La mostra “Mapping the Studio: Artists from the François Pinault Collection”, a cura di Alison M. Gingeras e Francesco Bonami, è stata tra gli eventi collaterali clou della 53ma Biennale di Venezia, non solo per la collezione esposta, vastissima e di altissimo livello, ma anche per l’apertura del nuovo spazio di Punta della Dogana, ristrutturata dalla François Pinault Foundation nel tempo record di due anni di lavori.
Lo spazio dell’antica Dogana da Mar è stato completamente rinnovato dall’architetto giapponese Tadao Ando, che già aveva collaborato con Pinault per il progetto, mai realizzato, del museo sull’Île Seguin a Parigi nel 2000 e per il restauro di Palazzo Grassi nel 2005.
Il risultato non ha deluso le aspettative: gli interventi di Ando, sobri e originali, rispettano profondamente la struttura originale e interpretano l’equilibrio — tipicamente veneziano — tra attaccamento alla tradizione e slancio verso il nuovo.
“Mapping the Studio” presenta le opere di alcuni tra i più acclamati artisti del panorama internazionale. Dopo aver attraversato la cortina di Felix Gonzalez-Torres, Untitled (Blood), ad accogliere il visitatore sono i cubi di resina dell’artista Rachel Whiteread, Untitled (One Hundred Spaces) e il celebre cavallo impagliato di Maurizio Cattelan, Untitled, del 2007.
Proseguendo per le altre sale della mostra si passano in rassegna circa 300 opere di artisti ormai affermati sulla scena mondiale, come Jeff Koons, Sigmar Polke, Rudolf Stingel, Cindy Sherman, Richard Prince, Takashi Murakami, Cady Noland, Jake e Dinos Chapman, solo per citarne alcuni, e di talenti emergenti quali Matthew Day Jackson, Adel Abdessemed, Wilhelm Sasnal, Mark Grotjahn, Mark Bradford, Kai Althoff e molti altri.
Le opere esposte sono magnificamente allestite in modo da dialogare le une con le altre e con lo spazio espositivo, come l’elegante accostamento degli studi in bianco e nero di Hiroshi Sugimoto “Stylized Sculpture” con le sculture in marmo di Carrara di Maurizio Cattelan (All). L’esposizione stabilisce un fecondo confronto tra artisti di generazioni, provenienze geografiche e forme espressive diverse, offrendo una ricca e accurata selezione delle più rilevanti tendenze artistiche degli ultimi 40 anni, consacrando Punta della Dogana a un ruolo di primissimo piano tra gli spazi per l’arte contemporanea sulla scena internazionale.