Pranedda è un monticello, niente di troppo evidente, ce ne sono tanti così, senza la personalità immediata e schiacciante di una roccia alta, vertiginosa e a picco sul mondo. Pranedda è distesa, in prossimità del mare, a debita distanza. È una montagna vecchia, o saggia (le si addice di più), senza vetta, e culmina con un vasto piano, un mondo separato dal resto, da cui si vede il mare e la pianura sottostante. È circondata da bastioni di rocce, una cittadella fortificata ispiratrice diretta di quelle artificiali costruite in pianura, sempre più massicce e articolate. I nuraghi e tutte le altre fortezze della storia vengono da Pranedda o da monti simili, cinti da una corona di denti aguzzi che ne proteggono il superbo e millenario isolamento.
A chi chiediamo di Pranedda ci risponde con sufficienza, come se la domanda fosse insignificante e ce ne potessero essere molte di migliori. A Pranedda non ci va nessuno. Non ci sono sentieri, anzi c’erano, saranno da rifare daccapo, ma tanto non ci va nessuno.
C’è solo una piccola cava di porfido, credo, a metà strada, prima della parte più difficile della salita, la parte dove il sentiero è ancora visibile largo e bello, prima che si perda tra le rocce e si inerpichi nella macchia mediterranea, bassa, fitta e nodosa.
Ci siamo stati tempo fa a Pranedda, perché guardandola, noi che veniamo da lontano, rimanevamo ipnotizzati. La montagna aveva un magnetismo, chiamiamolo così, che ci spingeva a volerci andare, a chiedere di lei, timidamente, a chiedere e a ottenere delle mezze, inutili risposte.
Ne abbiamo parlato con chi Pranedda la conosceva da appena nato e allora, solo allora, abbiamo compreso che la montagna era stata bandita dalla civiltà per motivi niente affatto banali, certo non per il semplice disinteresse a salirci, perché non c’era niente di niente, niente per cui bisognasse salirci. Pranedda è un monte abitato dai diavoli.
I PREPARATIVI
Matteo e Santo fuori da una jeep, poi il sindaco di Peflinetta e tutti gli altri. Ai piedi di Pranedda. Fervono i preparativi per la realizzazione dell’opera di un grande artista sudamericano.
Matteo: Adesso arrivano gli altri, ci sei?
Santo: Sì, sì, prendo lo zaino e le due borse dal bagagliaio e saliamo.
Pausa.
Santo: Matteo, scusa hai visto il mio zaino, per caso?
Arriva il sindaco, con passo deciso e svelto.
Il sindaco di Peflinetta: Diamoci una mossa che il tempo fa schifo!
Santo: Ehm, sì ci sono, scusate è che non riesco a trovare lo zaino. Per caso non l’avete visto?
Arriva Guido, con tranquillità.
Matteo: Ora che ci penso Santo… l’ho messo nella jeep di quel Mauro o Maurizio, quello di stamattina. Pensavo ci saremmo visti qui con lui, ma…
Il filosofo Guido: Sì! Era dietro di noi in macchina… Simpatico anche, giocava con clacson e fari.
Santo: Perfetto, tra quanto arriva secondo voi?
Matteo: In realtà ora… Credo non arrivi… O perlomeno, mi sa che non saliva con noi. Forse tornava a Trottalittò.
Pausa.
Matteo: Nel trambusto di tutte le cose non ho più pensato allo zaino, cavolo, scusa Santo…
Il sindaco di Peflinetta: È anche meglio! Così siamo più leggeri! C’è tutta l’attrezzatura da portare in spalla, tieni [passa una cassa di bottiglie d’acqua a Santo]. Su andiamo.
Il filosofo Guido: Ma sì, ci si arrangia, non preoccuparti!
Il sindaco di Peflinetta: Sentite questa puzza di bruciato? È la frizione della jeep di Lamberto, si sente dalla valle. Ha lasciato equipaggiamento e vettovaglie lungo il sentiero. È tutto organizzato, poi viene su anche il consigliere col trattore e ci siamo! L’artista troverà tutto in ordine per fare la sua opera… e gli converrà che venga bene!
Arriva l’artigiano Clerici.
L’artigiano Clerici: Ciao a tutti, ho lasciato la macchina giù in fondo. Santo tutto bene? [sorridendo], non è che quel pirla d’un Rubbi ha lasciato lo zaino al Trottalittò?
Santo: Eh, lasci perdere…
L’artigiano Clerici: Chi l’è quel lì che si agita sulla cima?
Il sindaco di Peflinetta: È Lamberto. Se è così agitato vuol dire che sù è pronto. Avanti, in marcia! Ci aspettano.
Santo: Scusi signor sindaco, avrei un po’ di sete, posso aprire una bottiglia?
Il sindaco di Peflinetta: Ajò! In marcia! Da questo momento in poi niente acqua, fa male l’acqua.
l’artista
Un sentiero che dà sulla vallata. La guardia forestale Venanzio, l’artista Paco Serafigno, il cameraman di Sky e gli altri. Tutti sono seduti e ascoltano rapiti la guardia forestale.
