Dovete immaginarvi Torino come l’incrocio di due linee: una corre verticale dal Lingotto fino a Corso Novara e una orizzontale che, toccando la prima, percorre la città nel verso opposto, dalla collina alla periferia post-industriale Ovest. Il primo vettore incrocia le realtà istituzionali: Artissima, la nuova Pinacoteca Agnelli, il Parco d’Arte Vivente (PAV), curva verso Spina3 – una promessa di rigenerazione urbana mai portata a termine – dove incontra la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, la Fondazione Merz, le OGR, la Galleria d’Arte Moderna e poi sale bruciata sull’asfalto di Corso Inghilterra e raggiunge il Museo Ettore Fico. L’altro attraversa lə “indipendenti”: Recontemporary attento all’impatto delle tecnologie digitali nell’arte contemporanea, Quartz Studio preciso nell’individuare uno spazio per i tentativi dellə artistə, le quasi-istituzioni Cripta747 centro attivo di ricerca e residenze e Almanac con uno sguardo internazionale e aggiornato, e Mucho Mas artists-run space con l’intento di strappare la fotografia dal confine dell’immagine.
Questo incrocio potete interpretarlo a vostro piacimento. Lo potete chiamare sistema culturale torinese, potete evocare l’underground sperimentale dei murazzi (e ricordare che lì nasce il festival di musica elettronica Club To Club), i punti di magia bianca e magia nera, la griglia e l’eleganza sabauda (o la falsa cortesia), la riuscita sinergia tra le fondazioni private e il sistema pubblico istituzionale – più in generale l’irradiarsi a raggi concentrici, sempre più flebili e leggeri, di un meccanismo di cofinanziamento pubblico-privato-corporate che consente la tenuta della compagine torinese con ricadute a cascata (forse) sul territorio regionale.
Svolgimento del primo tema
La Fondazione Torino Musei (co-finanziata da comune, regione, fondazioni bancarie e privati) è responsabile della gestione della Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea (GAM) ed è socia unica di Artissima – fiera pubblica, prodotta e gestita con supporti privati – oltre a coordinare altre realtà istituzionali cittadine (Museo d’Arte Orientale e Palazzo Madama). Geograficamente dislocato su un fianco, il Castello di Rivoli è aggrovigliato nei meccanismi cittadini, promosso e supportato dalla Regione Piemonte (insieme alla città di Rivoli e Torino), ha nella sua compagine sociale la Fondazione CRT, la quale gestisce invece le OGR – macro-area espositiva, usata anche per concerti e per progetti di innovazione tecnologico-digitale. La stessa Fondazione insieme all’imprescindibile Compagnia di San Paolo sono carburante per le attività dellə “indipendenti” (con alcune importanti eccezioni: Quartz Studio, Recontemporary e Mucho Mas – tra le altre. O, Amphibia e queernotqueerness in riferimento alle realtà approfondite nelle interviste che seguono), della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, della Fondazione Merz e del PAV, e infine attive nella promozione di premi per o partner di (in questo caso il riferimento è all’istituto bancario Intesa San Paolo che ha dato avvio alla Compagnia) Artissima – e siamo tornatə all’inizio.
Svolgimento del secondo tema
Avete presente la storia della timidezza delle chiome? Alcuni alberi, in alcune aree geografiche, allargano la loro chioma senza mai sovrapporsi al fogliame della pianta a fianco. Così l’attenzione formativa e di ricerca artistica e curatoriale, lo sguardo attento e approfondito nello sciogliere nodi tematici attuali della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo non incrocia la sperimentazione ecologica del PAV, la promozione di giovani figure internazionali della Fondazione Merz o l’attività espositiva della (ri-)nata Pinacoteca Agnelli – dove la decostruzione del canone maschile dell’importante collezione accompagna riletture di artistə internazionali e una riflessione sulle opere nello spazio aperto. Le grandi mostre tematiche del Castello di Rivoli, a tratti enciclopediche, dove si affastellano epoche differenti in una lettura circolare del tempo lambiscono gli allestimenti della GAM più lineari, storici e con uno sguardo al contesto italiano. O, ancora, le residenze di ricerca, spesso de-materializzate, offerte da Cripta747 affiancano, anche geograficamente, le mostre personali e i progetti collettivi di Almanac. Per citarne solo alcune. Così il gioco potrebbe continuare, in un abile sistema di leve, pesi, contrappesi ed equilibri.
In questo episodio abbiamo camminato al di là dell’ordine, dei legami, delle rette vie. Ci siamo infilatə nei vicoli della notte, scombussolando quella griglia vettoriale da Sud a Nord, da Est a Ovest della città e abbiamo provato a uscirne fuori. Oltre Torino, oltre le periferie abbiamo coreografato il movimento di un corpo che da Verbania passa per Asti, torna a Torino, danza tra le luci stroboscopiche del bunker e delle ex chiese, là dove la città-industriale lascia il posto al vuoto e al rumore dei clacson si sostituisce il bpm del silenzio. Abbiamo seguito voci che seguono dissonanze creative, dialogiche, fluide, là dove le luci soffuse mescolano i liquidi con i sogni.