagine suggestiva e fortemente pittorica. In altri casi, in cui la sequenzialità dei video si fa più narrativa, come nelle opere di Marco Raparelli e Federico Solmi, o si sviluppa in forme astratte come nei video di Rebecca Agnes, il piano visivo perde la sequenzialità del reale per aprirsi invece a una polisemia multitestuale. Tali caratteristiche, quali l’interscambiabilità dei piani narrativi, la sovrapposizione di realtà date in modo istantaneo e il mescolamento temporale, si ritrovano, condensate, anche nelle opere pittoriche.
Esempi più calzanti di altri sono le opere di Laura Pugno e di Gioacchino Pontrelli. Nelle sue tele Pugno ha per molti versi fatto esplodere l’impianto visivo prospettico, sovrapponendo profondità e primi piani, sfumati e campiture piatte, giocando con una molteplicità di tecniche e materiali: carta, spray, grafite, permanent marker e acrilico. Gioacchino Pontrelli si concentra soprattutto in surreali interni caratterizzati da pochi ma suggestivi elementi: due poltrone, una lampada, delle tende. La visione controllata da una rigida prospettiva viene tagliata da piani decorativi o da schermi piatti che amplificano la visione, la moltiplicano come se guardassimo più realtà parallele che si incastrano. Lontana come immaginario, ma prossima come discorso pittorico, Caterina Silva frantuma la visione naturalistica comprimendola in piani sequenza sovrapposti. Masse di colore grondante si gonfiano e si comprimono a seconda che il gesto pittorico sia nervoso e compulsivo, o delicato e preciso. Anche nelle opere di Alessandro Roma, il discorso pittorico si risolve in strati di colore materici che si alternano a zone più rarefatte; spazi interni sono sfatti da aperture naturalistiche o motivi astratti. Il ritmo dei vari livelli di realtà è anche frantumato dall’uso che l’artista fa della tecnica del collage, che accentua ancor di più la creazione di un paesaggio che si dà per suggestioni. Se gli artisti appena citati corroborano la tesi del curatore che la pittura sia espressione di un nuovo modo di vedere la realtà come un ipertesto, in altri casi il discorso è meno analogo da un punto di vista visivo. Pensiamo alle tele di Michele Tocca e Angelo Mosca. Questi due artisti riflettono nelle loro opere, sia per soggetti trattati che per tecnica, la volontà di prendere come riferimento dei generi pittorici legati alla tradizione. Nel caso di Angelo Mosca, si potrebbero citare addirittura le correnti pre-impressioniste, sia per la tavolozza chiara, che per i soggetti rappresentati: piazze assolate, parti di architetture storiche o interni. Potremmo fare ulteriori considerazioni sulla ricerca segnica di Matteo Fato o quella materica di Davide Rivalta. È un po’ difficile, in questi pochi casi citati, ritrovare, se non con una certa forzatura, le motivazioni che giustificano da parte dei curatori molte altre opere. Non viene meno comunque la capacità e la profondità di ricerca pittorica degli artisti, tra i quali segnaliamo Lorenza Boisi, Ivan Malerba e Manuele Cerutti. Nelle scene oscure e quasi tenebrose dei suoi quadri, Boisi dà corpo a immagini liquefatte, definite grazie a pennellate molto rapide e dense. Malerba e Cerutti danno voce con le loro opere a brani surreali di vita quotidiana, esprimendo una sorta di metafisica postmoderna. Per i soggetti trattati e la qualità pittorica, sono pienamente collocabili nelle ricerche che, a livello internazionale, compiono Michaël Borremans, Willhelm Sasnal, Luc Tuymans e Peter Doig, solo per fare alcuni tra i nomi più noti.