La guardia forestale Venanzio: (…) Questo è tutto, più o meno, rispetto alla flora e alla fauna del luogo… avete domande?
L’artista Paco Serafigno: Non puede, plus entrar entro lo dettaglio? Par example, la foliolina, la piquegna plantina, la biodiversidad, exetera exetera, pour far una reflexion. Por favor, mirando la video camera, parla… Adesso, perfecto, vai!
La guardia forestale Venanzio: [imbarazzato] Ehm, ma non è che c’è molto di più da dire…
L’artista Paco Serafigno: Par example como la plantina, nello specifico, la differentiation, de esta region, de Sulcissan, exetera…
Cameraman di Sky: Aspetti! Più sulla destra, che le faccio un primo piano! Un momento, non ancora, sorrida…
L’artista Paco Serafigno: [più impostato] Pur far una refexion de esto momento de condivision da la natura, de le paisaje, exetera… Camera sulla guardia, por favor!
La guardia forestale Venanzio: Ehm, come dicevo, ci sono le montagne, qui sono molto belle, quelli sono lecci, lì c’è un corbezzolo, ce ne sono tantissimi, poi… quella pozza d’acqua, ci vanno i cinghiali, e gli uccelli…
L’artista Paco Serafigno: Sì, esto ci porta mui a pensar, la natura e sua complexitad, mui dettagliata. È como se la natura se empossesa de todo con multiplicitad de forma… e così… lo mundo, che’l rotea, seguendo lo svilupo de la stagion, e de los astros, ed anco noialtri… Ablate! Questionate tra voi! In maniera natural por favor, qualcuno fa pregunta al guardian forestal!
Silenzio.
L’artista Paco Serafigno: Nunca domande? [rivolto alla telecamera] Ecco come esta natura mui spacial se relaxiona con el contexto uman de relaxion, exetera, che (…), a la conclusion (…) porque non importa mas (…) toso (…) el rico e el puevro, que ne pensa lei?
Cameraman di Sky: [guardandosi intorno e non vedendo più nessuno] Ehm, sì, per me è OK. Meglio però andare adesso…
L’artista Paco Serafigno: Un momento, nunca fretta, ralentar, pensar, acojer pequegna folionina…
l’opera d’arte
A metà della salita, subito dopo uno spuntino. Ernst Gombrich, l’artista Paco Serafigno, il filosofo Guido, l’artigiano Clerici, Matteo, Santo e gli altri.
Ernst Gombrich: Nach all das macht keinen Sinn… Warum sollte klettern, oder finden Sie oben, als ob die Kunst für eine Hubkraft getan wurde, oder im Zusammenhang mit der Himmelfahrt, gibt es die Möglichkeit, einen Pfad überall, auf etwas verweisen und an wen zu berichten, eine vor und nach einer linearen dia grammaticità, eine bloße Tatsache, kartesische Koordinaten eines Spiels, und es ist, dass soprattutto Gipfel erwartet. Selbstverständlichkeit des Gipfels. Warum? E wenn der Gipfel nicht existiert?
[In fondo tutto questo non ha alcun senso… Perché si debba salire in cima, o trovare la cima, come se l’arte fosse un fatto per forza ascensionale, o relazionato all’ascensione, che ci sia la possibilità di un sentiero in ogni luogo, qualcosa a cui riferirsi e a cui rendere conto, un prima e un dopo, una diagrammaticità lineare, un puro fatto cartesiano, un gioco di coordinate, e che soprattutto sia prevista una vetta. Data per scontata la vetta. Perché? E se la vetta non esistesse?]
L’artista Paco Serafigno: [sottovoce al cameraman di Sky] Mira lo critico, miralo… Yo creo che lo critico nun considera un asciension nunca diagramica, ma plus des intensitad interiora, de coltivacion de lo spirto gentil dello animo umano profundo. Perloqual nosotros estamo aqui con l’obietivo de far la Opera de Arte, con la nostra conversacion entro la natura eselvatica, sensa relaxion con l’esterior civilizado, de turnar entro una reflexion natural e primitifa dela nostra sensibilitad.
Matteo: Ho trovato una pigna! Va bene signor Paco?
Santo: Io una fogliolina! E anche una formica rossastra!
L’artista Paco Serafigno: Esta folioletta e l’animalo ci insegna — mira con camera, mira che se veda bien! — che todos aturno nos es vivo, che siamo entro una folla mui plus grande de la gran Nueva Iorche, o Pariz!
Santo: Che occhio fino, Paco!
L’artigiano Clerici: Quaranta anni fa a la Gare de Lionne mi son detto: ma dove che l’è Pariz, non saremo mica a Lionne? Che bella Pariz!
Il filosofo Guido: No, per la cosa della consequenzialità mi trovo d’accordo, non vanno più così le cose. Se così fosse… prendiamo quella pecora laggiù, per esempio, potremmo convincere tutti che, a rigor di logica, quella pecora non sia altro che un videoproiettore, cioè che quella pecora, solo quella, è un videoproiettore, e così via…
L’artigiano Clerici: I Notturni di Chopin poi sono una roba pazzesca…
Il sindaco di Peflinetta: Mi viene in mente come il generale Dalla Chiesa forgiasse i suoi uomini e creasse un gruppo compatto di irriducibili portandoli in montagna, a condividere freddo e patimenti, a proteggersi l’un l’altro. Altri tempi. Altri uomini. Comunque questa cosa della vetta, sono solo cose così, ragionamenti filosofali. Noi in vetta ci arriviamo! Eccome se ci arriviamo! [urlando fortissimo] Lambertu! Intzàndus, tottu prontu?
Lamberto: [Dalla vetta, come lontanissimo] Eya! Però fei in pressi, coitai! [Sì! Ma fate in fretta!].
il temporale
Persi nella selva. Matteo, Santo, poi gli altri, sparpagliati nella macchia.
Matteo: Allora, neanche di qui… cacchio quando facciamo vedere il portfolio a Paco?
Santo: Eh, mi sa che non ce la si fa Matte…Matteo: È che era qui… non capisco, la cima è là, era là. Dove cacchio è il sentiero?
Il sindaco di Peflinetta: Figuriamoci, adesso lo troviamo, e se non lo troviamo peggio per lui… lo facciamo adesso! Andiamo di qui! Bisogna salire!
L’artista Paco Serafigno: Hoooooouuuuuuu! Hay alguien? Donde està la carrera? Che muntagna estrana e mui particular!
L’artigiano Clerici: Ma dove siete là sotto? Mi sentite? Santo? Sei ancora lì a prender su le folioline? Svelto sali.
Il filosofo Guido: Signor Clerici, io son più sopra, ma mi sente? Anche Santo, è più sopra, mi pare. Sindaco! Mi pare più giù lei!
Il sindaco di Peflinetta: Impossibile.
L’artigiano Clerici: Santo! Ma sei sopra o sotto? Qui non si vede un tubo.
Santo: Non lo so! E voi? Non capisco…
Matteo: Scusa Santo, ehm, hai sentito… è una goccia.
Santo: Merda [pausa] Ragazzi! Mi sentite? Piove!
Il sindaco di Peflinetta: Ma sì, un po’ d’acqua non ha mai fatto male a nessuno!
Comincia a piovere forte.
Lamberto: [Come lontanissimo, appena percettibile] Ooooooo! Dove siete finiti! Non vi sento piùùùù…
IL PREISTORICO
Il sindaco, il preistorico, il filosofo Guido, l’artista Paco Serafigno, Santo, Matteo e gli altri. Dopo l’acquazzone e patimenti vari, in un punto imprecisato della montagna.
Il sindaco di Peflinetta: Allora chi è costui?
Il preistorico: POUTME WEBN DZSDFGHJ? [vi siete persi?]
Il sindaco di Peflinetta: Cosa dice questo?
L’artista Paco Serafigno: Oh diablos! El Diablo? Carramba! [al cameraman] Inquadra el troglodito!
Il filosofo Guido: Se non lo credessi assolutamente impossibile, potrei addirittura scambiarlo per un nuragico, o prenuragico… Autentico tra l’altro! È che non so nemmeno come son fatti.
L’artista Paco Serafigno: [Ancora al cameraman] Hombrecamera de Sky! Mira el nurajico!
Il preistorico: PIΠHMEPTB? DPQWMCZ -QWOAL-YIUCHURI YUCHURA [cercate la cima? Vi posso accompagnare — che strani abitanti, devono essere di Yiuchurì Yuchurà].
Il sindaco di Peflinetta: Questo ha tempo da perdere, dev’essere uno di Nublellerao. Senti, qui siamo ancora a Peflinetta, siamo persone serie!
Matteo: [sottovoce] Santo… questo qui sembra un preistorico vero! Ma dove siamo finiti?
Santo: Matte… guarda un po’ il panorama.
Matteo: Panorama? Sì, bello, che c’è… di… stra… no… Oh, merda.
Santo: Sì…
Matteo: L-l-lì non c’era Peflinetta? Lì sotto?
Santo: Sì.
Matteo: E cos’è quella torre di pietra? E quelli lì? Indiani?
Santo: …
Matteo: Mi sa che non lo troviamo più il tuo zaino…
Perduti è liberamente ispirato a un’esperienza vissuta durante il progetto “I nomi degli alberi”, organizzato nel settembre 2009 da Cherimus, associazione che dal 2007 promuove l’arte contemporanea nel territorio del Sulcis-Iglesiente, in Sardegna.
I protagonisti e la storia sono legati a persone, fatti, luoghi e leggende reali.
Un grazie speciale a Cherimus, che in italiano vuol dire vogliamo, desideriamo.